L’incremento della domanda di “spinacino” sta spingendo i produttori a variare la tecnica colturale per ottenere il tipo di prodotto richiesto.
«Per conseguire questo tipo di prodotto, – ci spiega Nicola Laezza, orticoltore della provincia di Napoli – si incrementa la densità di semina, fino a cinque volte quella convenzionale, e si lavora il terreno preparando delle piccole “baulature” dove si procede alla semina fitta».
Si riduce anche la domanda di prodotto sfuso ed aumenta quella dell’imbustato.
«In Campania si è ridotta la richiesta di spinacio “fresco” confezionato in casse da 3-5 kg (40 x 60 cm), mentre aumenta la richiesta di prodotto tagliato e imbustato, che rappresenta in regione il 30% del totale. Una piccola quota, commercializzata presso il mercato di Napoli, è rappresentata da prodotto raccolto con la radice e venduto a “mazzetti”; la quota di spinacio regionale indirizzato all’industria è irrisoria (2-3%)».
La coltivazione di spinacio è prevalentemente praticata in pieno campo, stante la buona resistenza della specie al freddo, e solo una quota minore, rappresentata da spinacio per la IV gamma, è ottenuta sotto tunnel.
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