Il mondo delle app per smartphone e tablet è sempre più in movimento a anche per l’agricoltura si stanno facendo strada proposte molto interessanti. Ma le esigenze operative in campo agrario sono infinite e moltissimi programmatori, stanno lavorando per proporre applicazioni utili Si tratta di segmento del mercato informatico che può maturare e continuerà a fornirci applicazioni diversificate, adattandosi ai capricci del mercato.
Ma gli agricoltori, nel corso della loro attività, di quali applicazioni hanno bisogno? Fondamentalmente si tratta di: business; fertilizzazione, coltivazioni, patologia vegetale, meccanica, zootecnia. Una App agricola in sostanza è una piccola applicazione che tradizionalmente viene fornita così com’è. Si tratta di una situazione che ricorda un poco la produzione di software degli anni ‘90 del secolo scorso. C’erano CD pieni di programmi, spesso con una semplice sigla per nome, che le riviste informatiche riversavano sui lettori. Documentazione scarsa, spesso bisognava istallarli per capire cosa fossero. Con le app è un po’ la stessa cosa.
Risoluzione di problemi specifici
Le App agricole cercano tutte di risolvere problemi piuttosto specifici, pertanto l’esigenza operativa dell’utente, unita ad un certo intuito, nella maggior parte dei casi, risolve la situazione. Molte di esse, come nel caso di quelle prodotte da imprese di grandi dimensioni, cominciano a integrare anche un canale di feedback che consente di informare lo sviluppatore sui problemi che si riscontrano (magari specifici del proprio device) e c’è poi quasi sempre una comunità di utenti cui fare riferimento. Si tratta di un mercato in rapida evoluzione in cui gli sviluppatori si remunerano ancora, in gran parte, con la pubblicità, ma questi mini-software e i device che le contengono saranno sempre più integrati, dialogheranno con le macchine operatrici in campo, gli apparati produttivi e di monitoraggio delle attività aziendali, dalla mungitrice al condizionamento climatico delle colture protette. Rappresentano quindi davvero il futuro, anche per il comparto agro-zootecnico italiano, che non sempre è reattivo nei confronti delle tecnologie avanzate di fascia “personal”.