Grande passione, tradizione, determinazione nel raggiungimento degli obiettivi e una spiccata propensione al rinnovamento sono i caratteri distintivi dei fratelli Licitra.
Giuseppe, Emanuele e Angelo Licitra continuano la tradizione di famiglia, puntando però all’ampliamento, alla diversificazione e all’innovazione. Nel Ragusano, il padre fu tra i primi ad acquistare un aratro, avviando l’attività di contoterzismo e, in un secondo momento, acquistò dei capi per un allevamento. Oggi, i tre figli si occupano di un allevamento di bovine Frisona di 500 capi, di contoterzismo, principalmente con la produzione di foraggi e insilati, e di un allevamento di 500 bufale. Di recente, l’azienda ha investito sull’acquisto di un aratro 2500S i-Plough a 5 vomeri di Kverneland, il primo venduto in Italia e il decimo in Europa (vedi box). La scelta è stata dettata dalla volontà di ampliare sia l’allevamento sia l’attività contoterzi. «I due settori – spiega Giuseppe, che si occupa direttamente dell’allevamento dei bovini – sono strettamente collegati». L’aratro è provvisto di un sistema Gps, gestito dal satellite, che permette di adattare la macchina al terreno; inoltre, è più veloce e il consumo è minore. È provvisto di un database che calcola gli ettari coltivati ed elabora la planimetria del terreno. «Abbiamo iniziato con la preparazione del terreno e la semina – continua Giuseppe Licitra – ora dobbiamo verificare i risultati. In ogni caso, il numero di lavorazioni è stato dimezzato e così anche il consumo del carburante. Da settembre a novembre siamo già passati da 100 a 300 ettari arati». Proprio per queste caratteristiche, in pochi anni, è possibile ammortizzare i costi di acquisto (54.000 € il prezzo di listino, ndr).
Erba medica in primo piano
L’azienda è in crescita, poggiando il suo successo sulla cooperazione, la multifunzionalità e l’apertura alle innovazioni. Accanto alle produzioni zootecniche, un terzo del volume di affari deriva dalla produzione e vendita di fieno e insilati (mais e sorgo in estate, loietto, grano tenero, triticale in primavera). L’erba medica è una delle produzioni principali, con circa 180mila q, di cui 1/5 è destinato ai fabbisogni interni, il resto ai produttori del comprensorio ragusano e anche a quelli oltre i confini nazionali, fino ad arrivare a Malta.
Il fieno (poco meno di 200mila q) è destinato, in parti uguali, al consumo interno e alla vendita. La rotazione colturale prevede l’alternarsi di mais, erba medica (per 4 anni), sorgo, fieno di veccia e loietto o grano tenero. Più che attività conto terzi vera e propria, si tratta soprattutto di scambi di collaborazione, eccetto che per la semina e la trinciatura del mais. Oggi, con il nuovo aratro, si vuole, appunto, incentivare anche questo settore.
L’alimentazione è basata sulla somministrazione di unifeed, costituito da fieno di erba medica e loietto, aggiunto di semi di cotone, concentrati, nucleo integrativo, insilati di mais e triticale, distribuito tramite carro miscelatore. Questa è una grande differenza rispetto ad altre realtà italiane in cui si impiegano insilati umidi di mais e primaverili, con i conseguenti possibili problemi di sviluppo di aflatossine. I bovini sono allevati in settori diversi in base alla fase di crescita: vacche in asciutta, vitelli appena nati fino a 15 giorni di vita, vitelli fino a 60 giorni di vita, vitelli da 60 giorni fino a 600 kg, manze, manze gravide, vacche a due settimane dal parto. L’inseminazione è artificiale, anche se è presente il toro in azienda per sopperire a qualsiasi emergenza.
L’allevamento
Le vacche in lattazione sono allevate nel corpo principale della stalla su cuccette dimensionate secondo i criteri del benessere animale. Nelle cuccette è impiegata una lettiera di sabbia con una parte di paglia. La sabbia è inerte e permette di mantenere bassa la carica batterica grazie al fatto che si mantiene asciutta in inverno. In estate, invece, bagnandola garantisce all’animale una superficie fresca. In più, quando il liquame si attacca allo zoccolo, viene allontanato con la sabbia sporca dalle cuccette, assicurando la massima pulizia della stessa. La presenza della sabbia evita anche possibili scivolamenti e svolge un’azione di smerigliamento sulle unghie, pulendole e liberando così l’animale da possibili dermatiti e l’allevatore dal pareggiamento funzionale che solitamente si effettua una volta al mese. La sabbia viene rinnovata mensilmente, mentre ogni giorno viene pulita con l’aggiunta di una porzione di paglia. Il rinnovo totale della lettiera poi è assicurato da una ruspetta.
La sala mungitura, della tipologia parallela 8 + 8, risulta efficiente. Da 15 anni ormai si utilizza il sistema BackFlush per la disinfezione intermedia dei gruppi di mungitura: permette di pulire efficacemente i gruppi e la tubazione del latte, prevenendo la diffusione delle infezioni della mammella da capo a capo. Il latte è convogliato in un contenitore intermedio e poi condotto a due vasche di refrigerazione di 4.500 e 6.000 litri, da cui è prelevato ogni mattina e portato al caseificio. Dal punto di vista riproduttivo, i dati sono ottimi: 1,71 inseminazioni per concepimento, un interparto previsto di 378 giorni (solitamente è circa 410), una fertilità buona con un intervallo parto concepimento di 118 giorni e un’età media al primo parto di 24 mesi.
La produzione di latte
La produzione media giornaliera è di 32 litri per vacca e 117 quintali in stalla, con una media di grasso del 4,2% e proteine del 3,65%. L’azienda conferisce il prodotto come latte alta qualità alla Cooperativa Monti Iblei, di cui Giuseppe è vicepresidente. Il prezzo base riconosciuto ai soci è di 0,38 €/l più Iva, cui va sommato un riconoscimento per la qualità del latte, che in media corrisponde a 0,02 €/l per raggiungere così 0,40 €/l più Iva, ancora più basso rispetto a qualche anno fa. È un controsenso, dato che il latte siciliano risponde ad appena il 18% del fabbisogno interno.
Alla domanda su quale sia il suo obiettivo per il futuro, Emanuele risponde: «Ampliare la stalla con un aumento del 20% del numero dei capi, aumentare la quota di attività contoterzi e avviare i lavori per un impianto di biogas».