È stato un 2017 difficile per il miele italiano. Lo scorso anno il clima instabile ha colpito duramente il lavoro delle api nel nostro Paese, tanto da far scendere significativamente la produzione italiana.
Secondo le stime diffuse dal Gruppo di Miele di AIIPA, l’Associazione Italiana Industrie Prodotti Alimentari e che rappresenta le aziende italiane che confezionano il miele per il consumatore finale e forniscono il miele all’industria dolciaria e cosmetica, nel 2017 la produzione apistica italiana si è attestata attorno alle 9.500 tonnellate. Nel 2016, che già non era stato un anno generoso, erano state circa 11mila.
«A causa delle avverse condizioni meteorologiche - spiega Raffaele Terruzzi, Presidente del Gruppo Miele AIIPA – il 2017 è stato un anno molto negativo per la produzione italiana, forse il peggiore di sempre. Tuttavia, il calo dell’offerta, compensata in parte da un aumento delle importazioni, non ha condizionato eccessivamente il trend dei consumi del miele, a dimostrazione dell’apprezzamento degli italiani per un prodotto così prezioso per la nostra alimentazione. Il miele è un prodotto totalmente naturale, fondamentale per il benessere grazie alle sostanze nobili che contiene come vitamine e sali minerali, e alle numerose proprietà che possiede, in primis quella antibatterica».
Nel 2017 in Italia i consumi totali hanno raggiunto un volume pari a 26.015 tonnellate, solo in leggero calo rispetto alle 26.284 tonnellate registrate nel 2016. Stesso discorso per il consumo pro capite. Nel 2017 ogni italiano ne ha consumato, tra consumo diretto al vasetto e indiretto attraverso i dolciumi, circa 0,43 kg, sostanzialmente la stessa quantità del 2016 (0,44 kg).
La caduta della produzione apistica nazionale ha inciso anche sul volume dell'export di miele italiano, che nel 2017 è stato pari a 6.398 tonnellate, il 14% in meno rispetto alle 7.284 tonnellate esportate l'anno precedente. A ciò è corrisposto un leggero incremento delle importazioni, salite a 23.413 tonnellate nel 2017, +3% rispetto alle 22.568 tonnellate del 2016. Le importazioni si confermano per circa il 65% da Paesi membri dell’Unione europea (15.117 tonnellate), con Romania e Spagna ai vertici. Le restanti 8.296 tonnellate arrivano invece da Paesi extraeuropei (Cina, Argentina e Ucraina).
La stabilità dei consumi, unitamente al calo di produzione, ha favorito il consolidamento del fatturato del miele venduto a scaffale, che nel 2017 ha registrato una crescita del 5%, passando dai 140 milioni di euro del 2016 ai 147 milioni di euro.
«Per portare in tavola prodotti di alta qualità - consiglia il Gruppo Miele di AIIPA - occorre che il consumatore verifichi con attenzione l’etichetta e si rivolga alle Aziende che confezionano i prodotti nel nostro Paese. L’Italia, infatti, spicca per requisiti e garanzie di legge sul resto del mondo. La legislazione italiana obbliga infatti le aziende che operano nel confezionamento del miele, ad indicare sempre in etichetta tutti i paesi di origine dei mieli che compongono le miscele».
«Fatto che mette il consumatore italiano nell’assoluta consapevolezza di conoscere i paesi di origine del prodotto che sta acquistando in Italia – conclude Terruzzi - a patto però che il miele sia stato confezionato nel nostro Paese. Non è un dettaglio da poco, soprattutto considerando il rischio, sebbene limitato per il consumatore italiano, di imbattersi in confezioni di miele con contenuti poco trasparenti. Sul mercato è infatti possibile trovare anche prodotti, perlopiù confezionati in altri paesi, frutto di miscele di mieli che non sempre rispondono alle attuali norme vigenti in materia. Per questo le aziende invasettatrici italiane selezionano le forniture di prodotto ed eseguono controlli meticolosi anche attraverso metodiche analitiche all’avanguardia per assicurare al consumatore solo miele d’api puro e sicuro».