La Commissione europea ha pubblicato il documento per la prevista valutazione di medio termine del "Sistema delle preferenze generalizzate" (Spg) che sarà presentato in occasione del gruppo di lavoro del Consiglio di metà novembre. Parallelamente, al massimo entro marzo, anche se la filiera auspica una decisione entro fine anno, giungerà al termine l'inchiesta da cui dipenderà effettivamente la concessione della clausola di salvaguardia per imporre il dazio ai risi provenienti dai Paesi meno avanzati (Cambogia e Myanmar). Si tratta di due passaggi distinti ma politicamente interdipendenti.
La Commissione europea nel documento sul Spg sottolinea l'importanza della consultazione pubblica che ha realizzato tra il 17 marzo e il 9 giugno 2017, alla quale - viene riconosciuto - hanno partecipato quasi esclusivamente gli italiani, grazie alla sensibilizzazione operata dall'Ente nazionale risi. Risulta infatti che il 96% delle risposte sono arrivate dall’Italia e per la maggior parte da operatori del settore risicolo che hanno criticato proprio il sistema di applicazione della clausola di salvaguardia. La Commissione non può tacere sull'esistenza di una consistente opinione pubblica contraria alla sua linea: segno che aver partecipato in massa alla consultazione pubblica è stato importante.
Violazione dei diritti umani
La Commissione specifica tuttavia che le valutazioni per l’eventuale applicazione della clausola di salvaguardia per il settore risicolo sono in corso e che solo al termine di tale percorso deciderà se riformare il meccanismo della clausola di salvaguardia. Nel merito, l'Ente nazionale risi ha sempre sostenuto che la modalità della concessione della clausola dovrebbe essere automatica, come avviene in altre colture, e quest'esigenza è stata ribadita più volte dalla Direzione dell’Ente nel corso degli incontri più volte intervenuti con i funzionari della Commissione europea dal 2016 ad oggi.
Ma non è tutto: nel documento la Commissione ammette che in Cambogia si sono verificati notevoli violazioni dei diritti umani in relazione all’accaparramento delle terre per la coltivazione della canna da zucchero e su questo punto l'Ente Nazionale Risi ha sottolineato che lo stesso problema riguarda il riso in Cambogia e Myanmar. E' nota a tutti la vicenda dei Rohingya nell'ex Birmania, deportati dalle loro risaie. A ciò si aggiunge che la società Development Solution (incaricata dalla Commissione di valutare l’impatto di medio termine del sistema SPG) nel rapporto del 27 settembre 2017 specifica che la violazione dei diritti umani in Cambogia avviene anche nell’esportazione del riso, in quanto la concessione daziaria dell'Ue va a beneficio dei trader e non dei contadini.
L'Ente nazionale risi chiede la revisione
«Questi argomenti dovranno essere portati nel gruppo di lavoro della Commissione di metà novembre, cui parteciperanno i funzionari del Ministero dello Sviluppo economico - spiega il presidente dell'Ente Nazionale Risi Paolo Carrà - e auspico che tale discussione possa far luce sia sulla legittima richiesta di revisione del meccanismo di salvaguardia sia sulla questione della violazione dei diritti umani nei Pma interrompendo, al di là dell’applicazione automatica della clausola di salvaguarda che per il settore risicolo rimane imprescindibile, un flusso di importazione che ha portato ingenti danni al settore risicolo italiano e comunitario senza vantaggio alcuno per la popolazione cambogiana e birmana».
Il parere di Confagricoltura
«A nostro avviso – ha sottolineato il presidente della Confagricoltura, Massimiliano Giansanti – non ci dovrebbero essere dubbi sul ritiro delle preferenze commerciali a favore di Myanmar. E’ evidente che, in particolare i nostri produttori di riso sono esposti a una concorrenza sleale. Siamo favorevoli alla libera competizione sui mercati aperti – ha aggiunto Giansanti – ma alcune regole fondamentali devono valere per tutti, a partire dal rispetto dei diritti umani e dalla tutela del lavoro».
Confagricoltura ricorda che le importazioni di riso sono salite progressivamente dal 2009. L’import di riso da Myanmar ha fatto registrare un aumento di oltre il 60 per cento a luglio di quest’anno rispetto allo stesso mese del 2017. «In queste condizioni - ha sottolineato il presidente di Confagricoltura - è partito inevitabilmente un processo di forte riduzione dei prezzi sul nostro mercato che mette a rischio la continuità produttiva delle imprese. Per alcune varietà stiamo già assistendo ad un preoccupante calo degli investimenti».