Risicoltura, servono nuove strategie condivise

    Un anno vissuto pericolosamente per il riso in balia degli effetti del climate change, dell'impennata dei costi e senza la protezione della clausola di salvaguardia dall'import a dazio zero dall'estremo Oriente. Le proposte del presidente dell'Ente Risi Paolo Carrà

    Dicembre tempo di analisi, riflessioni, prospettive per il futuro.

    Anche la risicoltura non si sottrae a questo appuntamento che anno dopo anno porta con sé sempre più variabili che rendono difficile la programmazione ed aumentano in ognuno le incertezze. Importazioni a dazio zero, nuove proposte di accordi bilaterali, modifica del regolamento della salvaguardia rappresentano da anni i temi di confronto tra la filiera risicola europea e Bruxelles. Siccità, una nuova Pac all’insegna dei tagli, un nuovo Psr contenente misure per la biodiversità in risaia, sono le novità che delineeranno il nuovo contesto del mondo risicolo per i prossimi sette anni.

    Poche settimane fa il Tribunale Europeo ha annullato il regolamento relativo alla clausola di salvaguardia che ha operato dal 2019 a gennaio 2022 con ottimi risultati. È bene ricordare che le motivazioni della sentenza non inficiano le ragioni della richiesta ma riguardano esclusivamente errori interpretativi e procedurali da parte della Commissione.

    Da qui ne traspare la necessità di rivedere l’attuale regolamento per un miglioramento delle salvaguardie europee che vede la Commissione e i soliti Paesi del nord Europa arroccati su posizioni nettamente contrarie ad ogni modifica lasciando di fatto la produzione comunitaria senza adeguate tutele.

    Anteprima dell'editoriale di Terra e Vita 36/2022

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    Il 2022 è stato e sarà ricordato come l’anno della peggiore siccità verificatesi negli ultimi decenni. Alla perdita totale di raccolto su 26mila ettari si aggiungono quelli dovuti a un andamento climatico bizzarro, che ha comportato in generale rese agronomiche. Una vera caporetto in un momento in cui la richiesta di riso italiano è in aumento. In questo clima pesante, l’andamento delle quotazioni del prezzo del risone fa tirare un sospiro di sollievo alla parte agricola, mentre preoccupa la parte industriale che all’aumento generalizzato dei propri costi, vede anche quello legato all’acquisto della materia prima e che deve confrontarsi con una Gdo non propensa ad aumentare il prezzo dei prodotti allo scaffale.

    È necessario avere una visione per il futuro che sicuramente comporterà un modo di agire diverso. Interventi sulle infrastrutture idriche, creazione di bacini di contenimento, pensare a nuove modalità di regolazione della distribuzione dell’acqua, perché di crisi idriche nel futuro ne avremo, come ormai evidenziano tutti i climatologi. Sul fronte della salvaguardia, la politica nazionale dovrà farsi promotrice di un’azione forte a Bruxelles, trovando con altri Paesi quelle alleanze che permettano di vincere le posizioni oltranzistiche del nord Europa a difesa della produzione mediterranea.

    Anche tra produzione e trasformazione dovrebbe finalmente concretizzarsi una vera filiera risicola che ahimè stenta a decollare.

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    Dobbiamo a mio avviso uscire dal solito trend di vivere le emergenze per affrontare in modo strategico i problemi che, se non affrontati, rischiano di impoverire il tessuto economico delle aziende agricole a favore di una produzione che viene da lontano, frutto anche di violazioni di diritti umani come spesso dimostrato per il riso e propensa a ritenere la salvaguardia dell’ambiente un elemento secondario.

    Solo l’unione di tutti gli attori della filiera risicola potrà lanciare un deciso segnale di difficoltà e di richiesta di tutela a chi spesso pensa esclusivamente ad interessi di mero commercio senza una effettiva salvaguardia della produzione risicola comunitaria di cui l’Italia è leader.


    di Paolo Carrà

    Presidente Ente Nazionale Risi

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    Risicoltura, servono nuove strategie condivise - Ultima modifica: 2022-11-29T19:32:05+01:00 da K4

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