Annata difficile per l'ortofrutta italiana che deve fare i conti con il sorpasso delle importazioni sulle esportazioni e con un vero e proprio tonfo del saldo attivo della bilancia commerciale. Nei primi 10 mesi del 2019 è proseguito infatti il trend negativo già evidenziato nel primo semestre dell'anno.
Da 1 miliardo di euro o poco più all’anno, il saldo attivo della bilancia commerciale nei primi 10 mesi del 2019 è scivolato a 157 milioni, come fa notare il presidente di Fruitimprese, Marco Salvi. L'ortofrutta italiana deve recuperare competitività in termini di costi di produzione, ma ha anche la necessità di sbarcare, con i suoi prodotti di punta, mele, pere, kiwi e agrumi, sui nuovi mercati extra-Ue e di proteggere in modo adeguato la produttività delle colture.
Più quantità a prezzi leggermente più bassi
Entrando nel dettaglio da gennaio a ottobre 2019 i volumi delle spedizioni oltreconfine di ortofrutta sono cresciuti leggermente, a scapito però dei prezzi, come mostrano le elaborazioni di Fruitimprese su dati Istat: sono state spedite 2 milioni e 983mila tonnellate di frutta e verdura, il 2% in più rispetto allo stesso periodo del 2018. In controvalore ci si è tuttavia fermati a poco più di 3,6 miliardi di euro, il 3,6% in meno rispetto ai primi dieci mesi del 2018.
A fare da traino la frutta fresca
A trainare i volumi è stata soprattutto la frutta fresca con una crescita del 4,9% dei quantitativi,arrivati a poco più di 1 milione e 920mila tonnellate . Peccato che in valore il comparto abbia invece perso il 6,1% scendendo a poco più di 1,9 miliardi di euro.
La frutta secca, che continua ad alimentare una domanda in crescita, ha guadagnato il 2,6% sfiorando le 60mila tonnellate lasciando però sul terreno il 2,3% in valore.
Legumi e ortaggi sono rimasti stabili come quantità esportate nei primi dieci mesi del 2019 (poco al di sopra delle 755mila tonnellate, -0,6% rispetto al 2018), ma hanno guadagnato qualcosa (1,2%) come giro d'affari raggiungendo il miliardo e 74 milioni di euro circa.
Saldo attivo degli scambi con l'estero scivolato a 157 milioni di euro
Salta all'occhio, da gennaio a ottobre 2019, il sorpasso delle importazioni di ortofrutta sulle esportazioni che hanno superato di poco i 3 milioni di tonnellate, il 2,3% in più rispetto al 2018, ma con una spesa maggiore, il 10,7% in più, per un totale di circa 3,5 miliardi di euro.
E' affondato così il saldo attivo della bilancia commerciale dell'ortofrutta italiana nei primi 10 mesi del 2019: il risultato è -75% con il saldo precipitato a 157 milioni di euro contro i 623 milioni delllo stesso periodo del 2018.
«Non è questo il trend che vorremmo, come paese leader europeo dell’ortofrutta, assieme alla Spagna – ha commentato il presidente di Fruitimprese – ma ancora più grave è che gli acquisti dall’estero, quest’anno, abbiano superato le vendite. Sono aumentati soprattutto in valore, l’Italia ha speso quasi l’11% in più (clicca qui per accedere alla tabella dei dati)».
Salvi, Fruitimprese: «Necessari nuovi sbocchi commerciali extra-Ue»
«Abbiamo costi di produzione più alti, da quello del lavoro - precisa il presidente di Fruitimprese - a quello dell’energia e del trasporto rispetto ai nostri competitor, ma resta fondamentale, se vogliamo crescere, l’apertura di nuovi sbocchi commerciali al di fuori dell’Europa che è un mercato oggi piuttosto saturo. L’Ue stringe ccordi con i paesi terzi ma per l’ortofrutta è lo stato membro che deve stipulare accordi bilaterali».
Ecco i mercati in via di apertura
«Siamo meno bravi di altri paesi - aggiunge Salvi - a stipulare accordi sui dossier fitosanitari. Spagna, Belgio e Olanda riescono ad aprire diversi mercati ogni anno. Il kiwi italiano ha ottenuto il via libera l’anno scorso in Messico e di recente anche in Colombia. Proprio il kiwi è oggi uno dei prodotti più esportati e raggiunge più di cento paesi del mondo».
Per quanto riguarda le mele, dopo due anni di negoziato, è stato aperto il mercato di Taiwan, ma è in corso il negoziato anche per Vietnam e Tailandia che dovrebbero partire a breve.
«In Cina stiamo invece negoziando - ha sottolineato Salvi - il dossier delle pere e possiamo già esportare kiwi, limoni e arance. Tra due settimane la ministra delle Politiche agricole, alimentari e forestali, Teresa Bellanova, sarà in Cina per discutere di riso, ma speriamo si occupi anche del dossier pere per chiudere ed entrare al più presto sul mercato».
Protezione (negata) alla frutticoltura
Un problema che affligge la frutticoltura italiana è quella della protezione in un contesto di scomparsa graduale di molti prodotti fitosanitari per decisione dell’Ue. «Da un lato condividiamo – spiega Salvi – la necessità di una produzione che sia il più possibile sostenibile sotto l’aspetto ambientale e infatti l’utilizzo dei prodotti fitosanitari è stato ridotto negli anni di oltre due terzi. Dall’altro avvertiamo l’urgenza di trovare alternative valide, soprattutto di fronte alla diffusione della cimice asiatica e di altri parassiti o patologie delle piante. E’ impensabile, tra l'altro, che il settore ortofrutticolo faccia solo il biologico, vorrebbe dire ridurre di oltre il 90% le produzione».
«Solo la cimice asiatica in Emilia Romagna, che è tra le regioni leader dell'ortofrutta - ha aggiunto Salvi - è costata oltre 500 milioni di euro di danni. Gli 80 milioni di euro stanziati dal Governo non sono però sufficienti per combatterla, se non si riuscirà ad affrontarla in modo adeguato sarà inevitabile una fortissima riduzione delle superfici a frutta».