Da alcuni anni in diversi vigneti del Nord Italia si stanno verificando casi di tumore batterico, anche su nuovi impianti.
L’agente causale è il batterio gram-negativo (Agrobacterium tumefaciens), di forma bastoncellare, capace di infettare le piante attraverso la trasmissione di un segmento di Dna, che penetra all’interno delle cellule vegetali integrandosi nel loro genoma.
Articolo pubblicato sulla rubrica L’occhio del Fitopatologo di Terra e Vita
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I sintomi
A. tumefaciens è un proteobatterio della famiglia delle Rhizobiaceae, la stessa cui appartengono molti batteri azotofissatori simbionti delle piante. A differenza di questi ultimi, tuttavia, sulla vite A. tumefaciens si comporta da parassita arrecando talvolta notevoli danni.
I sintomi vanno dalla comparsa di caratteristiche escrescenze tumorali alla base del colletto della pianta (da cui deriva il nome tumore o galla del colletto) all’avvizzimento dell’apparato vegetativo, dal prosciugamento dei grappoli fino al collasso della pianta.
Le fasi dell'infezione
L’infezione di una pianta da parte di A. tumefaciens è un processo che si compone di diversi eventi concatenati: inizialmente l’attacco dei batteri ai tessuti della pianta prende avvio generalmente a livello delle radici, attraverso lesioni preesistenti.
Successivamente avviene il trasferimento di materiale genetico dalle cellule batteriche a quelle vegetali, con modalità fondamentalmente simili a quelle della coniugazione batterica. Una volta che il DNA batterico (il T-DNA) si è integrato nel genoma della cellula della pianta, questa viene stimolata a produrre enzimi e ormoni che aiutano la crescita e la proliferazione del batterio, provocando al contempo la formazione dell’escrescenza tumorale nella pianta infetta.
Il batterio sopravvive sistemicamente all’interno della pianta, nei residui colturali e nel terreno.
Tuttavia l’importanza di quest’ultimo sulle infezioni di nuovi impianti non è ancora totalmente compreso. Pertanto la principale fonte di diffusione della malattia, specialmente nei nuovi impianti, è rappresentata dal materiale di propagazione infetto.
Una malattia che non si cura
Difficile parlare di cura o controllo della malattia, è più sensato parlare di gestione. Infatti, una volta che Agrobacterium tumefaciens è presente nel vigneto c’è purtroppo davvero poco che si possa fare per controllarlo.
La gestione si basa esclusivamente su interventi preventivi in quanto, a oggi, non esistono presidi sanitari, autorizzati in agricoltura, in grado di curare quest’alterazione. La diffusione può essere limitata evitando di arrecare ferite alle piante, specialmente nella zona del colletto, punto d’entrata preferenziale del batterio.
Particolare attenzione deve essere posta alle lavorazioni tra i ceppi, ma anche durante la potatura. È buona norma pertanto potare separatamente le piante infette ed eliminare quelle completamente compromesse, bruciare i residui della potatura, disinfettare accuratamente gli strumenti di potatura e, al termine di questa, eseguire un trattamento rameico.
Come prevenire
Le perdite di piante a causa di questa batteriosi possono essere ridotte al minimo facendo alcune considerazioni prima dell’impianto. È bene pertanto:
- Selezionare siti con una buona ventilazione e un buon drenaggio dell’acqua dal terreno;
- Evitare di impiantare in areali a rischio di gelate;
- Evitare di reimpiantare, per almeno due anni, in terreni occupati da vigneti colpiti dal batterio;
- Scegliere portinnesti resistenti al batterio;
- Scegliere, quando possibile, anche varietà resistenti al patogeno, ma in generale le cultivar di Vitis vinifera sono tutte altamente suscettibili alla malattia;
- Evitare carenze e stress nutrizionali o un pH acido del terreno;
- Utilizzare materiale di propagazione sano e certificato. A livello di vivaio il trattamento con acqua calda (utile anche per la prevenzione di alcune fitoplasmosi) delle marze, può essere efficace nel ridurre i livelli di infezione dei materiali d’impianto.