25 pecore uccise e gravemente ferito il resto del gregge che sarà destinato all’abbattimento. È l’esito dell’ultimo assalto notturno di lupi a un allevamento tra Mottola e Martina Franca in provincia di Taranto.
Ormai sono sempre più continui gli attacchi dei lupi nelle stalle e sui pascoli dei territori, Murgia barese e tarantina e Gargano, dove la presenza del lupo si è moltiplicata negli ultimi anni. È quanto afferma Coldiretti Puglia, a seguito della recrudescenza del fenomeno degli attacchi dei lupi, aumentati anche a seguito del lungo lockdown per il Coronavirus.
In dieci anni i lupi si sono moltiplicati
«Nel giro di dieci anni i lupi si sono moltiplicati, mettendo a rischio non solo gli animali nelle stalle e al pascolo, ma anche la vita stessa di agricoltori e allevatori – denuncia Savino Muraglia, presidente di Coldiretti Puglia –. In Puglia sono enormi i danni causati dalla fauna selvatica, pari a oltre 11 milioni di euro. Sono essenziali misure di contenimento per non lasciar morire i pascoli e costringere alla fuga migliaia di famiglie che da generazioni popolano le aree rurali più difficili dove l’allevamento è l’attività principale, ma anche i tanti giovani che faticosamente sono tornati per ripristinare la biodiversità perduta con il recupero delle storiche razze ovine pugliesi, come la Gentile di Altamura o la Leccese.
Il problema dei grandi carnivori sta diventando insostenibile ed è necessario trovare una soluzione in tempi rapidi Il tema ormai ingestibile della fauna selvatica e dei predatori va affrontato ai massimi livelli con una strategia congiunta fra il Ministero dell’Ambiente e la Regione Puglia per stabilire le misure da adottare a tutela delle aziende agricole e zootecniche».
Dagli assalti dei lupi danni diretti e indiretti
Solo da gennaio a settembre 2019, riferisce Muraglia, in Puglia i lupi hanno attaccato, ferito e ucciso, sulla base delle denunce degli allevatori, 510 capi fra pecore, agnelli, mucche, vitelli, capre, suini, asini e cavalli. Ed è sicuramente un dato sottostimato.
«Dopo l’attacco dei lupi le prede o spariscono perché i lupi le portano via o vengono azzannate alla giugulare e lasciate morte in loco, oppure se ne ritrovano solo brandelli. I numeri la dicono lunga sulla necessità di innalzare il livello di allerta e programmare efficaci attività di riequilibrio della fauna selvatica, e dei lupi in particolare, che mette a repentaglio la stessa incolumità delle persone. Agli animali uccisi si aggiungono i danni indiretti, cioè quelli indotti dallo spavento e dallo stato di stress provocato dagli assalti, con aborti e ridotta produzione di latte negli animali sopravvissuti».
Senza i pascoli a rischio l’ambiente della Murgia e del Gargano
Negli ultimi anni si è reso necessario un continuo vigilare su greggi e mandrie, al fine di proteggerle dagli attacchi poiché recinzioni e cani da pastore spesso non sono sufficienti per scongiurare il pericolo.
«La resistenza degli allevatori è al limite – sostiene Muraglia –, perciò è urgente trovare nuove modalità di azione che permettano di organizzare in maniera più efficace un sistema di gestione dei lupi. animali predatori che non sono più specie in via di estinzione. Serve responsabilità nella difesa degli allevamenti, dei pastori e allevatori che con coraggio continuano a presidiare le colline e le montagne e a garantire la bellezza del paesaggio. Senza i pascoli aree straordinarie come la Murgia barese e tarantina e il Gargano muoiono, l’ambiente si degrada e frane e alluvioni minacciano le città».
Non solo lupi, anche numerose altre specie selvatiche
Purtroppo, conclude Muraglia, «in Puglia la crescente presenza dei lupi si somma ai problemi di sovrappopolamento di numerose altre specie selvatiche, dai cinghiali agli storni, dai cormorani alle lepri, che si moltiplicano in una situazione di assoluta mancanza di adeguate misure di programmazione, invece necessarie per evitare danni e problemi agli agricoltori e conflitti con essi».