Quattro cantieri per l'agricoltura umbra.
Ognuno dei quali agganciato ad una parola d'ordine:
- qualità,
- aggregazione,
- semplificazione,
- digitalizzazione.
È l'iniziativa alla quale, sfruttando il periodo di lockdown, ha lavorato l'assessore regionale Roberto Morroni, coinvolgendo tutti gli attori del settore, ai quali ha chiesto di «sporcarsi le mani» (l'espressione è la sua) nella definizione di quattro progetti pilota, uno per ogni tematica, che non si limitino ad una prototipazione teorica ma puntino da subito ad un'ampia replicabilità. Intorno a questa idea Morroni ha raccolto il consenso unanime degli stakeholder.
Ai tavoli si sono sedute le organizzazioni di categoria, il mondo della cooperazione, le associazioni dell'artigianato, l'Università di Perugia, il Parco 3A ed altri portatori di interessi.
Fase operativa al via
La novità è che non si tratta di un annuncio per i posteri. Il primo step si è già concluso il 26 giugno, al termine di due mesi di lavoro intorno alle ipotesi progettuali, con incontri plenari ogni due settimane, ad ognuno dei quali l'assessore ha invitato tutti a non guardare al particolare ma al disegno collettivo.
La seconda fase si concluderà entro l'8 luglio, quando gli uffici regionali, supportati anche da esperti dell'Ateneo e del Parco Tecnologico Agroalimentare, dovranno consegnare lo studio sui percorsi procedurali e sulle risorse finanziarie da attivare per centrare gli obiettivi individuati. Il passo successivo sarà quello della redazione dei piani di fattibilità dei quattro progetti, da consegnare entro la fine dell'estate, affinchè in autunno si possa procedere alla loro definizione, per poi passare alla fase operativa vera e propria.
La necessità di un cambiamento
Un calendario serrato quello imposto da Morroni che sta puntando molto su questo approccio politico: fortemente partecipativo da una parte ma altrettanto pragmatico dall'altro. «Sto chiedendo a tutti di guardare avanti e non indietro - spiega l'assessore - di analizzare a fondo i punti di forza e di debolezza del sistema agricolo regionale e da tale quadro ripartire per uscire dalla contingenza attuale con la consapevolezza che si può crescere davvero solo se le imprese riescono a stare sul mercato e, quindi, a produrre redditività. Dobbiamo approfittare della crisi per produrre un cambiamento in termini di modernizzazione e integrazione».
L’opportunità dei distretti del cibo
Il nuovo corso dell'assessorato, iniziato poco più di sei mesi fa, si è caratterizzato per una lunga fase di ascolto di tutte le espressioni del mondo agricolo umbro. Non sono mancati i primi provvedimenti di svolta. Tra questi Morroni rivendica quello sui Distretti del Cibo: «un'opportunità che prima non era stata colta».
E che viene inquadrata come coerente con le linee strategiche improntate all'aggregazione, alla qualità, a dinamiche proattive che possano concentrare le energie sul brand Umbria, facendone un focus di assoluta eccellenza.
Complice l'emergenza Covid-19 non sono stati mesi facili. Vi sono settori che hanno sofferto più di altri in Umbria? "Sì, certo - risponde l'assessore. Penso alla viti-vinicoltura e al mondo dell'olio in particolare, dove le vendite, con la chiusura del canale Horeca, si sono fermate; agli agriturismi, la cui stagione primaverile è stata bruciata del tutto; al settore lattiero-caseario e quello dell'ovino-caprino nello specifico. L'impatto negativo si è fatto sentire eccome, però il Coronavirus ha messo in mostra pure la tenuta e la solidità del comparto primario regionale, che ha saputo difendersi e reagire".
Sbloccate finalmente le risorse Pac ferme in Agea
E in tutto questo la Regione quale supporto ha saputo dare? «Uno degli obiettivi primari è stato quello della liquidazione dei Psr e dello "scarico a terra" dei nuovi bandi. Pur con il personale in smart working, la struttura organizzativa ha retto bene. L'accordo con Agea, con la conseguente messa a disposizione di altri 7 addetti, ha permesso di liquidare decine di milioni di euro. Un lavoro importante, del quale a breve faremo un resoconto dettagliato».
Nonostante questo, però, si lamentano ancora lentezze, ritardi... «Ci sono delle problematiche pre-esistenti che pesano, c'è una vischiosità del sistema informatico e delle lacune inaccettabili, sono il primo a riconoscerlo, tanto è vero che sono tornato a sollecitare il Ministro Bellanova affinchè intervenga negli ambiti di sua competenza».
Rimodulazione del piano finanziario
Siamo ormai in post-emergenza: cosa bolle in pentola? «Innanzitutto una rimodulazione del piano finanziario che presenterò alla riunione del tavolo verde dell'8 luglio. Si tratta di una proposta che era stata già avanzata ma per la quale si sono rese necessarie delle modifiche a seguito di alcune osservazioni da Bruxelles. Ci prepariamo alla riallocazione di risorse importanti a favore dello sviluppo delle filiere del nocciolo, del latte e dell'olio; a seguire, in futuro, se ne gioverà la filiera del tartufo».
Misure locali ad hoc, non bis di quelle nazionali
Nel frattempo, però, le aziende chiedono interventi urgenti... «La linea è quella di mettere in campo delle azioni di sostegno che non si vadano a sovrapporre a quelle nazionali ma che possano costituire un supporto specifico. E' un atteggiamento che può sembrare attendista ma che vuole invece essere quanto più aderente ai fabbisogni effettivi. Faccio il caso della distillazione, prevista già a livello statale, che non avrebbe senso integrare, mentre si può ragionare sul sostegno ai produttori di vini di pregio. Non ha senso sovrapporsi ai prestiti messi in campo da Ismea, mentre stiamo lavorando con Gepafim per delle misure ad hoc per il territorio umbro. Stiamo attenzionando inoltre il settore agrituristico, dove abbiamo 1400 strutture per le quali stiamo pensando ad un aiuto una tantum a valere sui fondi del Psr».
Ordine di grandezza delle risorse che si potranno mettere in campo? «Stiamo valutando bene le disponibilità del bilancio regionale e a breve avremo un quadro più chiaro. Nel frattempo è massimo l'impegno sul velocizzare i pagamenti e sull'attivazione di tutte le opportunità finanziarie affinchè non un solo centesimo resti inutilizzato».