Post emergenza covid19: come procede l’applicazione della misura anti crisi inserita dalla Commissione Ue nel pilastro dello Sviluppo Rurale?
Modifica a tempi record
La misura era stata voluta da Bruxelles che in tempi record aveva approvato il Reg (UE) 2020/872 del 24 giugno 2020 che ha modificato il Reg (UE) 1305/2013 introducendo una misura specifica volta a fornire un sostegno temporaneo eccezionale nell’ambito del Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (Feasr) in risposta all’epidemia di Covid 19 (clicca per saperne di più). Prevede un contributo forfettario fino a 7mila euro per agricoltore e 50.000 per superare l'emergenza economica e la crisi di liquidità delle piccole medie imprese agroalimentari. Molte Regioni sono già partite e Coldiretti ha recentemente effettuato il monitoraggio dell’applicazione della misura.
L’analisi di Coldiretti
«Fino ad ora le Regioni – si legge nel rapporto Coldiretti - hanno messo in cantiere progetti per 140 milioni di euro che per la gran parte hanno privilegiato l'agriturismo e le fattorie sociali, ma sono stati aperti o sono comunque messi in cantiere interventi per comparti come il florovivaismo e la zootecnia».
Le risorse da utilizzare sono quelle dei singoli piani di sviluppo rurale (Psr) finanziati dall'Unione europea e non spese e dunque non tutte le Regioni hanno le stesse disponibilità finanziarie.
Questi gli impieghi della misura anti crisi rilevati finora dal Rapporto:
- Veneto 23 milioni,
- Calabria 21,
- Lombardia 19,5,
- Toscana 18,9,
- Piemonte 10,
- Abruzzo 9,5,
- Umbria 7,
- Marche 6,5,
- Liguria 6,2,
- Campania 6,
- Sardegna 4,
- Friuli Venezia Giulia 3,3,
- Emilia-Romagna 2,9,
- Basilicata 1,6,
- Valle d'Aosta 310mila euro.
Massimali e obiettivi diversi
L'aiuto - che sarà erogato entro il 30 giugno 2021 - varia da Regione a Regione con un massimale per azienda di
- 7mila euro nelle Marche, Calabria, Friuli Venezia Giulia, Campania, Umbria, Basilicata e Liguria;
- 5mila euro in Lombardia e Valle D'Aosta;
- 4mila euro in Veneto
- 2mila euro in Emilia Romagna.
«Il Veneto – specifica il rapporto- ha puntato su vitelli a carne bianca, latte e ortaggi, la Lombardia su florovivaismo e allevamenti da carne, la Calabria su fiori, latte e vino, il Piemonte su florovivaismo, zootecnia da carne e apicoltura, le Marche sulla zootecnia e la Liguria tutti i settori».