In diverse aree pugliesi, come ad esempio la parte occidentale della provincia di Taranto, i cinghiali continuano a scorrazzare nelle campagne e lungo i canali di bonifica, causando danni ingenti alle colture agricole e aggravando sempre più una situazione già estremamente difficile.
Si tratta di un problema acuitosi durante il periodo di lockdown, quando l’assenza di persone nelle campagne ha consentito ai cinghiali (così come ad altre specie della fauna selvatica) di poter girovagare in quasi assoluta libertà per strade e terreni e di moltiplicarsi più rapidamente.
È quanto denuncia Vito Rubino, direttore di Cia Agricoltori Italiani Area Due Mari (Taranto-Brindisi) che torna, ancora una volta, sull’annosa questione, dopo aver ripreso un intero branco che nuotava nel canale adduttore del consorzio di bonifica Stornara e Tara, in agro di Ginosa, in provincia di Taranto (video 1 e video 2).
Cia Due Mari: «Sono necessarie misure di contenimento urgenti»
«Cia Due Mari intende sollecitare gli organi preposti a intervenire per contrastare l’emergenza della crescita della popolazione del cinghiale. Con le prime colture primaverili sono ricomparsi tanti, troppi branchi e la sospensione delle catture ha permesso all’animale di riprodursi indisturbato – dichiara Rubino –.
Sono necessarie misure di contenimento urgenti. Non c’è più tempo da perdere. Chiediamo che il canale di circa 35 chilometri a cielo aperto, da Ginosa a Palagianello, venga intubato quanto prima, sia per impedire che diventi luogo di abbeveramento e stazionamento per i cinghiali sia per evitare le perdite di acqua, dovute sia all’evaporazione, sia alla scarsa manutenzione di un’opera realizzata ben oltre mezzo secolo fa».
Mipaaf, misure da attuare per contenere la fauna selvatica
Intanto il Mipaaf è al lavoro «per varare un pacchetto di misure volte a rendere più incisivi gli strumenti di contrasto all’incremento delle popolazioni di ungulati selvatici».
Lo ha dichiarato il sottosegretario alle Politiche agricole Giuseppe L’Abbate rispondendo a due interrogazioni parlamentari in Senato sulla questione dell’incremento della popolazione di fauna selvatica e dei relativi danni arrecati ad agricoltori e cittadini.
«È importante evidenziare, però, che le competenze in materia sono regionali. Infatti alcune regioni stanno regolamentando il prelievo di selezione degli ungulati appartenenti alle specie cacciabili anche al di fuori dei periodi e degli orari di cui alla legge 157/92 attraverso la predisposizione di adeguati piani di abbattimento selettivi, distinti per sesso e classi di età – ha affermato L’Abbate –.
I piani, secondo quanto previsto dalla legge 248/2005, sono vagliati dall’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) e, tenendo conto dell’esigua consistenza del personale delle amministrazioni regionali e provinciali, prevede anche il coinvolgimento di altre figure specializzate che vengono autorizzate ad effettuare attività di controllo numerico delle specie faunistiche, attraverso coadiutori formati mediante appositi corsi validati sempre dall’Ispra.
Pertanto invito le Regioni che vivono maggiormente tale problematica a redigere questi piani così da contenere il fenomeno. Al contempo, con la proposta di legge 982 “Semplificazioni agricole”, in discussione alla Camera, abbiamo raggiunto un accordo normativo per introdurre misure volte ad agevolare ulteriori interventi di contenimento, fra cui l’ampliamento dell’arco temporale nel quale è autorizzata la selezione».
Il risarcimento dei danni alle imprese agricole
Per quanto concerne il risarcimento dei danni alle imprese agricole causati dalla fauna selvatica, L’Abbate ha comunicato che «per le aree protette è stato approvato il regime di aiuti previsto dal Mipaaf e dalla Commissione europea il 21 novembre 2019, mentre per le aree non protette si attende l’emanazione di un provvedimento a firma congiunta Agricoltura-Ambiente, attualmente all’esame del Ministero dell’Ambiente.
Si valuta, infine, la possibilità di individuare un fondo nazionale che vada a coadiuvare i fondi regionali per far fronte ai danni causati dalla fauna selvatica, compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica».