La chiusura o l'attività ridotta del canale Horeca per la gran parte dell'anno ha condizionato in maniera pesante il bilancio delle principali produzioni agricole, con qualche eccezione
Malissimo il settore agrituristico. Male la zootecnia, sia da latte che da carne. Appesantita in particolare la suinicoltura. Problemi per il comparto vitivinicolo a causa soprattutto delle giacenze in cantina. Un po' meglio per le orticole e per le colture industriali. La frutticoltura è quella che ha risentito meno degli effetti della pandemia da Covid-19. Questa la fotografia, seppur sgranata, scattata elaborando i primi numeri sull'annata agraria 2020 in Veneto raccolti e presentati da Veneto Agricoltura.
I dati sono aggiornati al 30 settembre, quindi il consuntivo al 31 dicembre sarà di certo peggiore, considerato che a pesare di più su prezzi, vendite interne ed export sono le restrizioni rese necessarie per contenere gli effetti del virus. E tra queste la più impattante è la pressoché totale chiusura del canale Horeca. A presentare le cifre nel corso di una conferenza stampa on line è stata da Alessandra Liviero di Veneto Agricoltura. I dati definitivi del 2020 saranno disponibili a fine giugno.
1. Bene le coltivazioni legnose
La produzione agricola lorda è stata di 5,8 miliardi di euro, in linea con quella del 2019, che però, causa clima, fu definito un "hannus orribilis". I tecnici di Veneto Agricoltura segnalano, nel 2020, maggiori produzioni per le coltivazioni legnose e per numerose colture erbacee, questo grazie ad un andamento climatico che ha favorito lo sviluppo vegetativo e ridotto le problematiche fitosanitarie. L’andamento dei prezzi di mercato è risultato invece diversificato. La chiusura di molte attività dovuta al lockdown ha generato una riduzione della domanda, a fronte di un’offerta rigida, che ha inciso negativamente sui listini dei prodotti. Tuttavia, le difficoltà di commercializzazione a livello internazionale hanno ridotto la pressione concorrenziale sui prodotti competitor (in particolare i cereali), stimolando una tendenza al rialzo dei listini nella seconda parte dell’anno.
2. Calano le imprese ma aumentano gli occupati
Entrando più nei dettagli dei diversi settori, risulta che alla fine del terzo trimestre 2020 le imprese venete attive erano 61.695 unità (-1,4%), un dato in linea con l’andamento del settore nazionale che ha registrato anch’esso una diminuzione simile (-1%). Di contro, sempre nei primi nove mesi dello scorso anno, nel Veneto è stata registrata una crescita degli occupati agricoli del +10%, un andamento ben superiore rispetto a quello nazionale (+1,5%), ma in linea con quello dell’intero Nord-Est (+7%). In aumento gli occupati dipendenti (+42,4%), mentre diminuiscono gli indipendenti (-1,9%).
Note positive arrivano anche dalla bilancia commerciale veneta che per la prima volta risulta in avanzo. Il saldo positivo si è attestato infatti a circa +204 milioni di euro, in crescita del 96% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. In pratica, le importazioni sono calate (4,9 miliardi di euro; -3,7%) più delle esportazioni (5,1 miliardi di euro per un -1,7%).
3. Agriturismi, fatturato dimezzato
Il settore agricolo ha subito ingenti danni dagli effetti del coronavirus, ma meno di altri. Tanto nella prima quanto nella seconda ondata della pandemia il blocco imposto a bar, ristoranti, agriturismi e agli spostamenti si è fatto e si sta facendo sentire sulla filiera degli allevamenti e sulle altre aziende che li riforniscono. Particolarmente colpiti gli agriturismi e le attività dei servizi offerti dalle aziende agricole (fattorie didattiche, centri estivi in fattoria), che registrano perdite di fatturato nell’ordine del -50% rispetto al 2019.
4. Rese record per mais e colza
Passando alle singole produzioni, per quanto riguarda i cereali e le colture industriali l’annata agraria 2020 ha registrato incrementi generalizzati a due cifre, recuperando le flessioni registrate nel 2019. Rese record hanno interessato il mais (+30,7%), la colza (+33,7%), il grano duro (+27,3%), il grano tenero (+16,7%), le barbabietole (+14%), il tabacco (+23%) e la soia (+9%).
Andamento altalenante per le colture orticole con performance positive per pomodoro (+6%), asparago (+11,6%), patate (+23,5%) e negative per radicchio (-12,6%), lattuga (-5%), fragole (-3%), ecc. Calano le superfici produttive: Veneto Agricoltura stima che le orticole in piena aria, che rappresentano oltre il 70% degli ortaggi coltivati in Veneto, si attestino a circa 19.100 ettari (-5,3%), mentre le orticole in serra vengono stimate a circa 4.100 ettari (-4,7%).
5. Bene pere e mele, male nettarine e kiwi
Andamento climatico favorevole e problematiche di cimice asiatica più contenute rispetto allo scorso anno hanno riguardato le frutticole. Buoni aumenti delle rese in particolare per melo (+29,9%), pero (+195%), ciliegio (+69,4%). In calo, invece, le rese per pesche nettarine (-41,6%) e kiwi (-24%). Annata eccellente per l’olivo, dopo l’infausto 2019, con forti rialzi delle rese unitarie (+756%) e della produzione di olive (+762%).
6. Vite e vino, brindisi in campagna, ma il mercato soffre
Notizie contrastanti arrivano dall'annata agraria della viticoltura, che nel 2020 ha ottenuto una produzione di uva di circa 14,1 milioni di quintali (+6,9% rispetto al 2019) e 11,7 milioni di ettolitri di vino (+7%). La superficie vitata è salita a 92.804 ettari, con un rialzo annuo del +3,9%. Il 77,1% circa della superficie riguarda aree Doc/Docg, il 18,4% aree Igt e il restante 4,5% vitigni da tavola e varietali, a conferma dell’altissima qualità raggiunta dal comparto vitivinicolo veneto.
Stabili i prezzi delle uve (0,58 €/kg), mentre le conseguenze della pandemia interessano prevalentemente le chiusure delle frontiere e del canale Horeca. Dopo diversi anni, si registra il primo segno meno nel commercio estero di vino veneto nei primi tre trimestri del 2020, visto che la nostra regione ha esportato per circa 1,57 miliardi di euro (-4,3%). Si stima che a consuntivo l'export possa superare di poco i 2,3 miliardi di euro.
7. Zootecnia piegata dal calo dei consumi
In difficoltà il comparto lattiero-caseario, con pesanti ricadute sugli allevamenti che forniscono la materia prima. La chiusura, o parziale chiusura, del canale Horeca e l’azzeramento dei flussi turistici hanno causato situazioni di eccedenza di latte (primavera) con crollo dei prezzi. Il prezzo del latte alla stalla diminuisce del 6% fermandosi a una media annua pari a circa 36,5 euro/100 lt. Anche perché le consegne sono aumentate del 2%. In aumento le produzioni dei principali formaggi, soprattutto gli stagionati, come l’Asiago d’allevo (+40%), il Piave (+23%) e il Montasio (+8%), ma non del Grana Padano (-1,5%), condizionato negativamente dalle difficoltà di esportazione.
Anche il comparto zootecnico da carne veneto ha subito gli effetti del lockdown, seppure in maniera diversa a seconda della filiera produttiva. In forte diminuzione le macellazioni di bovini del -10%, soprattutto dei vitelli a carne bianca che hanno un importante sbocco nel canale Horeca, nonostante il sostegno della domanda domestica (+4,5% in volume).