Superfici in linea con l’anno scorso, intorno ai 37mila ettari, con un consistente aumento del biologico a scapito del convenzionale. Un prezzo previsto in aumento per il convenzionale ma non per il bio, anche se la trattativa per il contratto di coltivazione è in corso e i dettagli si conosceranno, se tutto andrà liscio, ai primi di febbraio. Ma, soprattutto, la forte richiesta da parte dell’industria di trasformazione di programmare i trapianti per avere una campagna di 70 giorni, che non si esaurisca entro la prima decade di settembre, ma si protragga fino alla fine del mese.
Questi gli elementi principali della campagna 2021 del pomodoro da industria nel bacino del Nord Italia, illustrati dall’amministratrice delegata di Tomato Farm e coordinatrice del Comitato del bacino del Nord di Anicav Bruna Saviotti e dal presidente dei produttori di pomodoro da industria di Confagricoltura Emilia-Romagna Giovanni Lambertini.
Uniti contro la minaccia spagnola
«Noi e la parte agricola dobbiamo fare squadra perché il nostro competitor è la Penisola Iberica – sottolinea Bruna Saviotti – quest’anno il prezzo del pomodoro convenzionale dovrebbe aumentare un po’ ma teniamo conto che la Spagna produce 32 milioni di quintali e paga 72 €/q, almeno 10 €/q meno di noi. Il prezzo del biologico è già molto buono (135 €/q ndr), quindi non credo sarà ritoccato». La grande novità sarà nel contratto, anzi, nei contratti. Perché da quest’anno saranno due, uno per il convenzionale e uno per il biologico. «Finora non abbiamo inserito parametri di qualità per il pomodoro bio – precisa l’ad di Tomato Farm – dal 2021 inseriremo difetti maggiori, difetti minori e grado Brix».
Ma la cosa che sta più a cuore all’industria è la durata del periodo di raccolta, da spalmare su 70 giorni, arrivando alla fine di settembre. «L’anno scorso c’è stata un’accelerazione dei trapianti – lamenta Saviotti – non capiamo tutta questa fretta, dato che per il prodotto raccolto dal 18 settembre in poi viene riconosciuto agli agricoltori un bonus per compensare le minori rese. Non possiamo fare solo doppio concentrato perché c’è troppo pomodoro da processare in agosto, abbiamo bisogno di fare anche cubetti. La parte agricola mi sembra disposta a dialogare, sono fiduciosa».
Fare bene i conti
«I quantitativi richiesti agli agricoltori devono essere in linea con la capacità di trasformazione dell’industria. Non si può correre il rischio di lasciare pomodoro in campagna perché non si riesce a processarlo». Questo il primo pensiero di Giovanni Lambertini, pensando alla nuova campagna dell’oro rosso. Quanto al prezzo, Lambertini fa notare che quello attuale è al limite della sostenibilità economica per le aziende agricole «impegnate a consegnare un prodotto di qualità sempre più elevata, con sempre maggiori certificazioni e prerequisiti contrattuali che fanno inevitabilmente lievitare i costi di produzione».
E sull’allungamento della campagna dice: «Deve avere una durata ben definita e il maggior rischio che si corre nelle ultime settimane di settembre non deve essere solo sulle spalle degli agricoltori».