Alcuni anni fa, Alberto Arbasino, parafrasando il titolo di un quadro di Goya e una frase diventata tristemente nota per altri motivi (“il sonno della ragione genera mostri”), commentò causticamente la situazione politica italiana con il suo «il sonno della ragione produce ministri».
Vorremmo davvero non fosse così. All’alba di una nuova nomina al ministero delle Politiche agricole proviamo ancora ad avere fiducia. A sperare che il nuovo inquilino sia, diciamolo in gergo, sul ‘pezzo’.
Poiché, mai come ora, occorre una politica agricola nazionale. Dispersa ormai da decenni.
Visto e considerato che l’agricoltura è tornata a essere strategica nell’economia.
MAI COME ORA AL NUOVO MINISTRO OCCORRE COMPETENZA, VOGLIA DI FARE
E CAPACITA' DECISIONALE
Il ministro che verrà dovrà incidere su diversi temi. Quali? Ecco un piccolo carnet in rapida successione, con la certezza di dimenticare qualcosa.
Nodi del Recovery Plan da sbrogliare in fretta
Il primo impellente punto sarà la gestione dei fondi del Recovery Plan. Ogni Paese, attraverso uno specifico Piano (in Italia il Pnrr, Piano nazionale per la ripresa e la resilienza) avrà a disposizione diverse centinaia di miliardi di euro. Mica bruscolini. E la fetta più grande va proprio al settore agroalimentare.
Per quanto riguarda l’agricoltura i grandi atout sono definiti – green economy ed energie rinnovabili, digitale, trasporti e logistica, infrastrutture e difesa del territorio – ma un conto è scrivere su foglio bianco, un altro è decidere i progetti finanziabili. Nella sostanza dove mettere esattamente i soldi.
Editoriale del numero 4/2021 di Terra e Vita
Abbonati e accedi all’edicola digitale
La futura Pac e la rinazionalizzazione
C’è poi la Pac e le scelte correlate. Per altri due anni si naviga in bonaccia, grazie al Regolamento transitorio che di fatto proroga l’attuale regime fino a fine 2022. Ma poi parte la nuova programmazione che andrà avanti almeno fino al 2023. Una nuova fase che prevede una parziale rinazionalizzazione della Pac. E qui ministro e ministero dovranno necessariamente effettuare scelte da fare adesso. Si pensi solo alla distribuzione degli aiuti accoppiati che in molti casi possono decidere la redditività delle colture.
E poi lo sviluppo rurale. È di questi giorni la richiesta di numerose regioni di rivedere la ripartizione delle risorse, attualmente basata su criteri e parametri fermi da una ventina di anni. Lavoro probabilmente necessario ma che appare una bella gatta da pelare per il nuovo ministro.
L'apertura alle nuove tecnologie
Altro nodo gordiano da sciogliere è quello delle Nbt, ora Tea (le tecnologie di evoluzione assistita). L’Europa, probabilmente già quest’anno, aprirà alle nuove tecniche. Il neoministro può seguire l’onda dando l’ok alle Tea, sapendo che le resistenze non mancano, ma facendosi forza dell’endorsement delle nuove generazioni. Un recente sondaggio realizzato dall’Osservatorio giovani agricoltori di Edagricole evidenzia che oltre il 70% degli under 40 è favorevole all’introduzione delle nuove tecniche.
Biologico da supportare
Su un binario parallelo viaggia il mondo del biologico, in costante crescita. Un settore che ancora oggi attende la nuova normativa di riferimento, ma che poi dovrà continuare a essere supportato e sostenuto dal dicastero agricolo.
Ci sono poi settori, come l’ortofrutta, che sono rimasti ai margini dell’azione di governo, con modestissimi aiuti diretti e agevolazioni di cui altri comparti hanno goduto. Può il ministro che verrà evitare di intervenire su un settore così rilevante?
Preparazione e onestà
John Wooden, l’allenatore più vincente del basket universitario americano, amava spronare chiunque avesse a che fare con lui e la palla a spicchi dicendogli «sii preparato e sii onesto».
Un ottimo consiglio per chi siederà nel più importante scranno agricolo italiano.