«Il piano strategico dell'Italia per l'attuazione della riforma della Politica agricola comune non può non riferirsi al Green Deal europeo e alla riforma della politica di coesione, senza dimenticare l'agenda delle Nazioni Unite sugli obiettivi di sviluppo sostenibile». Lo ha detto il presidente del Crea Carlo Gaudio nel corso dell'audizione alla commissione Agricoltura della Camera sugli obiettivi del Piano strategico nazionale nel quadro della nuova Politica agricola comune.
Gaudio: «Proteggere il reddito degli agricoltori»
«Occorre delineare un quadro di intervento pubblico organico che consenta di riorganizzare gli incentivi della Politica agricola comune anche alla luce delle nuove regole sugli aiuti di Stato – ha aggiunto Gaudio –. Per centrare gli obiettivi della transizione ecologica dobbiamo sfruttare le potenzialità della bioeconomia e accelerare sulla riduzione degli sprechi. Tra le priorità anche la promozione della sostenibilità e della sicurezza alimentare, e il rafforzamento delle polizze di protezione del reddito degli agricoltori di fronte ai cambiamenti climatici. Obiettivi che devono integrarsi – ha concluso – anche con il Piano nazionale di ripresa e resilienza».
Vaccari: «Agricoltura ricca con agricoltori abbastanza poveri»
«L'agricoltura italiana è ricca come valore aggiunto fatta però da agricoltori abbastanza poveri» ha detto invece nel corso della stessa audizione il direttore del Crea Stefano Vaccari.
«Anche l'industria di trasformazione alimentare ha valori di rilievo con una produttività aumentata dell'11% nell'ultimo decennio e fortemente rivolta all'export – ha detto Vaccari – oggi rispetto a 20 anni fa siamo un'agricoltura e un alimentare fortemente orientate all'estero. Su questo sistema competitivo non va dimenticato che da sempre il sistema è sorretto da strumenti di tutela di reddito. Un terzo del valore aggiunto del sistema agricolo – ha precisato – dipende direttamente da sostegni, dove gli aiuti diretti della Pac rappresentano il 67%, asset quindi decisivi per la nostra agricoltura. Tra i Paesi che hanno deciso di fare convergenza interna degli aiuti – ha concluso il direttore – l'Italia lo ha fatto considerando l'intero territorio nazionale come un'unica regione, in modo più deciso rispetto alla Spagna o alla Grecia».