Integrazione e valorizzazione dei prodotti territoriali di qualità. Così Coop declina la sostenibilità nel proprio operato. All’incontro “Coop G20 Coltivare il futuro”, che si è tenuto ieri 15 settembre nella splendida cornice di Villa Bardini a Firenze, Marco Pedroni, Presidente di Coop Italia e Ancc-Coop, e Daniela Mori, Presidente del Consiglio di Sorveglianza di Unicoop Firenze, hanno voluto ribadire alcuni dei valori che caratterizzano il rapporto della cooperativa con i propri produttori, in particolare con il mondo agricolo.
Il rapporto di Coop con l'agricotura
«Noi crediamo nei prodotti da filiere tracciate, trasparenti, rispettose delle persone e del pianeta e nella valorizzazione dei prodotti legati al territorio – ha affermato Marco Pedroni -. Solo in questa ottica possiamo ipotizzare un prossimo futuro sostenibile. I consumatori chiedono prodotti italiani e di qualità. Già da temo e più di altri dedichiamo molto dello spazio espositivo a scaffale per i prodotti di questo tipo forniti da piccole realtà. E a questi daremo sempre più spazio. Per continuare a dare risposta alla domanda crescente dei consumatori è necessario fare sistema. È semplicemente irrealistico pensare che le molte piccole imprese che caratterizzano il tessuto imprenditoriale italiano possano diventare realtà di grandi dimensioni. Ciò che si può fare è collaborare, favorire un rapporto solido e continuativo (in coop la maggior parte delle relazioni con i produttori durano da oltre trent'anni) per dare la possibilità di investire e programmare».
Anche Daniela Mori Presidente del Consiglio di Sorveglianza di Unicoop Firenze ha voluto soffermarsi sul concetto di territorio: «Siamo una cooperativa di consumatori, che mette al centro i soci e il territorio. Fra i nostri fornitori, quelli toscani sono in percentuale il doppio rispetto alle altre realtà della grande distribuzione. Questo perché prodotto toscano garantito Coop.Fi per noi è sinonimo di qualità, sicurezza, sostegno ai produttori locali del territorio, attenzione alle esigenze di chi fa la spesa da noi».
Quattro punti per il futuro dell'agricoltura secondo Coop
Dalla riflessione sull’agricoltura di domani, Coop ha tirato fuori quattro punti prioritari su cui lavorare:
- Migliorare l'efficienze infrastrutturale e la cooperazione per ridurre la polverizzazione;
- Garantire un giusto prezzo di vendita che remuneri la produzione;
- Favorire l'accesso a tutti ai prodotti di qualità;
- Informare ed educare il mercato sul contenuto dei singoli prodotti e valorizzare così quelli prodotti in modo sostenibile.
Molte le sfide che deve affrontare l’agricoltura
Questo è l'impegno di Coop per la sostenibilità in un contesto globale a dir poco critico. Marcela Villarreal direttrice della Divisione Partnership dell'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'alimentazione e l'agricoltura (FAO) ha posto l’accento sui disequilibri accentuati dalla pandemia fra una produzione mondiale di cibo in grado di alimentare tutti e le 800 milioni di persone che ancora oggi soffrono la fame.
In estrema sintesi, le priorità dell'agricoltura devono essere:
1. Alimentare il mondo:
a. La popolazione mondiale raggiungerà i 10 miliardi nel 2050;
b. La produzione di cibo è sufficiente per tutti ai nostri giorni, ma la fame ha ripreso a crescere dopo alcuni anni e continua ad aumentare a causa dei conflitti, del cambiamento climatico e del rallentamento economico;
c. La capacità globale di aumentare la produzione agricola esiste (deve aumentare di 60% per alimentare la popolazione nel 2050), ma non è semplice farlo in modo sostenibile (ad esempio la rivoluzione verde).
2. Fornire mezzi di sussistenza alle persone la cui vita è basata sulla agricoltura:
a. Più di un miliardo di persone, il 28% della forza di lavoro mondiale, vivono di agricoltura. Il 75% dei poveri del mondo si trovano in aree rurali e per la stragrande maggioranza il lavoro agricolo è l’unica fonte di vita;
b. Nel mondo ci sono circa 570 milioni di fattorie agricole. Il modo di produzione predominante si basa sull’agricoltura familiare, che sono il 90% delle aziende agricole;
c. Predominante è l’agricoltura di piccole tenute. Oggi come oggi, l’84% delle fattorie agricole ha meno di 2 ettari. Molto chiari i rischi: vulnerabilità, difficoltà ed ostacoli ad uscire dalla povertà (necessità di modelli associativi).
3. Ridurre l’impatto sul cambiamento climatico:
a. produzione del gas ad effetto serra;
b. utilizzo dell’acqua (l’agricoltura usa il 70% dell’acqua);
c. spreco alimentare che riguarda circa 1/3 del cibo prodotto.