Manca poco più di un mese all’elezione del nuovo presidente nazionale della Cia, destinato a sostituire Dino Scanavino, imprenditore vitivinicolo di Calamandrana, nell’astigiano, che ha guidato l’associazione di categoria per due mandati, dal 2014 ad oggi.
Le elezioni nazionali sono state posticipate al prossimo 22 maggio, con una rosa dei candidati al momento ristretta a tre nomi, tutti di giovani imprenditori agricoli, rappresentanti, rispettivamente, del Nord, Centro e Sud-Italia, che dovranno poi raccogliere i consensi definitivi.
Oggi è stato, invece, eletto il nuovo presidente di Cia Lombardia: è Paolo Maccazzola, agricoltore di Settimo Milanese con azienda agricola dedita all’allevamento di vacche frisone e alla produzione e vendita diretta di latte crudo, yogurt e formaggi, che ha ricoperto per un mandato lo stesso ruolo per Cia provincia Centro Lombardia.
Subentra a Giovanni Daghetta, al timone dell’organizzazione agricola regionale per 8 anni, e sarà affiancato da Lorena Miele, che mantiene il ruolo di vicepresidente e da Paola Santeramo, confermata direttore regionale.
Prima la pandemia, ora la guerra
«Dopo due anni di pandemia, che hanno cambiato le nostre vite e minato molte delle nostre certezze, ci troviamo di fronte ad un altro evento di portata globale, la guerra in Ucraina, che sta prospettando nuovi ulteriori cambiamenti», ha esordito il nuovo presidente nella sua relazione.
«Lo spettro di una guerra nel cuore dell’Europa – ha spiegato Maccazzola – preannuncia una nuova emergenza che saremo chiamati a fronteggiare, sperando di non affrontarla con le armi ma di risolverla attraverso la diplomazia e il dialogo. In questi giorni abbiamo visto come i mercati, soprattutto quelli agroalimentari ed energetici, siano entrati in sofferenza a causa di questo evento, con l’aggravarsi degli aspetti inflattivi che potrebbero minare dalla base la ripresa che avevamo visto a partire dagli ultimi mesi del 2021».
Le sfide della sostenibilità e la Pac
L’agricoltura lombarda avrà nell’immediato futuro tante sfide di carattere globale da affrontare, la guerra Ucraina in primis, ma anche e soprattutto la sfida della sostenibilità economica di alcune filiere, oltre alla nuova visione della Politica agricola comunitaria.
La Pac che ormai abbiamo già capito – ha sottolineato Maccazzola – essere orientata ad un nuovo modello di sviluppo legato al green e orientato alla sostenibilità ambientale di tutte le filiere agricole. La Commissione Europea si è posta ambiziosi obiettivi in termini di sostenibilità ambientale, ad esempio con le strategie del Farm to Fork e con l’approvazione del Fit for 55. Iniziative che vedranno nell'agricoltura il fulcro fondamentale di questo cambiamento», ha proseguito il neo presidente.
«I costi dell’energia in questi ultimi mesi, e specialmente in questi ultimi giorni a seguito degli eventi bellici, stanno aumentando di continuo”, ha sottolineato Maccazzola. Elettricità, gas e gasolio rischiano di essere le voci che daranno il colpo di grazia alle filiere agricole e agroindustriali. Non è più possibile pensare che le aziende vengano abbandonate nel mercato libero, ma si dovrà pensare a delle tasse che ridistribuiscano gli utili delle multinazionali dell’energia».
L’innovazione per migliorare l'impatto ambientale
Maccazzola si è soffermato sull’importanza della ricerca universitaria e delle strategie di editing genetico per migliorare l’impatto ambientale delle colture e per raggiungere gli obbiettivi relativi alla diminuzione dell’utilizzo della chimica. Tutto questo garantendo però reddito all’imprenditore. La valorizzazione dei prodotti delle filiere e il legame con il territorio di origine deve e dovrà essere un modello di sviluppo per creare e lasciare ai produttori agricoli il valore aggiunto dei prodotti.
Maccazzola ha ricordato anche il valore della formazione per i professionisti, lo sviluppo dell’area giovanile di Agia come palestra per i nuovi imprenditori e “Donne in campo” un importante esempio di associazionismo, ben strutturata e ricca di progettualità, una realtà attraverso la quale è necessario creare nuove sinergie per promuovere inclusione delle donne nella realtà imprenditoriale lombarda.
Daghetta: «Pac deve essere più flessibile»
Il presidente uscente Daghetta fatto il punto sui temi affrontati in questi otto anni di presidenza di Cia Lombardia: la difesa del reddito degli agricoltori, la semplificazione burocratica, il ripristino dei dazi per l’import di riso dai paesi Eba, il prezzo del latte alla stalla e più recentemente la nuova Pac, l’impiego delle risorse del Pnrr, l’allarme inflazione e l’impennata dei costi delle materie prime.
«Abbiamo sottolineato in più sedi - ha detto Daghetta - che la nuova Pac non può non tener conto dell’insegnamento che viene dalla pandemia. Ovvero la necessità di una maggior flessibilità. In relazione alla nuova Pac abbiamo poi evidenziato nelle varie sedi istituzionali l’esigenza di coniugare la vocazione ambientale alle esigenze produttive degli agricoltori. Questo per evitare il rischio di una crisi produttiva e alimentare come anche paventato da una ricerca Usda (U.S. Department of Agricolture)».
Oltre alle regole della nuova Pac, le preoccupazioni maggiori per l’immediato futuro riguardano l’aumento del debito pubblico, che partiva da dati negativi già prima del Covid ed era sorvegliato speciale da parte di Bruxelles, e l’impennata inflattiva.
Eravamo abituati a un’inflazione trascurabile da parecchi anni, ora assistiamo ad aumenti del 300-400% sulle materie prime (oltre che sull’energia) e non sappiamo dove andremo a finire, anche alla luce della guerra in Ucraina che ci trascina in uno dei periodi più cupi del terzo millennio e pone tutto il sistema agricolo italiano a rischio default.