«La garanzia degli approvvigionamenti è un tema fondamentale: in Europa le importazioni di prodotti agricoli superano le esportazioni».
Lo ha dichiarato Roberto Pretolani, professore di economia agraria dell’Università degli studi di Milano e membro del Comitato Tecnico e Scientifico di Edagricole, intervenuto nel corso del convegno dal titolo "Nuova Pac. Quale futuro per l'agroalimentare europeo?" a Roma.
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Il ruolo decisivo del comparto primario
L’evento, organizzato da EuNews e sostenuto da Bayer, ha visto la partecipazione di Stefano Patuanelli, Ministro per le politiche Agricole, Alimentari e Forestali, Giampaolo Vallardi - Presidente della Commissione Agricoltura del Senato Filippo Gallinella - Presidente della Commissione Agricoltura della Camera dei Deputati, Paolo De Castro, Eurodeputato, componente delle Commissioni AGRI, INTA e BUDG, Wolfgang Burtscher - Commissione Europea, Direttore Generale DG AGRI, Francesco Postorino, Direttore Generale di Confagricoltura.
Il convegno è articolato in tre diverse tavole rotonde:
- Pac 2023-2027: le nuove coordinate del settore agricolo;
- la nuova Pac e i rischi in agricoltura;
- La nuova pac e la transizione verde negli allevamenti europei.
«Esempi di forte dipendenza dall’estero – ha continuato Pretolani- sono nelle filiere del mais, dell’olio di semi e di girasole su cui gravano problemi di approvvigionamento sia nel breve che nel medio termine». «Eppure l’art. 33 del Trattato costitutivo dell’Unione Europea – ha insistito il professore - sottolinea l’importanza dell’incremento della produttività agricola e dell’innovazione come fattore determinante».
Genetica e digitale, gli strumenti messi a disposizione dall’innovazione
«Oggi abbiamo a disposizione una serie di possibilità: dagli strumenti genetici all’agricoltura di precisione». La strada da seguire, secondo Pretolani, è quella già intrapresa e che ci ha permesso di diventare protagonisti a livello internazionale. «Per farlo però occorre rimuovere gli ostacoli allo sviluppo della ricerca, fondamentale anche poi per il trasferimento di tecnologie. La sostenibilità non può essere solo ambientale, sociale ed economica, ma anche produttiva. L’Italia - conclude il Professore - oggi più che mai deve mantenere una capacità produttiva strategica».
Cambio di rotta per la Pac
Si tratta di un cambio di paradigma rispetto agli indirizzi fortemente “green” della Pac che entrerà in vigore l’anno prossimo, reso inevitabile alla luce della guerra in Ucraina.
Una considerazione condivisa, ma solo temporaneamente, dal ministro per le Politiche Agricole, Alimentari e Forestali Stefano Patuanelli che con il suo intervento da remoto ha aperto il convegno.
Deocalizzazione nel mirino
«Nessuno Stato membro della UE può essere autosufficiente dal punto di vista alimentare -‐ ha detto il ministro Patuanelli -‐. L’errore è stato delocalizzare la produzione di materie primarie. Oggi questo è un tema che ci si pone davanti come criticità. Per il futuro bisogna capire quali sono le sfide da affrontare e sicuramente la prima -‐ anche per l'approvvigionamento alimentare -‐ è quella energetica: il tema del costo della produzione è centrale».
All’ordine del giorno secondo Patuanelli non c’è il cambiamento in corsa dei Piani strategici nazionali per la prossima Pac, ma una tempistica diversa per la messa in campo della riforma della PAC, con un'entrata in vigore posticipata di un anno dell'intera riforma».
Sul tema delle sanzioni imposte sull’onda dell’invasione dell’Ucraina, il Ministro ha aggiunto: «Il nostro Paese può reggere alle sanzioni imposte alla Russia, ma l'agricoltore italiano non può sopportare da solo un aumento dei costi produttivi così alto, ci vuole supporto alle filiere e all'intero settore agroalimentare».
Occorre trovare le risorse
«Nessuno in Europa ha chiesto un rinvio della Pac sulla base della guerra in Ucraina, ha fatto notare Paolo De Castro».
«Il pacchetto Ucraina varato dalla Commissione è un primo passo per l’aumento della produzione agricola europea, attraverso la sospensione delle superfici ecologiche, ma non sufficiente dal punto di vista delle risorse. La riserva di crisi da 500 milioni di euro sdoganata dalla Commissione è notevole, ma è una partita di giro: l’Unione europea ci autorizza a dare aiuti di Stato agli agricoltori, ma occorre trovare le risorse a livello nazionale»
Politica miope da correggere
Dello stesso avviso il Direttore Generale della DG AGRI della Commissione Europea, Wolfgang Burtscher, secondo il quale «il problema da focalizzare è l’eccessiva dipendenza dall'importazione di alcune materie prime, dobbiamo lavorare su questo nella logica della tutela della sicurezza alimentare dei cittadini».
Mentre il Presidente di Federchimica Agrofarma, Alberto Ancora, ha detto: «Condividiamo il percorso di sostenibilità intrapreso dall’Europa, ma non gli obiettivi qualitativi che sono stati posti. Rinunciare agli agrofarmaci e quindi all’innovazione non aiuta l’agricoltura in un momento di crisi come quello che stiamo vivendo». E ha concluso: «Al contrario questa dovrebbe essere la risposta».