Realizzato in Trentino, e precisamente a Vigolo Vattaro, nel campo sperimentale della società cooperativa Sant’Orsola, dopo 15 anni di prove, il primo lampone a residuo zero (cioè privo di prodotti fitosanitari alla raccolta). Si tratta di una novità assoluta per l'Italia. Certificato da Csqa, ente terzo nazionale riconosciuto dal ministero per le Politiche agricole, si affianca al mirtillo a residuo zero prodotto nel 2020 dalla cooperativa inizialmente dai suoi soci attivi nelle zone collinari in Sicilia e nelle Marche, ma da quest'anno anche in Trentino e in Calabria.
Il lampone rz Sant'Orsola è totalmente italiano, ottenuto da varietà di proprietà della cooperativa stessa tra le molte brevettate e nella disponibilità dei soci. Il residuo zero (cioè una quantità di residui di fitofarmaci misurata alla raccolta inferiore al limite di quantificazione analitica di 0,01 parti per milione), è frutto di un sistema di gestione aziendale virtuoso lungo l'intera filiera e basato su pratiche agricole sostenibili, le uniche in grado di produrre un simile risultato. Produrre il lampone rz ha richiesto la somma di molte competenze acquisite dallo staff di ricercatori e sperimentatori della cooperativa agricola. La pianta del lampone è infatti molto delicata per sua natura. Ottenere il residuo zero ha dunque obbligato a utilizzare tutte le tecniche agronomiche accumulate in anni di lavoro usando metodi di lotta naturale per ottenere un lampone resistente e molto buono al gusto.
«Questo lampone è frutto della naturale evoluzione della nostra visione complessiva – afferma il direttore generale della Sant'Orsola Matteo Bortolini – i nostri piccoli frutti a residuo zero non sono comunque l'unico obiettivo della Società cooperativa, ma una nostra naturale evoluzione che si sviluppa in molteplici direzioni, diciamo che rappresentano il nostro contributo tangibile e saporito alla preservazione della natura, risultato del nostro progetto basato su sostenibilità e sicurezza alimentare».