Per protesta contro l’inarrestabile crollo delle quotazioni del grano duro, i delegati di Cia Capitanata non parteciperanno più alle sedute della borsa merci del grano alla Camera di commercio di Foggia, altrettanto faranno i delegati di Cia Levante Bari-Bat alla borsa merci di Bari. È quanto hanno dichiarato i vertici regionali dell’organizzazione agricola nel corso di una conferenza stampa tenutasi a Foggia, nella sede provinciale di Cia Capitanata. Alla borsa merci di Bari, martedì 19 marzo scorso, il grano duro fino è stato quotato 320 euro a tonnellata, con un ulteriore ribasso di 10 euro rispetto alla scorsa settimana. Alla borsa merci di Foggia, il 13 marzo, il grano duro fino è stato quotato 322 euro a tonnellata, con un calo addirittura di 15 euro rispetto alla precedente quotazione.
Grano duro, Cia contro la concorrenza estera sleale
Per Angelo Miano, presidente di Cia Capitanata, l’Europa deve garantire reciprocità di condizioni. «Concretamente questo significa che le importazioni dai paesi che non si attengono alle regole e agli standard di produzione italiani ed europei devono essere vietate, altrimenti si legittima la concorrenza sleale, come sta avvenendo attualmente con importazioni decuplicate di grano duro da Russia, Turchia e Kazakistan».
I cerealicoltori italiani non possono continuare a produrre in perdita, sostiene Gennaro Sicolo, presidente di Cia Puglia e vicepresidente nazionale di Cia Agricoltori Italiani. «I costi di produzione per coltivare e raccogliere grano duro sono, da oltre un anno, maggiori di quanto i cerealicoltori possono ricavare vendendo il loro grano. Molte aziende cerealicole hanno chiuso, altre stanno cercando di restare sul mercato indebitandosi. Questo, peraltro, avviene non solo nella cerealicoltura, ma in quasi tutti i comparti del settore agricolo. Senza redditività, l’agricoltura italiana rischia seriamente di “retrocedere”, di diventare un’agricoltura di serie B rispetto a paesi ai quali si permette di produrre secondo regole diverse. Il rischio cui questa situazione ci sta esponendo è duplice: da una parte sono in pericolo migliaia di posti di lavoro, dall’altra, aumentando la dipendenza alimentare italiana dai prodotti importati, crescerà il consumo di prodotti che, nella maggior parte dei casi, sono nettamente meno salubri e qualitativi di quelli italiani. La riattivazione della Commissione sperimentale unica per il prezzo del grano duro e la definizione dell’avvio del Registro telematico e del pacchetto di misure di Granaio Italia sono risultati importanti, soprattutto il secondo, che nel medio periodo porteranno effetti positivi, ma la battaglia non è terminata e deve proseguire».
Confagricoltura, preoccupazioni sulla prossima semina
La stagione di semina di fine 2023 ha registrato una significativa riduzione delle coltivazioni di grano duro in Puglia. È un andamento negativo che, per Confagricoltura Puglia, potrebbe perdurare e persino peggiorare con le semine di fine 2024.
«Le quotazioni del grano duro sono in forte diminuzione, mentre i costi di produzione sono in aumento – osserva il presidente di Confagricoltura Puglia Luca Lazzàro –. Questa differenza potrebbe portare a un drastico calo delle semine di grano duro. I produttori devono valutare attentamente se mantenere i piani di semina o adottare strategie alternative. Oltre alle incertezze geopolitiche legate al conflitto in Ucraina, la situazione climatica costituisce una preoccupazione fondamentale per i produttori pugliesi. La carenza d’acqua nella regione e gli eventi atmosferici estremi, come nubifragi e grandinate, possono influenzare negativamente la produzione di grano duro. È essenziale monitorare attentamente le condizioni meteorologiche e adottare pratiche di gestione sostenibile per mitigare gli impatti negativi».
Granaio d’Italia e proposte di Confagricoltura
La Puglia è la regione italiana con la maggiore superficie dedicata al grano duro, 344.700 ettari, per una produzione di 688.000 tonnellate. Un primato che rischia di essere compromesso dalle congiunture sfavorevoli, denuncia il presidente di Confagricoltura Foggia Filippo Schiavone. «Un possibile spiraglio di luce arriva dal Tavolo Granaio Italia, che sta discutendo un decreto per contrastare il calo del prezzo dei cereali. Il decreto prevede il monitoraggio delle produzioni cerealicole attraverso un registro telematico nel Sistema informativo agricolo nazionale (Sian). Il Tavolo Granaio d'Italia potrebbe essere un primo passo per affrontare la crisi, ma servono interventi concreti per tutelare i produttori e il futuro del grano duro pugliese. Per supportare i produttori, Confagricoltura ha avanzato alcune proposte: alzare la soglia minima per la registrazione sul Sian da 30 a 50 tonnellate annue; garantire il corretto funzionamento del portale per le comunicazioni; valutare una deroga al regime sanzionatorio fino a quando il registro telematico non sarà a pieno regime».
Coldiretti, l’Ue imponga dazi sul grano estero
La decisione dell’Ue di imporre dazi sul grano proveniente dalla Russia si tradurrà in una “stangata” di oltre 40 milioni di euro di dazi aggiuntivi sulle importazioni di prodotto dalla Russia e risponde alle richieste di Coldiretti di tutelare i produttori colpiti dal drammatico crollo delle quotazioni del grano duro pugliese e italiano causato dall’invasione selvaggia di prodotto straniero. È quanto dichiara Coldiretti Puglia a seguito della notizia del Financial Times che la Commissione europea si starebbe preparando a introdurre una tariffa di 95 euro la tonnellata sui cereali provenienti dalla Russia e dalla Bielorussia. Una dichiarazione attuale perché a metà marzo nel porto di Bari è attraccata la nave carica di grano Ekaterina proveniente dal porto russo di Novorossiysk, l’ennesima nave straniera che sbarca grano duro in Puglia.
«Le importazioni di grano duro dalla Russia – afferma Coldiretti Puglia – hanno raggiunto il valore record di 445.000 tonnellate nel 2023, in aumento di oltre 11 volte (+1013%) rispetto al 2022. Sono aumentati anche gli arrivi dalla Turchia, sulla quale grava peraltro il sospetto di triangolazioni dalla Russia. Si tratta di un vero e proprio fiume di grano duro che, insieme con quello canadese, impatta sui prezzi del grano duro nazionale, praticamente in caduta libera. L’idea della Commissione di imporre dazi è un primo passo verso uno stop deciso alle importazioni sleali, al quale devono essere aggiunte più risorse per i contratti di filiera del grano. Solo così sarà possibile tutelare il reddito degli agricoltori. L’attuale prezzo di 320 euro a tonnellata è inferiore ai costi di produzione, rende antieconomica la coltura del grano duro ed espone le aziende agricole al rischio di chiusura, soprattutto nelle aree interne senza alternative produttive. L’abbandono dei terreni pesa anche sull’assetto idrogeologico del paese, aprendo al rischio di desertificazione».