Nocciola dei Nebrodi, è l’anno della riscossa

    Enzo Ioppolo: «La mancanza di prodotto dello scorso anno ha alleviato il problema dei ghiri. Bene l’attenzione della Regione. L’obiettivo, ora, è diventare patrimonio Unesco»

    Per la nocciola dei Nebrodi, storica eccellenza che contribuisce all’economia di 23 comuni siciliani, per un’areale di oltre 13.000 ettari, i problemi non sono certo finiti, ma si comincia a vedere un’inversione di tendenza.

    A testimoniarlo è direttamente Enzo Ioppolo, presidente della Comunità della Nocciola dei Nebrodi, che ha vissuto sia gli anni più gloriosi della corilicoltura siciliana, sia quelli più difficili. E oggi, appunto, intravede buone prospettive per il futuro.

    Enzo Ioppolo

    Una coltura storica

    «Per le nostre zone – spiega Ioppolo – la nocciola è stata per anni un ingrediente fondamentale dell’economia locale. Purtroppo, la crisi che ha attraversato il settore già dalla fine degli Anni Ottanta del secolo scorso, ha generato anche uno spopolamento di molti centri. Faccio gli esempi di Ucria, che da 2.700 abitanti di quarant’anni fa è passato ai 900 di oggi, e di Raccuja, che da 4.000 abitanti è andato anch'esso a 900. O, caso ancora più emblematico, quello di Tortorici, che è passato da 16.000 a 6.000 abitanti. Ma oggi, sempre grazie alla nocciola, potrebbe essere possibile invertire la tendenza».

    Segnali positivi

    Lo scorso anno fu un disastro, per la Nocciola dei Nebrodi. A causa di episodi di maltempo, il raccolto andò pressoché azzerato. «Tuttavia – continua Ioppolo – non tutti i mali vengono per nuocere. Se non ci sono state per noi, le nocciole non ci sono state nemmeno per i ghiri, tanto che la loro popolazione ci risulta in deciso calo. Siamo quindi ottimisti per la campagna di quest’anno, che al momento sta procedendo bene. Ci auguriamo anzi che il 2024 possa segnare quella inversione di tendenza tanto attesa dall’economia di tutti i comuni coinvolti».

    L’incognita cimice

    Pesa, sulla campagna 2024, l’incognita cimice. «E’ senz’altro un problema – continua Ioppolo – ma anche in questo caso ci stiamo attrezzando per affrontarlo. Premesso che questo insetto, per il livello di diffusione raggiunto oggi, può creare danni potenzialmente sul 25 – 30% dell’intero raccolto, abbiamo lavorato in modo proficuo con il Crea di Palermo e di Catania. In particolare, grazie ai fondi del Psr – Sicilia 2014/2020 – Misura 16 – Sottomisura 16.1, abbiamo avviato il progetto “Coryne” per il controllo biologico della cimice indigena, tanto che presto contiamo di lanciare due diverse specie di insetti utili per la lotta biologica. Ora siamo in attesa dei finanziamenti per arrivare a questi lanci, ma contiamo appunto di poterne disporre a breve».

    Obiettivo Unesco

    «Il sogno per questo areale – conclude Ioppolo – è arrivare a ottenere il riconoscimento di patrimonio immateriale dell’Unesco per la corilicoltura dei Nebrodi, e ringrazio fin d'ora l'assessorato regionale al Turismo della Regione, che ci sta seguendo in questo percorso. Le caratteristiche ci sono tutte: basti pensare all’importanza che storicamente le nocciole hanno sempre rivestito per l’economia locale e al sistema molto particolare con cui questa coltura è sempre stata portata avanti. Le caratteristiche del terreno, infatti, rendono la meccanizzazione molto difficile, se non impossibile, in diverse zone. Per cui, la cura delle piante è sempre stata portata avanti manualmente. Una peculiarità che ci contraddistingue ancora oggi, e che contribuisce senz’altro all’alta qualità del nostro prodotto».

    Nocciola dei Nebrodi, è l’anno della riscossa - Ultima modifica: 2024-07-19T17:06:45+02:00 da Marco Pederzoli

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