Non c’è pace per i produttori di uva da vino in Puglia. Dopo aver vissuto con estrema difficoltà un’annata segnata prima dalla siccità e poi, ad agosto, da tempeste d’acqua e grandinate, adesso che devono vendere i grappoli tanto faticosamente tirati su si trovano di fronte a torbide manovre speculative. Commercianti senza scrupoli, facendo leva sul bisogno dei viticoltori di vendere per recuperare denaro con cui saldare i debiti contratti con le rivendite per l’acquisto dei mezzi tecnici agricoli, stanno imponendo prezzi molto bassi, che, a causa anche delle basse rese, non consentono neanche di recuperare i costi di produzione! È una denuncia che parte dai vigneti dell’intera Puglia, della quale si fa interprete Confagricoltura Puglia, attraverso la voce del presidente Luca Lazzàro: «Per la vendemmia 2024 i vignaioli registrano una significativa riduzione della quantità di uva sulla pianta, ma una qualità tendenzialmente buona con punte ottime. Ecco perché sono ingiustificati prezzi così bassi, che non coprono i costi di produzione e gli investimenti».
Vendemmia 2024, è in corso una pesante speculazione
Per Confagricoltura Puglia nella vendemmia 2024 è in corso una pesante speculazione che, sottolinea Lazzàro, minaccia l’intera economia pugliese. «Il prezzo delle pregiate uve pugliesi, in particolare nel Salento, è sotto attacco da parte di un meccanismo speculativo iniziato anni fa, subito dopo il boom economico del Primitivo. Allora, il valore delle uve tipiche della Puglia aveva raggiunto livelli interessanti per i produttori, favorendo investimenti e ricerca per migliorare la qualità. Oggi, anche se le uve Doc e Docg pugliesi riescono a mantenere un prezzo di mercato leggermente migliore, anch'esse subiscono una svalutazione che sminuisce un prodotto di eccellenza. La tendenza al ribasso dei prezzi di vendita, a fronte di un aumento costante dei costi di produzione, è dovuta solo in minima parte alla domanda; la causa principale è da ricercare in un fenomeno commerciale. I compratori stanno pagando anche 40 euro al quintale il Primitivo Igt. Se questa campagna al ribasso continuerà i vignaioli non saranno più interessati alla produzione, e il territorio, dopo la scomparsa degli ulivi, vedrà sparire anche i vigneti, con un impatto significativo non solo sull'economia agricola, ma anche sul turismo della regione».
Pesano anche i fattori climatici
Oltre ai fenomeni speculativi pesano anche i fattori climatici, evidenzia Lazzàro.
«I dati Istat confermano quanto gli agricoltori pugliesi rilevano sul campo: se da un lato il caldo e l’assenza di precipitazioni influiscono positivamente sulla qualità delle uve, dall’altro il prolungarsi di queste condizioni meteorologiche limita la produzione. Nella campagna 2023 la Puglia ha registrato un calo del 34,2%, risultando tra le regioni più colpite. Un calo significativo è previsto anche per la vendemmia 2024, sebbene la percentuale precisa sarà chiara solo alla fine della stagione».
Riduzione ponderata delle rese e lotta all’abusivismo
Tra le misure indispensabili per salvare la viticoltura pugliese da vino figurano, per Confagricoltura Puglia, interventi come la riduzione ponderata delle rese e la lotta all’abusivismo.
«Siamo favorevoli alla riduzione delle rese, ma l’ultima delibera della Giunta regionale in materia sta, purtroppo, generando ulteriore confusione nel comparto vinicolo pugliese, sia per i tempi scelti sia per le modalità di attuazione. Sebbene il vino sia parte integrante della nostra cultura, è essenziale contrastare l'abusivismo, eliminando i vigneti non autorizzati. Inoltre, come Confagricoltura propone da anni, è imprescindibile dotare la Regione Puglia di un catasto vitivinicolo. È altrettanto necessario attivare tutte le procedure di legge a sostegno dei viticoltori e delle cantine, già colpiti dalla grave crisi del mercato del vino. Il nostro territorio si impoverisce e i viticoltori sono allo stremo dopo due anni di prezzi irrisori per le uve. Serve un intervento serio e rapido, altrimenti a pagare sarà l’intero territorio, non solo gli agricoltori».