superfici a riso in crescita
Tra gli incrementi maggiori spiccano Arborio (+17,2%) e Carnaroli (+9,5%), mentre scendono Tondi e Medi

Crescono le superfici seminate a riso. E crescono, al loro interno, soprattutto le varietà per consumo nazionale, ma non è detto che questa sia una buona notizia. Esiste infatti la concreta possibilità che il quasi certo incremento produttivo della campagna 2025 vada a deprimere ulteriormente il già comatoso mercato del risone 2024, che da settimane langue al punto da rendere impossibili le quotazioni per diversi gruppi. Ne abbiamo già parlato, recentemente, in questo articolo. 

Le stime di Ente risi

Come da tradizione, l’Ente Nazionale Risi ha pubblicato, a fine luglio, la stima sulle superfici coltivate per il 2025. Un appuntamento classico, nonché uno strumento per valutare, anche se in modo piuttosto approssimativo, la disponibilità di riso per il 2026, dopo che una prima valutazione era stata fatta con il sondaggio sulle intenzioni di semina, nel corso della primavera.

Il fatto che i calcoli siano realizzati sul 78% della superficie 2024 non li rende meno attendibili. La prova si è avuta proprio lo scorso anno, quando, nonostante le semine tardive e molto spesso variate rispetto alle previsioni, la stima si è rivelata sostanzialmente aderente alla realtà. 

Superfici a riso ancora in crescita

Cosa dicono, dunque, i numeri pubblicati dall’ente vercellese? Il dato più interessante è quello complessivo, che parla di un aumento superficiale del 4,1% rispetto allo scorso anno. In valori assoluti, oltre 9.300 ettari, che portano la risaia italiana, a quasi 235.500 ettari, contro i 226mila e rotti della scorsa stagione. Un valore, va sottolineato, di poco superiore alla stima effettuata analizzando le intenzioni di semina: a marzo, Ente Risi aveva infatti pronosticato una superficie totale di 233.500 ettari, duemila in meno rispetto al rilevamento di luglio. 

All’interno di questo quadro generale spicca il balzo in avanti dei risi da interno: quasi tremila ettari in più per Arborio (+17,2%), oltre duemila per il gruppo Carnaroli (+9,5%) e soltanto 660 (ma che valgono quasi il 30% sulla superficie totale) per S. Andrea. Appare più che altro legato a questioni classificatorie, invece, il +59,8% del gruppo Baldo, che guadagna ben 10.800 ettari. Dovuti, in massima parte, al forte incremento di coltivazione di varietà Clearfield. Nella classificazione per gruppi, si assiste a un calo dei Tondi e Medi, che perdono rispettivamente 1.500 e 1.160 ettari, mentre crescono Lungo B (+1.222 ha) e soprattutto il Lungo A, che si attesta a 118.600 ettari, rispetto ai precedenti 107.900. La solita comparazione con il sondaggio di marzo mostra infine uno scarto per le varietà da interno. Previste, a primavera, a 18.800 e 22.800 ettari, rispettivamente per i gruppi Arborio e Carnaroli, contro i 19.200 e 24.300 di luglio

Rischio per i mercati

Le semine superiori a quanto preventivato si spiegano probabilmente con le elevate quotazioni di queste varietà a primavera, ossia nel momento di decidere effettivamente cosa seminare. Tuttavia, un incremento di cinquemila ettari per i gruppi principali potrebbe danneggiare ulteriormente un mercato già molto depresso e che ancora la scorsa settimana ha visto assenza di quotazioni per diverse varietà oltre a un calo dei prezzi, nell’ordine di due euro al quintale, per Arborio e relativo gruppo (mercato di Mortara, mentre appariva stabile Vercelli). Maggiori superfici, unite a produzioni che al momento si prospettano buone, potrebbero spingere gli acquirenti a ritardare ulteriormente l’acquisto delle ultime partite, in un momento in cui, al contrario, gli agricoltori hanno fretta di vuotare i magazzini per far spazio alla produzione 2025.  

Si torna a coltivare riso - Ultima modifica: 2025-07-31T11:42:41+02:00 da Ottavio Repetti

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