Si torna a parlare di ogm. La Corte di giustizia Ue ha stabilito che uno stato membro dell'Ue, nel caso specifico l'Italia, non può bloccare la messa in coltura di ogm in attesa dell'adozione da parte delle Regioni di norme sulla coesistenza tra le colture ogm e convenzionali. Sentenza emessa a proposito della causa intentata dalla Pioneer contro il Mipaaf nel 2008.
L'azione legale imputava al ministero di non aver dato seguito alla richieste di autorizzazione per la semine di mais geneticamente modificato Mon 810, iscritto al catalogo comunitario. Da qui il ricorso straordinario di Pioneer al Consiglio di Stato, che ha sottoposto la questione alla Corte europea. Secondo quest'ultima la coltivazione di ogm approvati dall'Ue non può essere assoggettata a una procedura di autorizzazione nazionale.
L'Europa ha inoltre ricordato che le norme di coesistenza non sono obbligatorie (la Spagna, principale produttore biotech europeo, ne è priva) e gli Stati non possono opporsi “in via generale” alla coltivazione biotech sul territorio.
Perché queste norme di coesistenza altro non sono che misure volte a regolare e tutelare la presenza di diverse forme di agricoltura, al fine di garantire l'esistenza di filiere produttive separate e di prevenire il rischio e il potenziale danno economico che potrebbe derivare da una “contaminazione” involontaria di ogm. Niente hanno a che fare con ipotetici rischi per la salute o per l'ambiente, territorio di competenza delle cosiddette “clausole di salvaguardia”, invocabili solo in presenza di dossier scientificamente inoppugnabili.
Tutto chiarito? Macché. «Adesso - spiega Paolo Marchesini, responsabile Affari istituzionali Sud Europa Pioneer - la questione torna al Consiglio di Stato italiano. Da parte nostra c'è ovviamente grande soddisfazione per la sentenza. L'auspicio è che sia stata fatta chiarezza una volta per tutte sulla normativa europea e che anche l'Italia possa presto aprire alla coltivazione biotech».
Ma il “presto” è un termine molto ambiguo nel nostro Paese. Intanto il ministro Catania non ha rilasciato, per ora, dichiarazioni ufficiali. La materia della coesistenza è competenza delle regioni, le valutazioni da fare sono complesse e quindi i tempi saranno probabilmente lunghi.
Nel frattempo la situazione dell'Italia rimarrà invariata: nel nostro Paese è di fatto vietata la ricerca, è proibita la coltivazione, ma è permesso l'import, la commercializzazione e l'uso di ogm. Il risultato è che i consumatori mangiano da anni prodotti geneticamente modificati.
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