Ma per il Mipaaf non ci sarebbero rischi di collisione tra la norma italiana e quella europea
L'articolo 62 sui
nuovi contratti
trasparenti per
il settore agricolo e agroalimentare
resta sulla graticola.
Le nuove regole sono
entrate in vigore il 24
ottobre scorso, ma le polemiche
non si placano. E il
ministro delle Politiche
agricole, Mario Catania,
ha detto sì alla riapertura
di un tavolo con Confindustria
e Confcommercio,
che ne hanno fatto esplicita
richiesta, ma esteso a
tutte le componenti.
«Ci sarà disponibilità
tutti insieme - ha garantito
il ministro - a vedere
se ci sono correttivi da fare,
se ci sono miglioramenti,
se c'è qualcosa che
non funziona».
D'altra parte sia Catania
che il titolare dello
Sviluppo economico, Corrado
Passera, avevano assicurato
che ci sarebbe stata
massima flessibilità nell'applicazione
della nuove
regole in particolare
nella prima fase.
Ora però il quadro rischia
di complicarsi. L'articolo
62 della legge sulle
liberalizzazioni infatti va
a incrociarsi con la direttiva
comunitaria sui tempi
di pagamento recepita
qualche giorno fa dal Governo.
E potrebbe essere
un incrocio pericoloso. La
direttiva infatti prevede
per tutti i prodotti tempi
stretti (30 giorni) compresa
la pubblica amministrazione,
ma con la possibilità
di deroghe decise dalle
parti.
L'articolo 62 invece è
categorico e non prevede
accordi alternativi. Ma a
questo punto con una normativa
comunitaria più
flessibile i rischi di contenziosi
potrebbero essere
concreti. I contratti scritti
con la legge sulle liberalizzazioni
valgono infatti solo
per i prodotti agricoli e
alimentari e il campo di
applicazione territoriale è
esclusivamente quello nazionale.
Insomma come
potrà reggere il «62» (già
tanto contestato) l'attacco
della legge comunitaria?
D'altra parte anche il
granitico mondo agricolo
negli ultimi tempi, passato
l'entusiasmo collettivo
iniziale, aveva mostrato
segnali di crepe. Con la
Confagricoltura che aveva
evidenziato i rischi per
alcuni settori, in particolare
la zootecnia e il florovivaismo
(si veda altro servizio
in pagina).
«Con la stretta sui tempi
di pagamento - aveva
infatti sottolineato il presidente
di Confagri, Mario
Guidi - rischiamo di far
crollare la competitività
delle nostre aziende perché
saranno preferiti fornitori
di altri paesi che operano
con condizioni più
flessibili». E l'apertura a
eventuali aggiustamenti
era stata espressa anche
dal presidente di Fedagri,
Maurizio Gardini, a nome
di tutte le centrali cooperative.
Che comunque si era
dichiarato favorevole a
procedere.
Ma dal Ministero arrivano
messaggi distensivi.
Nel tavolo tecnico che si
è svolto il 5 novembre
scorso le organizzazioni
coinvolte, dalla Confindustria
alla Confcommercio
alle organizzazione agricole
e cooperative, avrebbero
esposto le criticità ma
in un clima assolutamente
sereno. E senza strappi. E
il Mipaaf si è impegnato a
fornire risposte sul suo sito.
Ma si tratterebbe per
la maggior parte di questioni
superabili. E comunque
legate all'operatività
di una norma giudicata rivoluzionaria
e unica in Europa.
Quanto poi all'impatto
che potrebbe avere sull'articolo
62 la norma comunitaria
sui termini di pagamento,
secondo fonti ministeriali,
non potrà che essere
positivo. Anche perché
l'articolo 62 poggia
su tre pilastri: contratti
scritti, pratiche sleali e termini
di pagamenti. Ma è
solo quest'ultimo aspetto
che va a intersecarsi con i
termini di pagamento fissati
da Bruxelles in 30
giorni. E anche la deroga,
fanno notare dal Ministero,
è prevista nei casi in
cui i termini così stretti
risultino particolarmente
iniqui. Una condizione peraltro
prevista anche dall'articolo
62 ma che il
Consiglio di Stato aveva
«suggerito» di togliere. E
dunque secondo il Ministero
tra le due norme non
c'è concorrenza ma anzi
viaggerebbero in parallelo
con un rafforzamento del
«62». E in ogni caso le
deroghe alla direttiva comunitaria
sarebbero previste
in casi estremi, non
certo un'apertura a violare
i termini. Che in alcuni
paesi europei, come per
esempio l'Olanda, sono
strettissimi e non superano
gli otto giorni.
Insomma dal fronte di
via XX Settembre non c'è
preoccupazione e si tende
a evidenziare soprattutto
la portata innovativa della
legge e la capacità di aver
evidenziato non solo quello
che non si deve fare,
ma anche le buone pratiche.
E comunque, si ribadisce,
la legge c'è ed è operativa
anche se c'è un ultimo
dettaglio: la mancata
pubblicazione in «Gazzetta
Ufficiale». Che però
non avrebbe alcun effetto
giuridico. Il decreto applicativo
è infatti pubblicato
sul sito Mipaaf e questo
sarebbe sufficiente.
Ci sono poi tempi e volontà
di limare il decreto
ministeriale rendendolo
così coerente con le indicazioni
di Bruxelles. Ora
bisogna capire se davvero
tutti i nodi sono stati sciolti
o se dietro l'angolo potrebbe
spuntare qualche
sorpresa.
nuovi contratti
trasparenti per
il settore agricolo e agroalimentare
resta sulla graticola.
Le nuove regole sono
entrate in vigore il 24
ottobre scorso, ma le polemiche
non si placano. E il
ministro delle Politiche
agricole, Mario Catania,
ha detto sì alla riapertura
di un tavolo con Confindustria
e Confcommercio,
che ne hanno fatto esplicita
richiesta, ma esteso a
tutte le componenti.
«Ci sarà disponibilità
tutti insieme - ha garantito
il ministro - a vedere
se ci sono correttivi da fare,
se ci sono miglioramenti,
se c'è qualcosa che
non funziona».
D'altra parte sia Catania
che il titolare dello
Sviluppo economico, Corrado
Passera, avevano assicurato
che ci sarebbe stata
massima flessibilità nell'applicazione
della nuove
regole in particolare
nella prima fase.
Ora però il quadro rischia
di complicarsi. L'articolo
62 della legge sulle
liberalizzazioni infatti va
a incrociarsi con la direttiva
comunitaria sui tempi
di pagamento recepita
qualche giorno fa dal Governo.
E potrebbe essere
un incrocio pericoloso. La
direttiva infatti prevede
per tutti i prodotti tempi
stretti (30 giorni) compresa
la pubblica amministrazione,
ma con la possibilità
di deroghe decise dalle
parti.
L'articolo 62 invece è
categorico e non prevede
accordi alternativi. Ma a
questo punto con una normativa
comunitaria più
flessibile i rischi di contenziosi
potrebbero essere
concreti. I contratti scritti
con la legge sulle liberalizzazioni
valgono infatti solo
per i prodotti agricoli e
alimentari e il campo di
applicazione territoriale è
esclusivamente quello nazionale.
Insomma come
potrà reggere il «62» (già
tanto contestato) l'attacco
della legge comunitaria?
D'altra parte anche il
granitico mondo agricolo
negli ultimi tempi, passato
l'entusiasmo collettivo
iniziale, aveva mostrato
segnali di crepe. Con la
Confagricoltura che aveva
evidenziato i rischi per
alcuni settori, in particolare
la zootecnia e il florovivaismo
(si veda altro servizio
in pagina).
«Con la stretta sui tempi
di pagamento - aveva
infatti sottolineato il presidente
di Confagri, Mario
Guidi - rischiamo di far
crollare la competitività
delle nostre aziende perché
saranno preferiti fornitori
di altri paesi che operano
con condizioni più
flessibili». E l'apertura a
eventuali aggiustamenti
era stata espressa anche
dal presidente di Fedagri,
Maurizio Gardini, a nome
di tutte le centrali cooperative.
Che comunque si era
dichiarato favorevole a
procedere.
Ma dal Ministero arrivano
messaggi distensivi.
Nel tavolo tecnico che si
è svolto il 5 novembre
scorso le organizzazioni
coinvolte, dalla Confindustria
alla Confcommercio
alle organizzazione agricole
e cooperative, avrebbero
esposto le criticità ma
in un clima assolutamente
sereno. E senza strappi. E
il Mipaaf si è impegnato a
fornire risposte sul suo sito.
Ma si tratterebbe per
la maggior parte di questioni
superabili. E comunque
legate all'operatività
di una norma giudicata rivoluzionaria
e unica in Europa.
Quanto poi all'impatto
che potrebbe avere sull'articolo
62 la norma comunitaria
sui termini di pagamento,
secondo fonti ministeriali,
non potrà che essere
positivo. Anche perché
l'articolo 62 poggia
su tre pilastri: contratti
scritti, pratiche sleali e termini
di pagamenti. Ma è
solo quest'ultimo aspetto
che va a intersecarsi con i
termini di pagamento fissati
da Bruxelles in 30
giorni. E anche la deroga,
fanno notare dal Ministero,
è prevista nei casi in
cui i termini così stretti
risultino particolarmente
iniqui. Una condizione peraltro
prevista anche dall'articolo
62 ma che il
Consiglio di Stato aveva
«suggerito» di togliere. E
dunque secondo il Ministero
tra le due norme non
c'è concorrenza ma anzi
viaggerebbero in parallelo
con un rafforzamento del
«62». E in ogni caso le
deroghe alla direttiva comunitaria
sarebbero previste
in casi estremi, non
certo un'apertura a violare
i termini. Che in alcuni
paesi europei, come per
esempio l'Olanda, sono
strettissimi e non superano
gli otto giorni.
Insomma dal fronte di
via XX Settembre non c'è
preoccupazione e si tende
a evidenziare soprattutto
la portata innovativa della
legge e la capacità di aver
evidenziato non solo quello
che non si deve fare,
ma anche le buone pratiche.
E comunque, si ribadisce,
la legge c'è ed è operativa
anche se c'è un ultimo
dettaglio: la mancata
pubblicazione in «Gazzetta
Ufficiale». Che però
non avrebbe alcun effetto
giuridico. Il decreto applicativo
è infatti pubblicato
sul sito Mipaaf e questo
sarebbe sufficiente.
Ci sono poi tempi e volontà
di limare il decreto
ministeriale rendendolo
così coerente con le indicazioni
di Bruxelles. Ora
bisogna capire se davvero
tutti i nodi sono stati sciolti
o se dietro l'angolo potrebbe
spuntare qualche
sorpresa.