Prime mietitrebbie in campo per la raccolta degli orzi e prime facce un po' sconsolate di contoterzisti e agricoltori. Le colture non sono belle e nei cassoni mancano quintali di prodotto.
Non c'era da illudersi troppo: una pessima primavera faceva da viatico e il caldo improvviso del periodo 10-15 giugno ha chiuso il cerchio. Qualcuno, vista l'umidità ancora alta, ha sospeso la raccolta, confidando proprio nell'azione delle alte temperature.
Il quadro non è definito, ma le rese sono scese sensibilmente. In media di un buon 20-25%, spesso di più. Tanto che c'è chi ha già deciso di cambiare strategia. Come l'allevatore del Lodigiano che ha lasciato perdere la granella, ha trinciato tutto e ha proposto il raccolto agli impianti di biogas. Soluzione di minima, comunque, visto il contesto, non così peregrina anche per diverse altri agricoltori interpellati.
E a fine mese arrivano i primi grani. Che molto probabilmente saranno i peggiori. Almeno ascoltando l'opinione di consorzi agrari e stoccatori, i cui tecnici hanno effettuato nella seconda decade di giugno diversi monitoraggi, per capire cosa sarebbe arrivato nei sili da lì a poco.
Rispetto alle attese lo scenario pare leggermente modificato. Preoccupano maggiormente i cali di resa e gli effetti provocati dagli attacchi di septoria e mal del piede, meno quelli legati alla qualità e allo sviluppo di fusariosi e micotossine.
L'analisi di Loredano Poli, responsabile sezione cereali di Progeo che in questa campagna riceverà circa un milione di quintali, è precisa, pur in una situazione ancora abbastanza aleatoria: «I monitoraggi effettuati nelle ultime settimane sono tranquilizzanti e il grano non è così 'brutto' come sembrava. Certo un effetto sulle rese ci sarà e ci aspettiamo un calo non inferiore al 15%, che in termini quantitativi dovrebbe essere compensato dall'aumento analogo delle superfici. Comunque vedo medie attorno ai 60 q/ha lontane da quelle del 2012, ma non così negative come qualcuno prospettava».
Se però la situazione sanitaria dovesse essere molto peggiore, le strutture ricettive paiono pronte. «Gli attacchi di Fusarium appaiono modesti - continua Poli - ma dopo l'esperienza della scorsa campagna con il mais non sottovalutiamo più niente, tanto che siamo già organizzati per migliorare il campionamento con sonda per prelievi sul camion. In sostanza partiamo come se il problema ci fosse e con l'obiettivo di dividere subito le partite il più possibile. L'attenzione sarà elevata e per tutelare anche l'agricoltore contiamo di aumentare il numero medio di campionamenti, soprattutto a inizio campagna».
Poiché a detta di tutti gli operatori sarannno proprio le prime settimane le più problematiche, visto che a soffrire maggiormente dell'andamento stagionale, dei ritardi e dei mancati interventi, dovrebbero essere proprio i grani precoci. «Il grano fusariato tuttavia è più facillmente riconoscibile rispetto al mais. Abbiamo la possibilità di lavorare meglio - rimarca Poli - e di definire parametri di riferimento per le partire successive in entrata e, di conseguenza, per il grosso della campagna».
Anche nei Consorzi agrari di Parma e Piacenza preoccupa l'inizio campagna e almeno per le prime settimane è stato predisposto un aumento dei controlli all'entrata per provare a identificare rapidamente lotti fortemente danneggiati e cercare di differenziare il prodotto.
«L'allarme qualità - evidenzia Natalino Gardinale del Consorzio agrario di Ferrara - appare rientrato e le problematiche relative alle micotossine non sembrano particolari. Sono meno pessimista di quello che si sente in giro. Se si escludono i grani molto precoci seminati a fine settembre-inizio ottobre che oggettivamente dovrebbero pagare dazio sul fronte delle rese e far partire un po' in salita la campagna, la restante produzione dovrebbe essere regolare, tanto che per i medi-tardivi e i tardivi potrebbe essere addirittura un'annata più che discreta».