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Immaginate il Presidente
della Repubblica
Giorgio Napolitano
che spiega per oltre un’ora
i dettagli applicativi della
riforma della Politica agricola
comune di fronte a una
platea di allevatori, magari
alla Fiera di Cremona. Cercando
di dirimere i contrasti
sorti, a livello nazionale,
tra categorie produttive dell’economia
reale, come ad
esempio cerealicoltori e allevatori,
invece che tra politici
di schieramenti opposti
(ma compagni di governo).
In Francia, agli agricoltori
francesi (i famosi paysan),
è successo davvero. E non
è certo la prima volta; basti
ricordare la discesa in campo
dell’ex Presidente Chirac
per sbloccare l’accordo
sulle prospettive finanziarie
nel 2002, o assicurare il matenimento
dei premi accoppiati
alle vacche nutrici,
qualche anno dopo.
Così l’attuale Presidente
francese, François Hollande,
nei giorni scorsi ha illustrato
nei dettagli, dopo le
polemiche delle ultime settimane,
il piano per l’applicazione
della nuova Pac a livello
nazionale. «Abbiamo
scelto di dare priorità agli
allevamenti che riceveranno
ogni anno circa un milione
di euro in più rispetto
all’ammontare degli attuali
trasferimenti».
È stato questo il passaggio
forte del discorso con il
quale il presidente della Repubblica
in occasione del
recente «summit» dell’allevamento,
ha annunciato le
scelte francesi relative alle
modalità di applicazione
della nuova Pac.
Il settore zootecnico, ha
sottolineato Hollande, «vive
da anni una crisi strutturale
provocata anche dal disaccoppiamento
degli aiuti
della Pac con il taglio del
legame tra sostegno e produzione.
Ora abbiamo l’occasione
per riequilibrare la
situazione».
Il Presidente della Repubblica
non si è limitato a trattare
le questioni di fondo. È
invece entrato nel vivo degli
aspetti operativi, con tanto
di cifre e percentuali, tenendo
anche conto delle reazioni
suscitate dalle proposte
presentate a fine luglio
dal ministro dell’Agricoltura,
Stephane Le Foll.
In primo luogo, a proposito
di aiuti accoppiati, è
stato deciso di utilizzare
per intero a favore degli allevamenti
il margine di flessibilità
(pari al 13% del
massimale finanziario nazionale)
consentito dalla
nuova Pac.
Per la Francia, in valore
assoluto, il margine corrisponde
a circa 970 milioni
di euro che rispetto al passato,
come evidenziato dal
presidente della Repubblica,
saranno assegnati in relazione
ai volumi produttivi
e non più in funzione di
diritti storici.
In materia di convergenza
interna degli aiuti, Hollande
ha annunciato che si
procederà gradualmente fino
ad arrivare al 70% nel
2019. In sostanza, alla fine
del periodo transitorio, tutti
gli agricoltori dovranno ricevere
un aiuto pari almeno
al 70% della media nazionale
che è attualmente di 268
euro all’ettaro. Ma per effetto
del processo di convergenza
interna, nessun produttore
dovrà subire una
perdita superiore al 30 per
cento.
Relativamente al «greening
», la componente ecologica
dei nuovi aiuti della
Pac, il 30% del pagamento
di base non verrà calcolato
in modo forfettario, bensì
in proporzione all’aiuto di
base assegnato a ciascun
agricoltore.
Infine, la questione che
ha suscitato le più dure contrapposizioni
all’interno delle
organizzazioni professionali.
Vale a dire, la maggiorazione
degli aiuti per un
certo numero di ettari a livello
aziendale.
Il Presidente della Repubblica
ha indicato che la
maggiorazione riguarderà i
primi 52 ettari, «al fine di
avvantaggiare le imprese
con maggiore manodopera
», ma con alcuni sostanziali
cambiamenti rispetto
alle ipotesi operative illustrare
nelle scorse settimane
dal ministro Le Foll.
Infatti, per finanziare la
maggiorazione verrà utilizzato
il 20% del massimale
finanziario nazionale, anziché
il 30 per cento. Inoltre,
si procederà in modo graduale
nell’arco di quattro
anni e a metà periodo verrà
fatta una valutazione d’impatto.