Giovedì 26 giugno, prima quotazione del grano tenero della campagna 2014 alla Borsa merci di Bologna: 194-196 €/t. Circa 15 euro in meno dell'analogo valore di riferimento del 2013, per quanto riguarda il frumento fino n° 3, il solo quotato nella prima seduta.
Il prezzo, come purtroppo qualcuno anticipava, non è granchè. Se il grano sta sotto i 20 €, si diceva, per l'agricoltore sarà dura coprire i costi. In particolar modo se le rese non saranno straordinarie.
Cosa purtroppo puntualmente verificatisi.
Perchè, se dai mercati non arrivano grandi notizie, non è che in campagna la situazione sia molto migliore. Certo, come spesso accade lo scenario è molto diversificato, con alcune realtà tutto sommato positive e altre decisamente meno edificanti.
Una prima, dettagliata, sintesi la fornisce Loredano Poli, responsabile conferimenti cereali di Progeo, 1,5 milioni di q gestiti: «Siamo oltre il 70% di tenero raccolto e, indicativamente, il calo produttivo è nell'ordine del 10-15% sul 2013, anno già modesto se confrontato con l'ottimo 2012. Spesso si è rimasti sotto i 70 q/ha, una sorta di spartiacque per le aree vocate emiliane. Con pesi specifici quasi ovunque inferiori agli 80 kg/hl. Le cause sono diverse: non c'è stato praticamente inverno e gli afidi si sono fatti sentire, così come sul fronte climatico, i ristagni d'acqua non sono mancati. Ha poi inciso parecchio l'epoca di semina: chi ha anticipato troppo, entrando a inizio ottobre, è andato male, mentre risultati tutto sommato soddisfacenti sono arrivati da chi ha seminato a dicembre».
Poli si sofferma sul prezzo ed evidenzia l'inadeguatezza della prima quotazione a Bologna: «Il valore è basso e spero davvero possa aumentare, perchè con queste cifre sarà dura per gli agricoltori fare bilancio. La quotazione è sostanzialmente allineata con gli andamenti internazionali, ma il nostro grano è mediamente migliore e deve avere uno spread positivo, almeno di 10-15 €/t».
In uno scenario complessivamente grigio Poli individua due positività: «La granella è davvero sana. Nessun problema di fusariosi e micotossine. Da anni non si vedeva una situazione tale e questo va rimarcato. Inoltre occorre sottolineare che, in alcune aree, chi ha lavorato bene sul fronte tecnico-agromico a 80 q/ha ci è arrivato, una resa che garantisce una certa marginalità».
E in effetti la testimonianza di Massimo Zangirolami, oltre mille ettari raccolti nella Bassa Ferrarese, conferma quest'ultimo passaggio: «Non è stata una brutta campagna: la media è stata attorno ai 75 q/ha, con minimi di 65 e punte di 85 q/ha, in diverse aziende di Iolanda di Savoia, Codigoro e Tresigallo. Si temeva per il peso specifico, ma nelle nostre aree quasi mai si è scesi sotto gli 80 kg/hl».
Ma in molti altri areali i problemi sono stati maggiori. «Al confine fra Bologna e Ferrara - evidenzia Roberto Gualandi di Argenta - pur in una situazione diversificata fra azienda e azienda, le medie sono state di 55-60 q/ha, quando è andata bene. In diverse zone si sono verificati allettamenti evidenti e malattie come il mal del piede si sono fatte sentire. Cosa che ha inciso anche sulla diminuzione del peso specifico. Così in molti casi sul fronte rese si è rimasti ben lontani dalle medie storiche che si aggiravano sui 70-75 q/ha».
Sulla stessa lunghezza d'onda Evro Manaresi, che ha raccolto qualche centinaia di ettari di cereali nel Bolognese: «Campagna modesta sia per produzione che per qualità. Il valore di resa più frequente è stato quello di 60 q/ha. Poco. Con pesi specifici che il più delle volte si sono fermati a 78 kg/hl. Il grano è 'andato in terra' molto presto, diverse malattie hanno fatto il resto e in casi eccezionali alcuni agricoltori sono stati in dubbio se raccogliere o meno. Lo hanno fatto con risultati straordinariamente negativi: la produzione è stata inferiore ai 20 q/ha».
Risalendo la via Emilia la situazione sostanzialmente non cambia. Nell'Alessandrino e nel Piacentino si va dai 60 (più frequenti) ai 75 q/ha, con pesi specifici compresi fra i 78 e gli 82 kg/ha. Molto grano è allettato e le raccolte hanno dovuto gestire con il minor danno possibile questa problematica.
Se il tenero ha sofferto, al Nord è senz'altro andata meglio al grano duro. Gualandi e Manaresi sottolineano praticamente all'unisono che la coltura ha risposto bene alle condizioni climatiche e ha chiuso positivamente il ciclo.
In quasi tutti gli areali si è andati sopra i 60 q/ha, con eccellenze superiori agli 80 q/ha.
In generale buoni anche peso e contenuti proteici, così come lo stato sanitario della granella. E più di un operatore prevede una buona ripresa del duro nelle rotazioni tipiche del Nord, a scapito del grano tenero. Analogamente l'orzo. Nell'area dell'Alta Emilia in diversi casi si è arrivati a 75 q/ha con 63 kg/hl di peso specifico in media. Valori che inseriscono la campagna nell'alveo della positività.
Con le mietitrebbie che stanno concludendo il loro lavoro, arrivano le prime stime quantitative basate su dati reali. Copa-Cogeca, le organizzazioni agricole e cooperative dell'Ue, sottolineano che la produzione cerealicola è in crescita del 2,3% rispetto al 2013: escludendo il riso, il raccolto comunitario dovrebbe essere di 304 milioni di t (erano 297 nel 2013).
I numeri italiani confermano le valutazioni di campo: il grano tenero è previsto in leggera diminuzione a 3,38 milioni di t, mentre cresce la produzione di grano duro che dovrebbe ritornare a ridosso delle 4 milioni di t.
Allegati
- Scarica il file: Tenero, giù rese e pesi specifici. La campagna parte in salita