Il consorzio del ParmigianoReggiano presenta i conti di un’annata difficile: nel 2008 il prezzo medio all’origine è stato di soli 7,40 euro al kg (-5% rispetto al 2007), quando il costo di produzione del formaggio si aggira intorno agli 8 euro. Cifre alle quali il presidente del consorzio Giuseppe Alai ha accostato quella del prezzo al consumo 2008: in media ben 13,72 euro al kg, +5,5% rispetto al 2007; tanto per ricordare quanto sia ancora problematico il rapporto con la grande distribuzione.
Un 2008 pesante dunque per le 3.855 aziende agricole che conferiscono il latte ai caseifici; uno stato di difficoltà rappresentativo della situazione più generale della zootecnia italiana, se è vero che, come sottolinea Alai, «nel comprensorio si concentra il 16% dell’intera produzione italiana di latte».
Fra le vie d’uscita quella di contenere i costi di trasformazione del latte, per renderli via via più bassi del livello dei ricavi.
Il che significa in questo caso «razionalizzare la produzione, aumentando la quantità media di prodotto lavorata da ogni caseificio. Un processo in corso da tempo: il numero dei caseifici è sceso dai 581 del 2000 sino a quota 429. Ma non basta: i nostri caseifici producono in media 19 forme al giorno, quelli del Grana Padano 81. Un obiettivo sostenibile sarebbe passare dalla media attuale di 40mila quintali di latte per caseificio a 120mila».
Un processo che secondo il vicepresidente del consorzio Eros Valenti dovrebbe diventare più veloce: «dai 400 caseifici di oggi dovremmo arrivare a 200. E l’aggregazione deve essere ricercata anche sul piano commerciale: la grande distribuzione dovrebbe avere un numero assai inferiore di interlocutori.
In altre parole, se fossero soltanto una ventina i soggetti che offrono parmigiano ai buyer, i rapporti di forza negoziale sarebbero ben diversi rispetto a quelli attuali».
150mila forma in meno
Intanto il consorzio ritira 50-55mila forme dal mercato. Saranno stagionate a cura del consorzio e verranno destinate ad azioni di promozione sui mercati esteri, soprattutto Usa, Giappone e Russia. L’intervento si aggiunge a quello legato al bando Agea, che toglie dal mercato altre 95100mila forme per destinarle agli indigenti.
In ogni caso tutto questo finisce per ritirare dal mercato un totale di circa 150mila forme: è una contrazione del 5% dell’offerta complessiva di Parmigiano Reggiano, che consiste in circa 3 milioni di forme. Obiettivo evidente dell’intervento sostenere il prezzo del formaggio e contrastare l’attuale crisi di mercato. Questo 5% che viene tolto dal mercato, sottolinea Alai, «coincide con l’eccedenza di offerta di Parmigiano Reggiano sul mercato nazionale: la percentuale è la stessa».