In risaia la diffusione di molti patogeni dannosi è legata al seme. Si sta infatti assistendo a una situazione in cui pare chiaro quanto inizino a diventare necessari un maggiore controllo del seme, specialmente quello aziendale, una più chiara e condivisa normativa sulle royalties, la ricerca di varietà sempre più resistenti alle patologie e i finanziamenti ad essa legati.
Tra le crittogame Pyricularia orizae è quella più conosciuta, noto come Brusone del riso. A fronte dei danni che può produrre la ricerca ha condotto a risultati sorprendenti nell’ambito di nuove varietà geneticamente resistenti come Carnaval, Telemaco, Allegro e i risi ibridi. Oltre alle varietà con il gene di resistenza al brusone, ne esistono altre meno sensibili alla malattia come, ad esempio, quelle con foglie più strette, angolo di inserzione con il fusto minore e un maggiore contenuto di silicio per meglio resistere alla penetrazione del fungo.
Vialone Nano e Carnaroli sono le varietà meno resistenti al Brusone, ma per ragioni di mercato spesso vengono comunque scelte e, per ovviare alla loro suscettibilità, si preferisce scegliere di intervenire sulla gestione agronomica e sulla difesa fitosanitaria con prodotti chimici.
Esistono fattori ambientali e agronomici da considerare nella scelta della varietà da utilizzare e nell’impostazione d’una gestione della risaia che riesca a contenere il più possibile l’attacco: terreni sciolti, carenze idriche, soprattutto se associate all’irrigazione turnata, ed eccessiva concimazione azotata aumentano la suscettibilità all’attacco. Rispetto a quest’ultimo aspetto è consigliato l’utilizzo di concimi organici o a lento rilascio che permettono una graduale somministrazione di azoto durante il ciclo colturale.
Due specie molto dannose
Su base economica, dopo P. orizae, nella top 10 dei fitopatogeni dannosi nel mondo, troviamo 2 specie di Fusarium, F. graminearum e F. oxysporium, che stanno diventando un problema sempre più grave a causa della loro elevata adattabilità climatica e ambientale, favorita dall’altissima varietà di ceppi che lo contraddistinguono. Tipicamente costituisce un esempio di invasione secondaria, causata da errori di governo della risaia, piante in stress, nutrienti del suolo non ben distribuiti o eventi meteorologici esterni…
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