Buone pratiche agronomiche per contenere la rogna dell’olivo

Tipiche escrescenze tumorali e fessurazioni corticali causate da un grave attacco di Pseudomonas savastanoi su branche e rametti di olivo
L’infezione da Pseudomonas savastanoi viene favorita da condizioni climatiche caratterizzate da temperature miti ed elevata umidità relativa, quando accompagnata da periodi particolarmente piovosi. La strategia di difesa passa principalmente da pratiche agronomiche per prevenire l’evento infettivo e la diffusione della malattia

La rogna dell’olivo, causata dal batterio gram negativo Pseudomonas savastanoi, è una malattia molto comune in Italia, specialmente negli areali più umidi.

In determinati anni, caratterizzati da gelate primaverili o eventi grandinigeni non è infrequente notare sintomi anche a carico non solo su branche e fusto, ma anche a carico delle radici.

Sintomi inconfondibili

La malattia colpisce principalmente i rami più giovani della pianta, ma, anche se più raramente può interessare anche le branche primarie o secondarie, il fusto, le foglie, i frutti fino anche le radici.

I sintomi sono caratterizzati inizialmente da delle piccole escrescenze tumorali, dalla superficie corrugata, e a volte anche fessurata, di colore brunastro e della dimensione di qualche centimetro di diametro. Anche le drupe possono essere interessate dagli attacchi di P. savastanoi.

Su queste la malattia può manifestarsi con macchie di colore brunastro di qualche millimetro in corrispondenza delle lenticelle fino anche a vere e proprie deformazioni. Sulle radici la manifestazione del sintomo, con le classiche escrescenze tumorali, passa quasi sempre inosservata. Il patogeno è in grado di penetrare attraverso microlesioni e ferite varie causate da eventi climatici estremi come grandine, vento, basse temperature, dall’uomo durante l’esecuzione di pratiche colturali come la potatura e la raccolta delle olive, come anche dall’attività di fitofagi come la mosca dell’olivo (Bactrocera oleae) durante la deposizione delle uova. Una volta che il batterio è penetrato nei tessuti vegetali può diffondersi ad altri organi della pianta attraverso il flusso della linfa per creare numerose altre escrescenze tumorali.

Il periodo di incubazione della malattia può variare da 30 a 90 giorni in relazione delle condizioni ambientali. L’infezione viene favorita da condizioni climatiche caratterizzate da temperature miti ed elevata umidità relativa, quando accompagnata da periodi particolarmente piovosi.

Articolo pubblicato sulla rubrica L’occhio del Fitopatologo di Terra e Vita

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Non solo chimica

La lotta contro questa avversità passa principalmente attraverso pratiche agronomiche miranti a prevenire l’evento infettivo e la diffusione della malattia:

- nei casi di nuovi impianti è consigliabile l’utilizzo di varietà tolleranti alla malattia;

- la potatura deve mirare a eliminare i getti colpiti (presentanti le escrescenze tumorali) o secchi e a eliminarli bruciandoli. Durante questa operazione, che può essere eseguita anche dopo la raccolta, è buona norma disinfettare accuratamente gli strumenti di taglio utilizzati prima di passare a potare le piante sane per evitare di trasmettere a queste la malattia.

- avere l’accortezza di eseguire innesti con piante sane;

- evitare, per quanto possibile, la raccolta delle olive con abbacchiatori o scuotitori, in quanto questi tendono a provocare lesioni attraverso le quali il batterio potrebbe facilmente penetrare.

Articolo pubblicato sulla rubrica L’occhio del Fitopatologo di Terra e Vita

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La difesa chimica ha lo scopo di proteggere le lesioni che si sono provocate durante la stagione. Tale protezione viene attuata attraverso trattamenti con Sali di rame da eseguirsi dopo la potatura oppure dopo gelate tardive o eventuali grandinate. È bene ricordare che in un anno non deve essere superata la soglia di 4 kg di ione rame/ha. Un’azione di controllo indiretto alla rogna dell’olivo passa, infine, anche da una corretta difesa nei confronti della mosca dell’olivo e da altri insetti fitofagi specialmente se lignicoli.

Buone pratiche agronomiche per contenere la rogna dell’olivo - Ultima modifica: 2022-04-19T08:45:33+02:00 da K4

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