Vite, agire in anticipo contro la clorosi ferrica

Clorosi ferrica
Al suolo si possono applicare ferro-chelati, solfato ferroso, vivianite, letame, compost e farina di sangue. Per via fogliare possono essere utilizzati vari ferro-chelati, solfato ferroso e ferro complessato con composti organici

La carenza di ferro provoca clorosi internervale, più o meno spinta, delle foglie apicali del germoglio (le nervature, all’inizio, restano verdi); poi il colore delle foglie vira verso il giallo paglierino, fino al giallo biancastro, mentre le nervature perdono il loro colore verde. Necrosi della lamina a partire dai margini. I tralci rimangono esili, corti e possono assumere una colorazione tendente al rosso-rosato. I grappoli sono soggetti ad abbondanti colature e acinellature. Un elemento distintivo fra ingiallimenti di origine virale e clorosi ferrica è la colorazione delle nervature, che nel caso del giallume infettivo è gialla al pari del lembo fogliare; inoltre, la distribuzione delle piante colpite, nel caso del giallume virale è prevalentemente casuale, mentre nella clorosi ferrica è tendenzialmente zonata. Eccessi di chelati di ferro somministrati al terreno possono portare a ingiallimenti delle foglie.

La clorosi ferrica è imputabile a numerosi fattori, interni ed esterni alla pianta, che possono influenzare i processi di assorbimento e assimilazione dell’elemento.

In generale, molta importanza viene data alle condizioni pedologiche e, spesso, si tralasciano quelle legate alla stessa pianta, che possono risultare altrettanto significative.

Articolo pubblicato sulla rubrica L’occhio del Fitopatologo di Terra e Vita

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Non solo problemi di calcare

Le lavorazioni eccessive del terreno facilitano l’ossidazione del ferro portando in superficie il calcare favorendone il suo sminuzzamento; indirettamente provocano la rottura del capillizio radicale, per cui la “non coltura” e l’inerbimento riducono i rischi di clorosi. Nei suoli compatti e ricchi di sostanza organica in decomposizione possono svilupparsi CO2 (favorisce la formazione dei bicarbonati), etilene e H2S che riducono la crescita e l’allungamento delle radici e, probabilmente, l’assorbimento del ferro. Sistemi di allevamento espansi e molto produttivi sono maggiormente soggetti alla clorosi ferrica. Basse e alte temperature rallentano l’assorbimento del ferro, così come l’eccessiva luminosità che danneggia le proteine che proteggono la clorofilla. Produzioni eccessive riducono l’accumulo delle riserve glucidiche, dalle quali derivano diverse sostanze chelanti del ferro (es. acido citrico). I vigneti giovani (2°-3° anno) sono più “esposti” alla clorosi (minori riserve glucidiche).

Patologie radicali possono ridurre l’assorbimento radicale dell’elemento. La natura del portinnesto e le diverse cultivar rivestono un ruolo fondamentale nella sensibilità alla fisiopatia.

Danni al sistema radicale possono ridurre l’assorbimento del ferro. Disaffinità di innesto e/o sensibilità del portinnesto causano un insufficiente rifornimento di fotosintetati al sistema radicale e di ferro alla chioma. L’eccesso produttivo nella stagione precedente può causare scarso accumulo di riserve negli organi perenni e limitata crescita radicale primaverile. La crescita e lo sviluppo di nuove radici sono fondamentali per l’assorbimento primaverile del ferro.

Le infezioni da patogeni possono ridurre la presenza di carboidrati di riserva e l’assorbimento del ferro. Possibile “sequestro” del metallo da parte dei microrganismi del terreno e/o dei tessuti delle piante.

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Come gestirla

La gestione della clorosi ferrica deve essere effettuata in via preventiva con la scelta del sito di impianto e del portinnesto più adatto.

Le strategie di controllo possono prevedere applicazioni al suolo di ferro-chelati (Fe-EDDHA, Fe-EDDHMA, FE-EDDHSA ecc.), solfato ferroso, vivianite, letame, compost, farina di sangue ecc. Per via fogliare possono essere utilizzati vari ferro-chelati (Fe-DTPA, Fe-EDTA ecc.), solfato ferroso e Fe-complessato con composti organici (Fe-amminoacidi, Fe-ligninsulfonati ecc.) Altre applicazioni riguardano iniezioni al tronco e consociazioni con specie Poacee perenni per sfruttare l’azione chelante dei fitosiderofori.

Vite, agire in anticipo contro la clorosi ferrica - Ultima modifica: 2024-04-17T17:43:25+02:00 da K4

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