Un dossier, con foto e video (https://www.viviwebtv.it/news/cia/881681/castellaneta-cinghiali-in-azione-razzie-nelle-campagne-di-castellaneta-lallarme-della-cia), per documentare quanto la questione cinghiali, nonostante le reiterate denunce degli agricoltori e della CIA Agricoltori Italiani della Puglia, sia ancora tutta da affrontare: lo ha realizzato CIA Due Mari Taranto e Brindisi a Castellaneta (Ta), in contrada Sant’Andrea, per riaccendere l’attenzione sui danni causati da branchi sempre più numerosi e famelici. Nel video i cinghiali procedono svelti anche in acqua, ma è sulla terraferma che provocano gravi danni.
«I cinghiali scavano sotto gli alberi e mangiano tutto ciò che trovano»
«La notte – afferma l’agricoltore Giuseppe Ammaturo – i cinghiali scavano sotto gli alberi e mangiano tutto ciò che trovano: si nutrono delle radici delle piante e più volte hanno buttato a terra piante di olivo e agrumi. Addirittura, quando arriva il tempo delle arance, non trovando altro si nutrono di esse, mentre prima non lo facevano. Si sono talmente moltiplicati negli anni che ora è difficile risolvere tale questione. Chiedo alla Regione Puglia di affrontare seriamente questo problema, perché si presenta ogni anno sempre più grave».
Branchi numerosi distruggono intere coltivazioni
«Abbiamo documentato quanto accaduto, in particolare, in un grande agrumeto della provincia di Taranto – spiega Vito Rubino, direttore provinciale di CIA Due Mari, che ha curato direttamente il dossier –. Questi animali si spingono fino dove possono trovare cibo e acqua. Abbiamo documentato la loro presenza anche lungo i canali che attraversano e delimitano le zone rurali. Di recente, così come accade da troppo tempo ormai, si è verificato che branchi molto numerosi abbiano distrutto piante e intere coltivazioni».
Ma anche le leggi attuali restano in gran parte inattuate
A livello regionale, CIA Puglia ha formulato una serie di proposte finora inascoltate, ma anche le leggi attuali restano in gran parte inattuate, rileva Raffaele Ignazzi, componente giunta di CIA Due Mari. «A pagare le conseguenze delle scorrerie dei cinghiali sono gli agricoltori e gli allevatori: si tratta di un problema di sicurezza e di ordine economico, perché essi, oltre a vivere il pericolo, non vengono adeguatamente ristorati per i danni subiti. Può sembrare un problema di poco contro, invece è gravissimo».
Non solo cinghiali, anche lupi e storni
«In tutta Italia stiamo portando all’attenzione delle massime autorità istituzionali la nostra proposta per una radicale riforma della legge sulla fauna selvatica – aggiunge Pietro De Padova, presidente provinciale di CIA Due Mari –. Il numero degli animali selvatici è cresciuto a dismisura negli ultimi 10 anni e, con esso, sono aumentati anche i danni arrecati ad aziende agricole e allevamenti da cinghiali, lupi e storni».
«Amiamo gli animali - continua- :vanno tutelati ma anche messi nelle condizioni di non nuocere. Perchè sappiamo che la crescita della loro presenza sul territorio deve essere necessariamente contenuta e limitata, in modo da essere compatibile sia con la sicurezza dei cittadini sia con le attività di agricoltori e allevatori. Servono meccanismi certi per prevenire gli incidenti e risarcire i danni subiti da aziende agricole e zootecniche».
La proliferazione di animali selvatici, un problema nazionale
Il fenomeno della crescita del numero di animali selvatici presenti sul territorio non riguarda soltanto la provincia di Taranto ma tutta la Puglia e il resto del Paese.Il fenomeno della crescita del numero di animali selvatici presenti sul territorio non riguarda soltanto la provincia di Taranto ma tutta la Puglia e il resto del Paese, evidenzia Rubino. «I danni provocati dagli attacchi di lupi, cinghiali o storni possono arrivare a mettere in ginocchio un’azienda. CIA Puglia, recentemente, ha scelto Monte Sant’Angelo, sul Gargano, per un focus, molto partecipato, dedicato alle proprie proposte per modificare le normative vigenti, a livello regionale e nazionale. Servono regole certe. Occorre ovviare ai danni causati ad allevatori e agricoltori non attraverso un indennizzo ma con un vero e proprio risarcimento, congruo e immediato, e un controllo della fauna selvatica. Oggi le procedure per l’indennizzo sono complesse e vanno troppo per le lunghe».