Nell’Unione europea il cachi è coltivato su una superficie pari a circa 21mila ettari, vale a dire il 22% del totale mondiale, Cina esclusa; l’Italia, con 2.500 ettari, si colloca al secondo posto dopo la Spagna. Il tasso di rinnovo degli impianti si mantiene vivace, con valori fra l’8 e il 10%. A livello territoriale la coltura è concentrata soprattutto in due regioni: Emilia-Romagna e Campania che, nel complesso, assommano circa l’80% delle superfici investite.
Le diverse malattie del cachi
Fra le patologie “classiche” del cachi sono da segnalare numerosi marciumi che possono causare gravi danni sui frutti, quali Botrytis cinerea, Colletotrichum gloeosporioides, Penicillium expansum, Rhizopus stolonifer e Cladosporium sp. ecc. In campo, anche in Italia, è stato segnalato il fungo Plurivorosphaerella nawae (= Mycosphaerella nawae), che provoca defogliazione e caduta anticipata dei frutti. Ad oggi, otto virus, tra cui (PeCV, PeLV, PeVA, PeBV, Persimmon ampelovirus (PAmpV), Persimmon polerovirus (PPolV), Persimmon waikavirus (PWaiV) e Passiflora latent virus (PLV) e PVd sono stati riportati in tutto il mondo sulla coltura. Alcuni di questi (es. PeCV) sono stati rilevati anche in Italia.
Fra i viroidi sono stati individuati su cachi nel mondo, utilizzando tecniche RT-PCR, Apple fruit crinkle viroid (AFCVd), Persimmon viroid ([PEVd), Persimmon viroid 2 (PeVd 2), Citrus viroid VI (CVd VI– precedentemente denominato Citrus viroid OS) e PVd (Persimmon viroid).
Diospyros cachi è stato inserito nell’elenco delle piante ospiti per Xylella fastidiosa.
Articolo pubblicato sulla rubrica L'occhio del fitopatologo di Terra e Vita
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Giallume e necrosi
Si tratta di un’alterazione a eziologia incerta riportata per la prima volta nel 1947 e, successivamente, ripresa in altri lavori. La malattia si manifesta con giallume diffuso della lamina fogliare, ma il sintomo più evidente è rappresentato da una marcata necrosi delle nervature. Talvolta la necrosi è limitata ai margini o ad aree di grandezza variabile localizzate verso il margine delle foglie. Anche sui germogli possono aversi delle alterazioni, consistenti in formazioni suberose che imbrunendo si confondono con l’epidermide. Come esito finale di tale alterazione si ha una precoce filloptosi e conseguente carpoptosi.
Difficile stabilire una causa
Rimangono ancora valide le ipotesi secondo le quali la defogliazione è da riferire a uno stato di sofferenza della pianta dovuto a condizioni edafico-ambientali avverse, oppure, con maggiori probabilità, a un virus e/o complesso di virus. Alcune analogie sintomatologiche farebbero associare l’alterazione suddetta alla “Sindrome della morte improvvisa del cachi” (Sudden Death Syndrome), già segnalata in diversi comprensori mondiali di coltivazione. Purtuttavia, anche in questo caso, è ancora difficile associare la sindrome a una serie definita di patogeni in quanto, spesso, gli organismi patogeni non vengono ritrovato in tutti i campioni che evidenziano la sintomatologia.
Per la prevenzione dell’anomalia è necessario ricorrere a materiale di impianto sano o risanato e procedere all’impianto in terreni vocati e ben preparati dal punto di vista agronomico. La cura successiva degli impianti è fondamentale, in particolare per le operazioni di potatura, fertilizzazione e irrigazione.