Difesa sostenibile sì, ma come? Proteggere le colture dagli organismi dannosi è una sfida sempre più complessa. La perdita di biodiversità, il cambiamento climatico e l'arrivo di nuovi organismi dannosi stanno riducendo la naturale capacità degli agroecosistemi di difendersi, con effetti negativi sulla produttività e la redditività delle aziende agricole.
Per decenni, la soluzione più gettonata per affrontare le problematiche fitosanitarie è stata l’uso (e purtroppo talvolta persino l'abuso) di agrofarmaci di sintesi. Un approccio largamente diffuso ma oggi sempre più discusso, visti gli impatti negativi di questi prodotti sulla salute umana, sull'acqua, sul suolo e sulla biodiversità, ormai ampiamente documentati.
Gli effetti collaterali
L’esposizione umana ad alcuni agrofarmaci di sintesi è collegata a una serie di malattie croniche gravi, come il cancro e le malattie cardiache, respiratorie e neurologiche, nonché a ritardi di sviluppo dei bambini. Inoltre, è noto che l'uso estensivo di agrofarmaci di sintesi danneggia gli insetti impollinatori e causa la perdita degli insetti predatori, oltre a contaminare suoli, fiumi e laghi.
Oggi si osserva una maggiore vulnerabilità degli agroecosistemi agli organismi dannosi e la comparsa di parassiti secondari: specie che prima non causavano danni significativi, ora in assenza di controllo biologico naturale diventano rapidamente delle problematiche importanti. Ciò ha dimostrato che ridurre la biodiversità significa ridurre la capacità di autoregolazione degli ecosistemi agricoli, rendendo necessario un cambio di paradigma.
La strada della sostenibilità: ricerca, innovazione e collaborazione
Conosciuti gli effetti collaterali, come si può invertire la rotta e proteggere le colture dagli organismi dannosi con strumenti di difesa sostenibile? Le soluzioni arrivano sia dalla ricerca scientifica, che dall’esperienza dei tecnici e degli agricoltori in campo. L'adozione delle migliori pratiche agroecologiche, l’uso sapiente di agenti naturali antagonisti, l'accorta pianificazione del paesaggio e la saggia diversificazione colturale stanno aprendo nuove prospettive per una difesa delle colture più efficace e rispettosa delle persone e dell’ambiente.
Oltre all'aspetto tecnico, chiaramente essenziale, la chiave del successo sta nella collaborazione e nell'unione dei saperi. Quando ricercatori, tecnici e agricoltori lavorano insieme – specialmente se sapientemente guidati da facilitatori esperti – possono comprendersi al meglio e sperimentare congiuntamente soluzioni sul campo, condividere i risultati ottenuti e innescare processi di miglioramento e adattamento continuo. Sono le reti virtuose di innovazione partecipata, chiamate anche living lab, cioè laboratori viventi. Così facendo, è possibile affrontare in modo concreto e resiliente le sfide della transizione ecologica, trasformando la difesa delle colture in un motore di sviluppo davvero sostenibile.
Affrontiamo tutto questo nel dossier Difesa sostenibile e biocontrollo con un ricco elenco di articoli focalizzati sulle seguenti tematiche:
- progettazione degli agroecosistemi per la prevenzione fitosanitaria
- soluzioni pratiche per la protezione agroecologica in campo e in serra
- un nuovo alleato naturale contro la botrite della vite
- cosa sono e come usare gli agenti di biocontrollo
- pacciamature vive perenni per gestire le malerbe
- una collaborazione europea per fare a meno dei fitofarmaci











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GRAZIE SEMPRE PER QUESTI IMPORTANTI ARTICOLI PER L’AGGIORNAMENTO DELLA NOSTRA PROFESSIONE
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