La fine di febbraio e l’inizio di marzo sono state caratterizzate da bel tempo, con giornate relativamente calde e asciutte, anche se la notte le temperature si sono abbassate notevolmente ma senza gelate di rilievo, tranne che in alcuni fondovalle.
Pertanto è stato possibile posizionare adeguatamente i trattamenti preventivi a gemma gonfia – punta rosa e la fioritura delle varietà più precoci non ha subito avversità atmosferiche. Anche i pronubi hanno potuto bottinare senza problemi, con temperature che non li hanno limitati.
Non bisogna, comunque, abbassare la guardia, soprattutto se il clima dovesse tornare a ricordarci che l’inverno termina il 21 marzo, e solo per convenzione. Dopo la fioritura, pertanto, potrebbe rendersi necessario intervenire con trattamenti curativi o cautelativi per proteggere i frutticini appena allegati dai patogeni batterici e fungini che si avvantaggiano di condizioni climatiche molto umide, come la bolla, il corineo e la monilia delle drupacee.
Articolo pubblicato sulla rubrica L’occhio del Fitopatologo di Terra e Vita
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Monilia
Il controllo della monilia (Monilia laxa, M. fructigena a cui si è ormai aggiunta nel Sud Italia M. fructicola) è importante soprattutto per il mandorlo e per l’albicocco, specie particolarmente suscettibili a questo fungo. Si ricorda che l’intervento a caduta petali è strategico perché i funghi agenti della monilia possono facilmente colonizzare i residui fiorali che non si staccano completamente in scamiciatura e che finiscono per costituire la principale fonte di inoculo per i frutti maturi. I prodotti chimici antimonilici disponibili consentono di scegliere tra diversi meccanismi di azione.
Si ricorda, inoltre, la possibilità di utilizzare anche in biologico l’antagonista Bacillus subtilis e il bicarbonato di potassio.
Oidio
Nelle varietà più precoci o sotto serra, con lo sviluppo della nuova vegetazione gli oidi (Sphaeroteca pannosa, Oidium leucoconium) in condizioni climatiche favorevoli potrebbero attaccare i giovani getti fogliari ed i frutticini verdi. All’osservazione dei primi sintomi si interverrà con zolfo micronizzato, olio essenziale di arancio dolce o con uno dei numerosi prodotti antioidici specifici (es. su pesco IBS, bupirimate, boscalid+pyraclostrobin, tryfloxistrobin, fluopyram, quinoxifen, fluxapyroxad, penthiopirad). Su varietà precoci o sensibili di pesco, impiantate in zone in cui si ha esperienza di attacchi ricorrenti di oidio, è consigliabile intervenire preventivamente nella fase di “frutto noce” per difendere l’integrità dei frutti.
Tripidi
Per le varietà con fioritura più tardiva, in fase di “caduta petali”, se durante la fioritura si è accertata la presenza di tripidi (Thrips major, T. meridionalis, T. fuscipennis, Frankliniella occidentalis), su nettarine e susino intervenire utilizzando un piretroide, acrinatrina, formentanate, spinetoram, spinosad o acrinatrina+abamectina. Su susino il trattamento contro i tripidi può avere un effetto collaterale contro afidi e tentredini (Hoplocampa minuta, H. flava). Per il controllo diretto delle oplocampe, altrimenti, si ricorrerà ad un piretroide registrato sulla coltura.
Nei frutteti in cui non si usa la confusione sessuale per il controllo delle cidie o dell’anarsia, andranno installate il prima possibile le trappole sessuali per individuare l’inizio del volo di questi fitofagi e per seguirne l’andamento in modo da poter posizionare con maggiore efficacia i trattamenti