Superata la crisi di trapianto (che quest’anno è stata piuttosto grave e probabilmente imputabile anche al materiale di vivaio, non nelle migliori condizioni in diversi casi) i fragoleti in coltura coperta sono in piena vegetazione aiutati dal clima caldo della maggior parte dell’autunno, che ha fatto apprezzare i vantaggi dell’irrigazione climatizzante soprachioma, dove questa è stata realizzata.
Controllare la spodoptera sulla fragola
Il lepidottero Spodoptera littoralis è stato piuttosto attivo, con temperature che hanno favorito la generazione autunnale, rendendo pericolose le infestazioni larvali sulle piantine ancora con poche foglie nuove ma con il clima invernale il controllo di questo insetto diventa più semplice, proseguendone il monitoraggio e la cattura massale con trappole “ad olio” innescate con il feromone. Eventuali focolai di giovani larve potranno essere facilmente controllati con irrorazioni di Bacillus thuringiensis o con un insetticida abbattente registrato sulla coltura.
Articolo pubblicato sulla rubrica L’occhio del Fitopatologo di Terra e Vita
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Contenere l’oziorrinco
In questo periodo potrebbero osservarsi sintomi dell’attività trofica degli adulti di oziorrinco (Otiorrhynchus spp.), che consistono in rosure a “falce” sul margine fogliare. Glia adulti sono comunque a fine ciclo e raramente richiedono interventi diretti di controllo. Più subdolo è invece l’attacco delle larve del coleottero che si alimentano delle radici o del colletto delle piantine, provocando afflosciamenti o crescita stentata.
Se si ha il sospetto che nel campo possano esserci fragole infestate, occorrerà estirpare le piantine anche con il terreno intorno alle radici e cercare le larvette biancastre e ripiegate a “c”, oltre ai sintomi di rosura. Con il freddo dell’inverno l’attività larvale rallenta ma in primavera le larve riprendono attivamente a nutrirsi prima di impuparsi e le piantine danneggiate e in pieno stress produttivo facilmente collassano.
La somministrazione per via irrigua di nematodi entomoparassiti (Heterorhabditis megidis, H. bacteriophora o Steinernema carpocapsae) è il metodo più efficace di controllo dell’oziorrinco, in grado di ridurre drasticamente la popolazione delle larve nel terreno, costituendo una valida alternativa ai geodisinfestanti (il cui uso è sempre più limitato) ed assicurando il mantenimento di una discreta carica di inoculo di nematodi pronti ad attivarsi alla ripresa vegetativa. Unico fattore limitante all’azione dei nematodi è la temperatura del terreno che non deve essere inferiore a 10-12 °C ma che difficilmente in serra e sotto la pacciamatura scende a quei livelli anche quando il clima è rigido.
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Gestire tripidi e ragnetti
Nei fragoleti in cui si effettua il controllo biologico del tripide occidentale (Frankliniella occidentalis) con l’Orius laevigatus, alla comparsa dei primi fiori si eseguiranno dei lanci inoculativi (circa 0,5 individui/m2), allo scopo di mantenere bassa la popolazione del tripide e permettere al suo predatore di insediarsi nel fragoleto, nel quale riesce a svernare, per essere già presente quando la popolazione di F. occidentalis inizierà a crescere in primavera.
Per lo stesso motivo, anche per il ragnetto rosso (Tetranychus urticae), è utile effettuare precocemente dei lanci inoculativi dei suoi predatori (Phytoseiulus persimilis o Amblyseius californicus), alla prima comparsa di focolai, soprattutto negli impianti realizzati con piante fresche o cime radicate nei quali non si esegue la sfogliatura invernale. Generalmente sono sufficienti 2-3 lanci (4-5 individui/m2 per volta) prestando attenzione ad intervenire con dosi più elevate sui focolai di infezione.