La grafiosi dell'olmo, malattia causata dal fungo parassita Ophiostoma ulmi (in precedenza chiamato Graphium ulmi) e nota fin dagli inizi del secolo scorso, continua inesorabilmente a manifestare tutta la sua gravità causando la morte degli olmi e modificando, di fatto, l’aspetto del paesaggio rurale di ampi territori dell’Italia.
Da tempo la specie è inserita nell'elenco delle 100 tra le specie esotiche invasive più dannose al mondo. Da qualche anno si assiste, però, a una nuova ondata epidemica ben visibile anche in questo periodo, osservando i tanti olmi disseccati nelle campagne e nei viali urbani.
Articolo pubblicato sulla rubrica L’occhio del Fitopatologo di Terra e Vita
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La tracheomicosi
La malattia, causata dal fungo deuteromicete O. ulmi, è una tipica tracheomicosi, con occlusione dei fasci vascolari causata da gomme e composti fenolici prodotti dalla pianta come reazione alla presenza del fungo. Il primo sintomo è un improvviso avvizzimento di una branca, seguito dal disseccamento e caduta delle foglie, fino alla morte dei rami o intere branche.
I sintomi si propagano rapidamente ad altre parti della pianta.
Tagliando un rametto colpito, in sezione trasversale o longitudinale si osserva l’imbrunimento dei vasi. La morte della pianta può avvenire anche molto velocemente (colpo apoplettico) soprattutto nei mesi estivi più caldi e siccitosi.
Quest’anno, complice un clima favorevole alla manifestazione della malattia, si vedono in maniera diffusa piante di olmo disseccate. La malattia è propagata principalmente da piccoli insetti coleotteri scolitidi del genere Scolytus, i quali veicolano spore del fungo da una pianta malata ad una sana.
È anche possibile osservare anche la presenza di rosura alla base dei rametti colpiti, sintomo dell’attività trofica degli insetti. Inoltre, anche l’uomo contribuisce alla sua diffusione con i tagli di potatura: in questo caso le spore del fungo vengono veicolate tramite gli attrezzi di lavoro.
Misure di contenimento
Purtroppo i metodi di contenimento della malattia non sono molto efficaci e si limitano essenzialmente a sistemi preventivi:
- eseguire le potature solo per validi motivi,
- mantenere le piante in buono stato vegetativo al fine di ridurre l’attrattività per gli scolitidi,
- abbattere ed eliminare rapidamente le branche colpite e le piante morte al fine di impedire che gli scolitidi si diffondano su piante sane.
In caso di piantumazione di nuovi esemplari è possibile scegliere cloni resistenti, in grado di contenere la malattia, che però appartengono a specie non autoctone ma che derivano da incroci con olmi resistenti: olmo di Wilson (U. wilsoniana), olmo cinese (U. parvifolia), olmo siberiano (U. pumila).
A proposito di prevenzione della grafiosi dell’olmo, si potrebbe intervenire limitando la diffusione degli scolitidi con appropriati trattamenti insetticidi, in modo da contenere le pullulazione degli insetti vettori.
Inoltre come ben è stato osservato eliminare tempestivamente le porzioni di alberi che manifestano il seccume da
grafiosi e se necessario tagliare raso, nella zona del colletto, l’itera pianta avendo cura di cippare il legname di risulta
oppure distruggere col fuoco.
Articolo molto interessante. Non ci sono principi attivi fungicidi utilizzabili contro la grafiosi mediante applicazioni endoterapiche (infusioni al tronco o alle branche colpite)?