Coronavirus batte glifosate. Ai tempi dell’epidemia globale anche le conferenze stampa per la presentazione dei dati finanziari di Bayer cambiano registro e le domande sugli antivirali battono per numero quelle sui diserbanti (ma non di molto).
In un clima rarefatto dall’avanzata del Covid-19 anche in Germania (banchi semivuoti a Leverkusen e un gran numero di giornalisti collegati in teleconferenza) sembra ci sia meno voglia di criticare e più ansia di conoscere.
Un’ansia virale
Quanto tempo servirà per arrivare al vaccino?
Quali farmaci hanno effetto antivirale?
«Stiamo lavorando duramente - risponde Werner Baumann, presidente del consiglio di amministrazione della società con sede a Leverkusen - per combattere questo nuovo virus».
«Assieme all’autorità sanitaria cinese – conferma Wolfgang Nickl, membro del Consiglio di Amministrazione - stiamo testando l’effetto contro il coronavirus del principio attivo antimalarico Resochin, di cui abbiamo aumentato la produzione in Pakistan».
Qual è l’impatto del virus sulle strutture produttive di Bayer?
«Un contagiato in Cina – rispondono i vertici della società-, un sospetto a Leverkusen, zero in Italia».
Più fiducia nella scienza, anche in agricoltura
Quando la crisi sanitaria assume proporzioni globali, la fiducia nella scienza e in chi la applica da quasi 160 anni come Bayer è l’antidoto che funziona meglio contro il diffondersi della psicosi. E non si vede perché la fiducia espressa nei confronti del settore Pharmaceuticals (medicina umana) di Bayer dovrebbe essere revocata quando si tratta di quello Crop Science (agricoltura).
«Anche perché la reputazione del marchio Bayer – ricorda Baumann ribattendo ad una domanda – è in realtà, a parte l’Europa, in crescita in tutto il resto del mondo anche dopo l’acquisizione di Monsanto».
Un effetto confermato dai dati finanziari relativi al 2019, il primo intero anno in cui si registra l’effetto di questa importante acquisizione (ufficializzata nel giugno 2018).
Accedi al video della relazione di Baumann a Leverkusen 2020 (in inglese)
Intervento di Baumann sulla crescita sostenibile al forum di Davos (in inglese)
Successo strategico e operativo
«Abbiamo confermato – commenta Baumann - tutti gli ambiziosi obiettivi di crescita fissati l’anno scorso».
- Il fatturato del Gruppo è infatti in crescita del 3.5% (a parità di portfolio e tasso di cambio, senza queste correzioni la crescita sarebbe del 18,5%), arrivando a quota 43,545 miliardi di euro;
- l’utile lordo (EBITDA ante operazioni straordinarie) in crescita del 28.3% a quota 11,503 miliardi di euro
- sono stati fissati ambiziosi obiettivi di sostenibilità;
- crescono i business dei settori Pharmaceuticals, Consumer Health e Crop Science.
- la divisione Crop Science, in particolare, ha registrato vendite per 19,8 miliardi di euro l'anno scorso con un aumento del 39% grazie all’acquisizione di Monsanto (senza questo effetto, a parità di portafoglio si registra in ogni caso una crescita dell’1,4%)
- addirittura +80,9% l’utile netto (al lordo dell’effetto dell’acquisizione di Monsanto e delle dismissioni di pacchetti di prodotti e soluzioni soprattutto in favore di Basf).
Crop Science in ulteriore crescita
«Una crescita – informa Liam Condon, al vertice della divisione Crop Science – che è stata trainata principalmente dallo sviluppo positivo del business in America Latina (+9,4%), soprattutto per la maggiore richiesta di fungicidi per la soia». E le prospettive per il 2020 potrebbero essere ancora migliori, nonostante la crisi coronavirus. «A spingere in questo senso – prevede Condon - potranno essere soprattutto l’area del Nord America, con la ripresa delle superfici seminate a mais dopo le difficoltà climatiche dell’anno scorso e l’Europa, con il prossimo lancio di alcune novità tra cui due insetticidi e un fungicida».
Un barometro che a Leverkusen è tornato a segnare sereno soprattutto grazie alla recente conferma del profilo di sicurezza di quello che continua ad essere l’erbicida più utilizzato al mondo, acquisito in dote con il matrimonio con Monsanto.
La sicurezza di glifosate
«Il glifosate -afferma Baumann- è da sempre considerato sicuro quando usato come indicato in etichetta e lo è ancora. Questo è confermato ancora e ancora dalle principali autorità regolatorie di tutto il mondo». Poco più di un mese fa l’Epa (l’agenzia statunitense di protezione dell’ambiente) ha pubblicato il risultato di una nuova valutazione della sicurezza dell’erbicida basata su una revisione di oltre dieci anni. «L’Epa non ne ha identificato nessun rischio per la salute umana derivante dall'esposizione al glifosate».
Una decisione che può avere conseguenze favorevoli a Bayer riguardo ai procedimenti in corso negli Usa. Il numero di cause legali relative al glifosato è infatti arrivato a circa 48.600 (in ottobre erano 42.700). «Nessuno di questi verdetti – ribadisce Baumann - è definitivo. Abbiamo presentato ricorso anche per i tre casi californiani che hanno avuto esito in favore dei querelanti nel primo grado di giudizio (a causa della presunta responsabilità dell’erbicida nello sviluppo di linfomi non Hodgkin, ndr). In un recente dibattimento giudiziario relativo a uno dei processi, il governo degli Stati Uniti ha espresso il suo esplicito supporto per gli elementi chiave del nostro ragionamento».
Ancora 10 anni per il glifosate del futuro
Il parere dell’Epa è soprattutto propedeutico per la riautorizzazione dell’erbicida sul mercato statunitense, potrà avere effetto anche nel processo che sta per partire in Europa? Il processo di registrazione in Usa si dovrebbe infatti concludere nel 2021, mentre quello europeo, dopo l’autorizzazione limitata a 5 anni nel 2017, dovrebbe avvenire giusto un anno dopo, nel 2022, e Bayer consegnerà entro giugno i dossier per avviare questo processo.
Quanto vale la quota europea sul mercato globale del glifosate?
Si può pensare solo ad un’autorizzazione per uso professionale e non per usi civili o hobbystici?
Sono in vista alternative che possano sostituire questo prodotto nei prossimi anni?
«Ogni autorità registrativa delle diverse aree del mondo – afferma Condon rispondendo alle domande arrivate dalla nostra redazione – è ovviamente indipendente, ma anche agenzie europee come Efsa o Echa si sono espresse sulla sicurezza di questo erbicida. Il mercato europeo vale circa il 10% del business globale del glifosate, ma noi contiamo su un esito positivo del processo di registrazione in tutte le aree del mondo e per tutti gli utilizzi». «Bayer investe in ricerca e sviluppo – continua- una quota molto elevata del suo fatturato. Siamo al lavoro e abbiamo già individuato una molecola ad effetto erbicida innovativa e con un profilo ecotossicologico molto promettente, ma per arrivare alla sua registrazione passeranno ancora almeno 10 anni, è molto presto per dire se si tratterà di un prodotto complementare o in grado di sostituire glifosate».