Impianti di lavaggio per atomizzatori lungo tutta l’asta dell’Adige

Luigi Stefani, presidente del Consorzio trentino di bonifica e il direttore Michele Bernabè
Investimento in sostenibilità da parte del Consorzio trentino di bonifica. I reflui prodotti vengono filtrati attraverso un sistema a membrane che riduce notevolmente le quantità da smaltire realizzando un cospicuo risparmio idrico

Il Consorzio trentino di bonifica, che- con la legge di riforma del 2012, non ha cambiato solo il nome- ma anche la natura ed il perimetro operativo dopo decenni di commissariamenti e elezioni annullate, si trova a vivere una nuova fase molto attiva presentandosi come strumento strategico per la realizzazione e gestione di opere di bonifica e di miglioramento fondiario.

Risparmio idrico

Grazie al suo forte radicamento sul territorio trentino, sta svolgendo un servizio prezioso all’agricoltura trentina con grande capacita di cogliere le opportunità che le leggi di settore offrono anche aldilà della legislazione provinciale gli ha portati a progettare e finanziare nuovi impianti irrigui in Valle dell’Adige, in Valle di Gresta ed in Vallagarina per un importo di oltre 20 milioni di euro. Strategica si è dimostrata l’adesione all’ANBI, associazione nazionale del consorzi bonifica anche per captare nuove risorse.

Impianti dell’ultima generazione che comportano un notevole risparmio d’acqua ed un uso della stessa sulle varie colture solo nella misura e solo quando serve. Questo è reso possibile grazie a sensori e satelliti che assicurano un controllo puntuale dell’evapotraspirazione e del conseguente fabbisogno dell’acqua per le varie colture e nelle varie fasi.

Trecento mezzi agricoli per ogni Impianto di lavaggio

Sicuramente il progetto più innovativo, che il presidente Luigi Stefani, ed il direttore ing. Michele Bernabè definiscono unico in Italia per le sue dimensioni che permettono il lavaggio di oltre 300 mezzi agricoli per ciascuna unità, che saranno collocati per ora lungo tutta l’Asta dell’Adige.

Si tratta- afferma il direttore Bernabè- di impianti che prevedono un’area nella quale avviene il lavaggio interno ed esterno dei mezzi agricoli. Le acque reflue prodotte, vengono raccolte in serbatori di stoccaggio per poi essere trattate con sistemi chimico-fisici preceduti da sistemi di filtrazione e disoleatura.

Per il trattamento avanzato del refluo si adotta una tecnica di filtrazione e membrane ceramiche. Queste sono particolarmente resistenti e permettono di eliminare tutto il carico di colloidi e macromolecole senza rischi di deterioramento. Successivamente viene eseguito l’affinamento del refluo trattato con sistemi di filtrazione ed assorbimento a carboni attivi granulari.

Lo smaltimento

Dopo il trattamento di depurazione le acque sono inviate in un secondo serbatoio di stoccaggio per poi essere riutilizzate in cicli successivi di lavaggio. Dal funzionamento dell’impianto vengono prodotti rifiuti costituiti da fanghi e residui di depurazione, destinati a conferimento in appositi centri autorizzati. Operazione questa che viene gestita da Ecopera, una cooperativa specializzata in questo settore, che ha in progetto di realizzare un centro specializzato anche in Trentino.

Un progetto partito dal basso

Si tratta –precisa il presidente Luigi Stefani- di un progetto assolutamente innovativo che è partito dal basso coinvolgendo tutti comuni e le cooperative agricole interessate nelle diverse aree. Un progetto su base volontaria al quale i produttori sono liberi di aderire, che ha lo scopo di migliorare la convivenza fra agricoltura, società civile ed ambiente in piena trasparenza. Il prototipo che interessa 300 produttori e 1000 ettari da Nave S. Rocco a Roverè della Luna è già stato appaltato e sarà consegnato ai produttori entro fine maggio p.v. La collocazione della prima decina in Valle di stazioni è stata individuata con il supporto del dirigente generale della Provincia dott. Romano Masè, con FEM e con la cooperazione agricola ma sicuramente sarà interessato anche il resto del Trentino agricolo cominciando dalla Val di Non.

I costi

Il costo del primo progetto è preventivato in 515.000 euro, sul quale è già stato assegnato un contributo del GAL di 200 mila euro, nell’ambito del PSR. Per il resto del costo dopo gli sconti rimane a carico dei produttori una quota di ammortamento di 22-24 euro/ha/anno, per 10 anni. A questi vanno aggiunti altri 8 euro per la gestione della stazione. L’intero progetto avrà un costo di 2 milioni di euro e si punta la PNRR per il finanziamento.

Impianti di lavaggio per atomizzatori lungo tutta l’asta dell’Adige - Ultima modifica: 2022-01-20T17:50:23+01:00 da Lorenzo Tosi

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