La cimice asiatica (Hyalomorpha halys), temuto e polifago fitofago, segnalata per la prima volta in Italia nel 2012 in Emilia Romagna e poi nella maggior parte delle regioni settentrionali ha rapidamente colonizzato la penisola. Ora è presente in tutto il Nord Italia e ufficialmente segnalata in Calabria (2016), Puglia (2017), Sicilia (2017) e Campania (2018).
Rimane indenne la Basilicata, che risulta però circondata. In questa regione non sono state ancora infatti accertate infestazioni, a eccezione di un’occasionale ritrovamento lo scorso anno a Policoro, vicino a un centro commerciale, di alcuni individui in svernamento, prontamente eliminati.
Articolo pubblicato sulla rubrica L’occhio del Fitopatologo di Terra e Vita
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Un pericolo per molte colture
In Italia i danni maggiori sono stati rilevati su colture frutticole i cui frutti infestati presentano vistose deformazioni, ma questa nuova cimice può alimentarsi su molte specie coltivate come nocciolo, mais, fragola, piccoli frutti e ortive. H. halys è una specie polifaga obbligata, cioè per completare lo sviluppo e riprodursi gli individui devono necessariamente nutrirsi su diverse specie vegetali. Questa caratteristica e la buona capacità di volo degli adulti possono spiegare la rapida diffusione dell’insetto che, comunque, non disdegna i passaggi offerti dal trasporto di merci o imballaggi infestati (come nel caso di Policoro).
I danni consistono essenzialmente in lesioni e necrosi delle parti su cui l’insetto si alimenta infilando il rostro e iniettando la sua saliva che ha effetti fitotossici. I problemi maggiori sono sui frutti che, se infestati in fase di ingrossamento, si deformano mentre sotto la buccia, in corrispondenza delle punture, il tessuto della polpa presenta una suberificazione dei tessuti che sono venuti a contatto della saliva.
Questi sintomi possono essere provocati anche da altre cimici, come la comune cimice verde (Nezara viridula) che occasionalmente può infestare varie colture richiedendo a volte interventi di controllo, ma sono solitamente molto più contenuti sia per diffusione che per gravità.
Oltre ai danni diretti alle colture agricole, la cimice asiatica crea fastidio e problemi anche nelle aree urbane e nelle abitazioni poiché gli adulti di H. halys in autunno, con il calare delle temperature, sono attratti da edifici o anfratti riparati (es. i cassonetti delle finestre) dove si concentrano in gruppi numerosi per svernare, producendo ormoni di aggregazione. In questo periodo, pertanto, dove l’insetto inizia a insediarsi, è più probabile che se ne noti la presenza per le colonie di svernamento.
Controllo problematico
Al momento non sembra ci siano limitatori naturali sufficienti a contenere a livelli accettabili la popolazione del fitofago. Anche i trattamenti chimici non hanno dato risultati risolutivi a causa della forte mobilità sia delle forme alate sia degli stadi immaturi che tendono a spostarsi da una coltura all’altra, soprattutto se disturbati. I trattamenti chimici inoltre aumentano i problemi per il rispetto di tempi di carenza e per la residualità. Le cimici asiatiche, infatti, sono fortemente attratte dai pigmenti che virano al rosso dei frutti in invaiatura e si concentrano su questi spesso poco prima della raccolta.
Nelle aree frutticole più colpite si è arrivati a proteggere i frutti con reti antinsetto, in integrazione a trattamenti insetticidi più mirati, ma si tratta di misure che richiedono investimenti costosi e che possono creare altri problemi alla gestione dei frutteti, come l’aumento dell’umidità (e il conseguente sviluppo di malattie fungine) e maggiori difficoltà nelle normali operazioni colturali.