La fusariosi della spiga, malattia causata da un complesso di funghi (Fusarium graminearum, F. culmorum, Microdochium nivale) è, da tempo, diventata la malattia chiave sia su frumento tenero sia, negli areali di coltivazione del centro-Italia, su frumento duro.
Articolo pubblicato sulla rubrica L’occhio del Fitopatologo di Terra e Vita
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Il problema micotossine
La gravità della malattia è legata alla capacità dei funghi appartenenti al genere Fusarium di sviluppare micotossine pericolose per l’uomo e gli animali domestici e al fatto che alcune di queste come per esempio il DON (deossinivalenolo) possono essere presenti sulle partite di cariossidi in misura inferiore ai limiti massimi ammessi a livello europeo (1250 ppb di DON per la granella di frumento tenero e 1750 ppb per quello duro).
Al contrario, infezioni di Microdochium nivale seppure causi danni all’apparto fogliare, non causano contaminazioni di micotossine, in quanto il fungo non è in grado di produrne. Pertanto eventi infettivi che si producono con decisi abbassamenti di temperatura generalmente vengono causati da quest’ultimo agente patogeno che possiede cardinali termici di sviluppo più bassi rispetto agli altri ma che non provoca gravi contaminazioni da micotossine sulla granella.
Le condizioni predisponenti
Il controllo chimico della malattia è indispensabile, soprattutto durante primavere particolarmente piovose che intercorrono nel periodo di spigatura del grano (negli ambienti cerealicoli del centro nord approssimativamente tra la fine di aprile e la prima settimana di maggio in funzione dell’andamento climatico e delle varietà).
La gravità della malattia varia in funzione del periodo di bagnatura fogliare. Prolungati periodi di umettazione della vegetazione permettono alle spore del fungo di germinare e infettare più agevolmente le cariossidi. In genere infezioni gravi avvengono in presenza di almeno due giorni di pioggia in corrispondenza di temperature di 10-18 °C.
Le buone pratiche colturali
Il controllo efficace di questa avversità, non dovrebbe prescindere dall’utilizzo di buone pratiche colturali quali:
- un'oculata scelta varietale (si ricorda, infatti, che alcune varietà risultano particolarmente sensibili alla malattia. I Disciplinari di Produzione Integrata redigono annualmente una lista di varietà maggiormente tolleranti la malattia);
- una corretta rotazione colturale (il ristoppio o la precessione con altri cereali come sorgo o mais da granella sono pratiche che favoriscono la malattia);
- l’interramento dei residui vegetali infetti della coltura precedente (minima lavorazione e semina su sodo favoriscono enormemente il rischio di fusariosi, specialmente se la coltura precedente è mais e sorgo).
Il posizionamento tecnico del primo intervento
Per avere la massima efficacia possibile, il trattamento specifico contro la fusariosi della spiga deve essere posizionato all’inizio della fioritura (più o meno al 10-20% di emissione delle antere) e prima delle eventuali piogge infettanti.
Per quanto riguarda la scelta dei principi attivi, particolarmente efficaci rimangono i principi attivi appartenenti alla famiglia degli IBE (protioconazolo, bromoconazolo, difenconazolo, tebuconazolo, metconazolo, procloraz). È possibile l’uso delle diverse miscele contenenti queste sostanze attive e In ciascuna miscela si raccomanda di non impiegare più di 2 sostanze attive. In agricoltura biologica, oltre che nell’integrato è possibile anche impiegare con una discreta efficacia anche il fungo antagonista Pythium oligandrum.
Nei Disciplinari di Produzione Integrata sono ammessi, complessivamente sulla coltura, 2 applicazioni all’anno e un solo intervento all’anno con principi attivi appartenenti agli SDHI, il cui posizionamento deve essere effettuato il più correttamente possibile perché esplichi tutta la sua efficacia.