Negli oliveti in cui nello scorso anno sono stati osservati attacchi diffusi di occhio di pavone (Spilocaea oleaginea), di piombatura (Mycocentrospora cladosporoides) o di lebbra (Gleosporium olivarum, G. clavatum) prima della fioritura andrà effettuato un trattamento specifico per proteggere la nuova vegetazione, devitalizzando la carica di inoculo localizzata sulle foglie e i rametti infetti o sulle drupe mummificate.
I trattamenti per l’occhio di pavone
I prodotti a base di rame sono ad ampio spettro e quindi attivi anche su altre malattie tra cui la rogna batterica. Il rame agevola la caduta delle foglie infette, soprattutto di quelle colpite da spilocea, più sensibili alla fitotossicità dello ione metallico il quale penetra più facilmente nel mesofillo fogliare attraverso le lesioni della cuticola provocate dal fungo.
In alternativa ai composti rameici è sempre possibile l’uso della dodina o del mancozeb i quali non hanno effetti fitotossici e possono essere applicati anche a ridosso della fioritura sia per proteggere la nuova vegetazione che per devitalizzare i conidi ancora presenti. Contro la spilocea dell’olivo è registrata una miscela a base di tebuconazolo e trifloxystrobin attiva anche contro gli agenti fungini responsabili della lebbra.
Ridurre l’inoculo di lebbra
Come evidenziato da sperimentazioni condotte in Puglia, per abbattere la carica di inoculo negli oliveti attaccati da lebbra, più che i trattamenti invernali, sono utili quelli contro le infezioni latenti primaverili.
In primavera, infatti, il fungo colonizza i residui fogliari, le olivine, i teneri rametti e le foglie e si mantiene in forma di micelio fino alle prime piogge autunnali, quando differenzia i conidi e diffonde l’infezione sulle drupe. È questo, pertanto, il periodo migliore per intervenire.
Articolo pubblicato sulla rubrica L’occhio del Fitopatologo di Terra e Vita n. 17