La comparsa, in questo periodo di fine autunno, di funghi al colletto delle piante arboree è un chiaro sintomo, ormai tardivo, della presenza di marciumi a livello dell’apparato radicale.
Spesso la degradazione del legno è talmente avanzata da rendere inutili eventuali tentativi di lotta. Contro tali problematiche, quindi, la parola d’ordine è prevenzione.
Articolo pubblicato sulla rubrica L’occhio del Fitopatologo di Terra e Vita
Abbonati e accedi all’edicola digitale
Gli identikit dei funghi patogeni
I marciumi radicali sulle piante arboree sono causati da funghi appartenenti a diversi gruppi sistematici, anche molto distanti tra loro.
I principali agenti di marciume sono:
- Armillaria mellea. fungo basidiomicete noto anche come marciume fibroso, in questo periodo si manifesta con la comparsa dei caratteristici carpofori alla base delle piante. Può colpire alberi da frutto, specie forestali e piante ornamentali.
Il fungo è presente nel terreno sotto forma di micelio, con rizomorfe oppure con carpofori (comunemente chiamati chiodini) noti a molti perché commestibili. Attacca le piante mediante qualsiasi organo di propagazione (micelio, rizomorfe e basidiospore), riuscendo, peraltro, a sopravvivere per lungo tempo anche in condizioni di saprofitismo. In genere attacca esemplari debilitati penetrando con le ife fungine a livello del colletto o di grosse radici, ed è favorito dalla presenza di lesioni. La malattia ha una diffusione “a macchia d’olio”, tipica dei marciumi radicali. - Rosellinia necatrix. Fungo ascomicete, colpisce sia piante da frutto che forestali e si manifesta con marciume di tipo lanoso a carico dell’apparato radicale, facilmente riconoscibile da quello causato dall’A. mellea.
Anche questa specie attacca l’apparato radicale per mezzo delle ife. Raramente produce un corpo fruttifero. Spesso è associato a terreni pesanti e con ristagni, ricchi di sostanza organica. - Phytopthora spp. Sono funghi appartenenti al gruppo degli oomiceti, che determinano marciumi del colletto su numerose specie arboree sia forestali (castagno, noce, ontani, faggio, cipresso, ecc.) che da frutto (agrumi, pomacee, ecc.).
La loro capacità di diffusione dipende essenzialmente dalla presenza di acqua nel terreno che favorisce i propaguli muniti di flagelli (zoospore).
L'importanza della diagnosi
Tutti i marciumi radicali presentano una sintomatologia simile derivante dalla ridotta capacità dell’apparato radicale di svolgere le proprie funzioni. Le piante manifestano crescita stentata, clorosi, deperimento progressivo fino alla morte che può avvenire improvvisamente (colpo apoplettico) soprattutto nel periodo successivo alla ripresa vegetativa. Per arrivare a diagnosi certa occorre scalzare la parte sottostante il colletto fino alle radici principali e osservare la presenza di micelio biancastro accompagnato dal caratteristico odore di fungo.
La presenza di rizomorfe con micelio a ventaglio e carpofori sono caratteri tipici che distinguono l’Armillaria dalla Rosellinia. Nel caso di attacco da Phytopthora invece è facilmente visibile un imbrunimento a livello del cambio che dalla zona del colletto risale “a fiamma” per diversi centimetri verso l’alto.
Interventi agronomici preventivi
Nela maggior parte dei casi i marciumi radicali interessano piante il cui apparato radicale si trova in condizioni di stress riscontrabili, ad esempio, in suoli non ben drenati.
È buona norma, pertanto, gestire il terreno in maniera tale da evitare ristagni idrici. In caso di presenza acclarata di Armillaria o Rosellinia, prima di procedere a un nuovo impianto bisogna lasciare a riposo il terreno per almeno tre anni, seminando specie non ospiti (a es. leguminose o brassicacee).
Altra precauzione è quella di evitare ferite a livello del colletto che possono essere causate da operazioni di lavorazione del terreno. Inoltre, in presenza di un agente di marciume radicale, o ancora meglio in fase di impianto, è possibile, ricorrere all’ausilio di organismi antagonisti. Tra questi, quelli più efficaci, soprattutto se utilizzati preventivamente in fase di impianto, sono i funghi del genere Trichoderma: T. hartianum, T. viride, T. gamsii, e T. asperellum.
Contro Phytopthora spp. sono efficaci alcuni fungicidi del gruppo delle acilanine, morfoline e Fosetil Al.