Le condizioni climatiche particolarmente miti e piovose che hanno caratterizzato la stagione primaverile ed estiva del 2018 hanno portato in Pianura Padana alla comparsa, su impianti di melograno, di una malattia comunemente denominata maculatura nera e marciume del cuore del frutto, già conosciuta ma non molto frequente nei nostri areali.
I sintomi
I sintomi della maculatura e del marciume non compaiono sui frutti necessariamente allo stesso tempo. La maculatura nera è caratterizzata dalla comparsa di piccole macchie circolari (1-3 mm) di colore bruno rossastro o nero, frequentemente circondate da un bordo inizialmente di colore verde pallido, poi giallastro. Con il progredire della malattia, queste macchie possono confluire per formare ampie tacche necrotiche, spesso in rilievo, che possono arrivare a coprire fino al 50% della superficie del frutto.
Un’altra caratteristica sintomatologia è rappresentata dal marciume del cuore del frutto. Solamente una colorazione della buccia leggermente anomala o una leggera deformazione del frutto possono rappresentare segnali esterni di un iniziale marciume del cuore, anche se nella maggior parte dei casi il frutto si mantiene visivamente sano fino alla sua raccolta. Solamente al taglio questo manifesta i tessuti interni interessati dal processo di marcescenza. Sulle foglie possono prodursi analoghe maculature di colore brunastro che, in caso di gravi attacchi, possono diventare clorotiche e portare a una precoce filloptosi.
L'agente causale
La malattia può essere causata da diverse specie della famiglia a cui appartiene Alternaria alternata, un fungo deuteromicete, ubiquitario, che generalmente sopravvive come saprofita sui residui vegetali in decomposizione, frutti mummificati o nel suolo. Le spore del fungo vengono trasportate dalle correnti d’aria sui fiori, ma anche uccelli e insetti possono esserne vettori.
Queste, in presenza di periodi di alta umidità relativa o di una bagnatura prolungata nel periodo che va dalla fine della fioritura alla caduta petali e all’inizio dell’allegagione e primo accrescimento del frutto, germinano penetrando molto probabilmente dal canale stilare per iniziare a svilupparsi all’interno interessando la zona calicina fino ad arrivare alla loggia seminale causando la caratteristica marcescenza interna e rendendo il frutto non commercializzabile.
Un approccio integrato
L’adozione di pratiche agronomiche virtuose, quali l’utilizzo di materiale di propagazione certificato, una nutrizione bilanciata e un buon drenaggio del suolo che impedisca il ristagno idrico e la rottura del frutto a causa di stress e squilibrio idrico, contribuiscono a evitare l’instaurarsi della malattia.
In campo è bene controllare periodicamente le piante per rilevare precocemente sintomi della malattia specialmente durante il periodo post-fiorale.
Negli impianti colpiti l’anno precedente è consigliabile raccogliere i frutti colpiti e bruciarli per ridurre il potenziale di inoculo. Alla raccolta, i frutti apparentemente sani ma infetti internamente possono cadere in terra anche solo con leggero scuotimento della branca. Durante la potatura, è altresì consigliabile l’asportazione dei frutti infetti mummificati e i rametti, allontanandoli dall’azienda e bruciandoli.
Oltre alle buone pratiche è buona norma considerare un approccio integrato al contenimento della malattia, facendo uso dei principi attivi autorizzati.
Essendo una coltura minore, il melograno soffre della mancanza di principi attivi autorizzati sulla coltura: solo i Sali di rame e lo zolfo lo sono. Tuttavia è stata concessa un’autorizzazione eccezionale per l’utilizzo della miscela di eugenolo e geraniolo.
In genere due o tre applicazioni preventive durante il periodo della fioritura o alla comparsa dei primissimi sintomi sui frutti forniscono i risultati migliori.
Articolo pubblicato sulla rubrica L'occhio del Fitopatologo/Nord di Terra e Vita
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