Il noce da frutto (Juglans regia L.) è una coltura in grande espansione. Nel mondo i principali produttori sono Cina, Iran e Stati Uniti d’America ed è da quest’ultimo paese che proviene buona parte del prodotto importato per il mercato europeo e italiano. Oltre che dagli Stati Uniti (65%), il mercato italiano importa noci anche dalla Francia (26%) e da Cile, Argentina e Australia. A fronte di una domanda di noci in forte crescita, su scala mondiale le superfici investite sono aumentate del 23%. Anche in alcune regioni d’Italia si stanno incrementando le superfici coltivate, utilizzando soprattutto varietà come Chandler e Lara.
Finché si rimane in un ambito di nocicoltura tradizionale e non specializzata non ci sono particolari problemi fitosanitari da affrontare ma la situazione cambia quando la coltura diventa intensiva da reddito.
Articolo pubblicato sulla rubrica L’occhio del Fitopatologo di Terra e Vita
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Eriofidi in aumento
In questo contesto ci sono avversità come la batteriosi, la carpocapsa (Cydia pomonella) e la mosca (Rhagoletis completa) che causano perdite di prodotto, a volte ingenti. Oltre a queste avversità più conosciute stanno aumentando anche le segnalazioni della presenza di eriofidi anche se finora senza provocare danni di rilevanza economica. La specie più diffusa in Italia è l’Eriophyes tristriatus (walnut leaf gall mite) ma, nei nostri ambienti, può essere presente anche Eriophyes erineus.
Eriophyes tristriatus è un minuscolo eriofide di aspetto vermiforme e presenta una colorazione biancastro-giallastra. Con la sua attività trofica provoca la formazione di piccole galle sulla vegetazione che hanno una convessità sporgente su entrambe le pagine fogliari e sono di colore giallo chiaro.
La parte convessa della bollosità appare inizialmente di colore verde chiaro, poi diviene clorotica ed in fine necrotizza. Le galle se vengono sezionate presentano una cavità irregolare al cui interno sono presenti le uova e le forme mobili dell’eriofide. La galla comunica con l’esterno attraverso una piccola apertura sulla pagina inferiore.
Eryophies erineus causa sulla pagina inferiore delle foglie, delle profonde concavità ricoperte da una peluria biancastra in cui si mimetizzano le colonie dell’eriofide. Sulla pagina superiore, si formano delle estroflessioni cupoliformi che sporgono in maniera visibile dal lembo.
Biologia, danni e difesa
L’Eriophyes tristriatus sverna come femmina adulta tra le anfrattuosità delle gemme e vive sulle foglie del noce. Con la sua attività trofica causa la formazione di piccole galle che, quando sono in numero eccessivamente elevato, finiscono per determinare una crescita irregolare del lembo fogliare che appare deformato e contorto.
La massima densità di questo eriofide è segnalata tra fine agosto e l’inizio di settembre. Eriophyes tristriatus attacca normalmente le foglie ma, in alcuni casi, con i suoi attacchi può interessare anche i frutti deturpandoli e deformandoli fino a provocarne la caduta. In questi casi purtroppo non esistono formulati acaricidi specificamente registrati contro queste avversità, anche se è segnalata una possibile attività collaterale dei formulati a base di olio minerale e di quelli a base di zolfo.
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Anche Eriophyes erineus provoca la formazione di galle in questo caso solo sulla pagina superiore delle foglie, con convessità verso l’alto, mentre in corrispondenza della pagina inferiore si produce un feltro di peli, dapprima biancastro, poi rugginoso a protezione della galla.
Le foglie colpite rimangono più piccole del normale, assumono aspetto rugoso, deforme, ingialliscono ed infine necrotizzano.
Con attacchi elevati, l’accrescimento della foglia è irregolare per cui esse appaiono deformate con i margini contorti e parte del lembo mancante. In alcuni casi le foglie non riescono neppure a distendere la lamina e rimangono piccole e accartocciate per poi disseccare.
In ogni caso questa specie non determina danni rilevanti, poiché anche se colpisce le foglie, non ne compromette l’efficienza fotosintetica complessiva e causa un semplice rallentamento vegetativo.