L’inizio dell’autunno in Italia meridionale è stato generalmente mite e siccitoso, favorendo lo sviluppo delle colture ortive trapiantate in quel periodo che hanno beneficiato di buone temperature e dell’acqua di irrigazione.
Ci sono state alcune eccezioni, in territori colpiti da forti e concentrate precipitazioni come quella che ha interessate la Sicilia, nota come “medcane”, ovvero “uragano mediterraneo”, che ha distrutto e devastato intere coltivazioni. Con l’approssimarsi dell’inverno la probabilità che il tempo peggiori aumenta e la pioggia e l’alta umidità dell’aria favoriscono i patogeni fungini e batterici per i quali potrebbero rendersi necessari interventi di controllo.
Articolo pubblicato sulla rubrica L’occhio del Fitopatologo di Terra e Vita
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Le sclerotinie
Tra i funghi, le polifaghe sclerotinie (Sclerotinia sclerotiorum, S. minor), spesso presenti nel terreno dove è intensiva la coltivazione delle ortive, costituiscono un pericolo per tutte le colture “carnose” (lattuga, indivia, brassicacee, finocchio). In presenza di inoculo nel terreno e con condizioni climatiche predisponenti (temperature non particolarmente rigide e elevata umidità) le sclerotinie possono rapidamente attaccare e colonizzare le parti ipogee delle piante. Spesso i sintomi degli attacchi da sclerotinia si evidenziano verso la fine del ciclo colturale, con aspecifici marciumi molli e la comparsa dei caratteristici sclerozi nerastri immersi in un feltro miceliale biancastro. L’infezione, tuttavia, solitamente è precoce ed il fungo colonizza a partire dal terreno i tessuti vegetali fino ad “esplodere” in concomitanza di condizioni ambientali favorevoli.
Negli impianti delle ortive più suscettibili, soprattutto quelle come le lattughe che formano il grumolo, superata la crisi di trapianto e prima della chiusura del cespo, se non si è già intervenuti preventivamente con preparati a base di microrganismi antagonisti (es. Coniothyrium minitans o Trichoderma spp.) è consigliabile effettuare precauzionalmente un intervento con formulati specifici (a base di Bacillus subtilis, B. amyloliquefaciens, iprodione, pyrimetanil, ciprodinil+fludioxonil, boscalid + piraclostrobin o fenexamid, azoxistrobin + difenoconazolo), avendo cura di raggiungere bene la base del cespo.
La peronospora
Su lattuga, con un decorso climatico caldo-umido, sono possibili attacchi di peronospora (Bremia lactucae) che si manifesta sulle foglie più esterne con macchie decolorate di forma poligonale. Sulla pagine inferiore, in corrispondenza delle macchie è osservabile una muffetta farinosa e biancastra. Prima della chiusura del cespo delle varietà tipo iceberg andrà effettuato un trattamento antiperonosporico scegliendo tra i numerosi prodotti specifici (dai “biologici” B. amyloliquefaciens e rameici, ai mezzi chimici a base di propamocarb, fosetil Al, metalaxil, cimoxanil, iprovalicarb, azoxystrobin, propamocarb, mandipropamide, pyraclostrobin, dimetomorf, ametoctradina, difenconazolo, flupicolide, amisulbrom ecc.). La disponibilità delle sostanze attive disponibili, singole o variamente combinate tra loro, è ampia e consente di impostare corrette strategie antiresistenza.
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Infezioni batteriche
Il rame è l’unico prodotto utilizzabile per contrastare infezioni batteriche che, in concomitanza di temperature miti e piogge persistenti, possono arrecare seri danni alle insalate. Le infezioni batteriche più frequenti sono ad opera di Pseudomonas cichorii (agente del marciume batterico) e di Xanthomonas campestris pv. vitians (agente della maculatura batterica) che danno sintomi non facilmente distinguibili con la sola osservazione visiva. Entrambi i batteri possono sopravvivere saprofitariamente nel terreno, sono veicolati dall’acqua irrigua o piovana e penetrano attraverso ferite o gli stomi, prevalentemente quelli marginali.