Negli ultimi anni nelle principali aree di coltivazione della patata in Italia e in Europa, i danni causati dagli elateridi sono in forte crescita e stanno diventando il principale fattore limitante per l’economicità della coltura. Anche se la situazione nelle diverse aree produttive italiane è estremamente variabile, il grido di dolore e le segnalazioni di danni sono in aumento e rischiano di portare all’abbandono di una coltura estremamente importante per l’agricoltura italiana. Questo stato di calamità è stato recentemente ripreso dal Comitato Fitosanitario Nazionale che ha istituito un Tavolo tecnico scientifico che ha l’obiettivo di trovare soluzioni al problema degli elateridi sulla patata.
Articolo pubblicato sulla rubrica L’occhio del Fitopatologo di Terra e Vita
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I botanicals
Nel passato la difesa per gli elateridi è stata effettuata alla semina o alla rincalzatura utilizzando prodotti molto persistenti (etoprofos e prima ancora fipronil) che, per il loro profilo eco tossicologico, sono stati via via revocati. I prodotti che li hanno sostituiti, essenzialmente piretroidi, non hanno né la stessa efficacia né la stessa persistenza. Nel prossimo futuro la strategia di difesa dovrà basarsi sull’uso combinato dei cosiddetti “botanicals”, di sostanze ad azione repellente e di entomopatogeni da applicare in fertirrigazione in modo da proteggere i tuberi durante la fase della loro crescita.
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Pratiche agronomiche contro gli elateridi
Se la chimica da sola non è in grado di contenere efficacemente le popolazioni di elateridi è necessario durante la rotazione, adottare scelte agronomiche mirate che portino ad un progressivo abbassamento delle popolazioni di elateridi nel terreno.
Eseguire lavorazioni superficiali nei momenti di maggior presenza e suscettibilità degli elateridi, ad esempio, può ridurre di molto il rischio di danno. Gli elateridi, infatti, subiscono un danno meccanico dalle lavorazioni cui si somma il danno dovuto al disseccamento del terreno e l’eliminazione delle piante in grado di nutrire le larve nei momenti critici (picchi di ovideposizioni e sviluppo larve).
Un risultato analogo può essere ottenuto anche con l’inserimento nella rotazione di sovesci con piante biocide. In generale, sarebbe molto utile pianificare la precessione colturale privilegiando le colture che non favoriscono lo sviluppo delle popolazioni come la soia e il mais sarchiato o inserendone altre che necessitano di lavorazioni nei momenti di presenza in superficie delle larve di elateridi. Nell’immediato la cosa più utile sarebbe quella di destinare alla coltura della patata soprattutto gli appezzamenti ove non ci sono popolazioni di elateridi elevate.
Nel 2022 il tavolo tecnico scientifico ha proposto un monitoraggio nazionale che verrà effettuato in tutti i principali comprensori pataticoli basato sull’impiego delle trappole Yatlorf per la cattura degli adulti. L’obiettivo è quello di acquisire le informazioni necessarie per mettere a punto una specifica soglia di danno che correli le catture effettuate in un appezzamento con il rischio di danno se si decide di seminarci la patata.
COSA SONO GLI ELATERIDI
Gli elateridi sono un folto gruppo di coleotteri di piccole e medie dimensioni, in gran parte con regime alimentare fitofago che negli ultimi anni stanno tornando prepotentemente alla ribalta fitosanitaria per i danni che provocano a diverse colture erbacee.
Le larve di elateridi, conosciute anche col nome “ferretti”, trascorrono la loro vita nel terreno e sono estremamente caratteristiche e facilmente riconoscibili dal colore nocciola o arancio brillante e dalla particolare consistenza e rigidità del corpo, cilindrico e lucido. Le larve di tutte le specie fitofaghe sono polifaghe e attaccano le radici e gli altri organi sotterranei di molte piante coltivate (bietola, mais, girasole, pomodoro, cipolla, cocomero e melone). Con la loro attività trofica le larve possono attaccare anche organi carnosi sotterranei (fittoni, tuberi, bulbi in cui scavano profonde gallerie, con lesioni che spesso degenerano in marciumi. L’attacco alle coltivazioni di solito non è uniforme e, in campo, si manifesta “a macchia di leopardo”.