Anche nel 2019, a partire dalla fine di agosto, probabilmente in seguito a un andamento climatico particolarmente piovoso, è ricomparsa con una certa frequenza e intensità, sia su Golden che sulle varietà del gruppo Gala, quella alterazione denominata “patina bianca”. Alterazione relativamente nuova in quanto osservata inizialmente nel 1999 in Alto Adige e segnalata per la prima volta in letteratura in Olanda e Germania nel 2005, è causata principalmente dal fungo Tilletiopsis spp.
Articolo pubblicato sulla rubrica L’occhio del Fitopatologo di Terra e Vita
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Deprezzamenti dei frutti
Il sintomo che caratterizza la malattia può essere sostanzialmente ricondotto a un inestetismo della buccia dei frutti che si manifesta in forma di pellicola superficiale biancastra, aderente alla cuticola, distribuita sulla buccia in modo non omogeneo ma a chiazze, con localizzazione prevalente nella metà superiore del frutto, in particolare in corrispondenza della cavità peduncolare. Sulle aree della buccia dove sono maggiormente presenti i sintomi della “patina bianca” e della rugginosità, si possono osservare sul bordo della sezione microscopica la tipica formazione di ife ramificate e stratificate di Tilletiopsis. Spesso sono presenti anche i tipici elementi riproduttivi del fungo, ovvero i ballistoconidi incurvati e falciformi e le blastospore allungate filiformi.
Talvolta la sintomatologia è associata a sintomi di rugginosità. Sulle aree della buccia colpita da rugginosità si possono osservare al microscopio le ferite dovute a lacerazioni, attigue ad aree scure, marroni e suberificate dove sono sempre presenti in gran numero delle cellule lievitiformi, oltre a ife scure e a forma di catenella appartenenti al fungo demaziaceo Aureobasidium pullulans.
L’alterazione può causare un deprezzamento anche grave delle produzioni colpite, in quanto sgradite ai consumatori. Generalmente la malattia compare più frequentemente sui frutti presenti sul lato più ombreggiato e nei rami più bassi della pianta.
Attenzione alla vigoria delle piante
Non vi sono al momento certezze sull’utilità dei trattamenti anticrittogamici. I trattamenti fungicidi eseguiti con principi attivi efficaci nei confronti per esempio della ticchiolatura e oidio non hanno portato alla risoluzione del problema. Né tanto meno è risultato efficace l’impiego di zolfo.
Solo prevenzione
La difesa contro questa fitopatia si basa essenzialmente sull’adozione di misure preventive atte a minimizzare l’incidenza dei fattori predisponenti. Questo può essere raggiunto già in sede di progettazione dell’impianto evitando sesti di impianto troppo fitti e disponendo i filari con orientamento nord-sud, specialmente negli areali più a rischio. In fase di allevamento è opportuno gestire la vigoria delle piante specialmente nei terreni molto fertili evitando il lussureggiamento attraverso: un uso contenuto delle concimazioni fogliari azotate che, come accennato, potrebbero favorire la manifestazione dell’inestetismo agevolando lo sviluppo dei microrganismi responsabili; una corretta gestione della potatura invernale e quella verde per favorire l’aerazione della chioma; un utilizzo razionale del sistema di irrigazione a goccia.
I fattori favorevoli allo sviluppo
Tra i possibili fattori predisponenti allo sviluppo della patina bianca si possono annoverare:
- • concimazioni azotate sia fogliari che radicali;
- • prolungate bagnature fogliari ed elevata umidità ambientale;
- • alta densità d’impianto;
- • presenza di reti antigrandine.